Italia
June 07 2021
Cinque o sei fette di arancia, un po' di lime, qualche foglia di menta, il tutto affogato d'acqua dentro una caraffa generosa. Una bevanda semplice, da gustare fredda di prima mattina. È già pronta in frigorifero, ad aspettare gli ospiti assieme a generose porzioni di capocollo e di caciocavallo, pomodori secchi e melanzane in barattolo, mentre sul tavolo riposa una crostata freschissima. Sulla dispensa, ecco una doppia striscia di focaccia, una torretta di frise, una selezione di biscotti e taralli al finocchio. Tutto esageratamente squisito, come i caroselli e le barattiere: nomi sconosciuti di sapori semplici, che diventano siderali grazie alla magia liquida, all'alchimia inspiegabile dell'olio pugliese.
Sono alcuni degli ingredienti del kit di benvenuto di Fichimori, rifugio di pace nei pressi di Martina Franca, in provincia di Taranto, a ridosso del Salento però senza le sue orde. Si trova a quaranta minuti scarsi dall'aeroporto di Brindisi, raggiungibile da Milano Malpensa in orari comodi con easyJet. Fa parte della ricca collezione di The Thinking Traveller, catalogo di ville in cui il lusso non è ostentazione, orpello, esercizio estetico, ma cura del dettaglio, comfort, ricerca della bellezza declinata secondo la tipicità e la tradizione locali.
Fichimori ha un corpo centrale che è un trullo, tipica costruzione in pietra della zona. Il soffitto però è più alto, togliendo di mezzo quella sensazione claustrofobica delle abitazioni storiche; ci sono diversi ambienti: una cucina, un soggiorno, più in là l'inaspettato. Una piccola Spa preceduta da un'area relax, una vasca idromassaggio interna riscaldata e affiancata da un bagno turco. Le due camere da letto, ciascuna con il suo bagno con doccia, vivono in casette all'esterno, così come la pizzeria, con tanto di forno per preparare margherite, capricciose e così via. Ci sono poltroncine e sedie a sdraio in ogni dove, due amache, un barbecue, un caminetto en plein air e una grande piscina. Ma il vero protagonista è il sontuoso albero d'ulivo che si snoda proprio al centro dell'immenso giardino, dove cullarsi all'ombra leggendo un libro. Oppure lavorando, con il computer sulle ginocchia e gli occhi che si riempiono di verde quando si distoglie lo sguardo dal monitor.
La sfida, d'altronde, è proprio questa: fare smart working - anzi, "southworking" - dentro un eremo lontano (ma non troppo) dalla civiltà, giostrarsi tra call, riunioni e documenti e intanto somministrarsi una dieta dal cemento. Missione possibile, con le cautele giuste. Il cellulare sembra funzionare e pure in 4G, i proprietari di Fichimori – intercettando l'esigenza di perenne connettività degli ospiti, altro che detox dalla routine – hanno installato non uno ma addirittura due diversi sistemi di accesso al web. Prendono sia all'interno che all'esterno della struttura, un pilota automatico hi-tech decide di volta in volta qual è il segnale più robusto e affidabile, dandogli la precedenza sull'altro. Non che all'impiegato da remoto debbano interessare più di tanto tali retroscena da nerd, gli basta inserire la password del Wi-Fi per tuffarsi nel suo mondo professionale, come se fosse in città.
Il bello, naturalmente, è che si trova da tutt'altra parte. In un contesto decisamente più edificante. Dove i vicini sono lontani, quasi non si sentono, la sera ci si immerge in un pacifico silenzio mentre il cielo si popola di stelle. Si può restare fermi sotto le lampadine scenografiche che paiono lanterne cullate dal vento, scoprire il piccolo orto accanto al corpo principale dell'abitazione, allungarsi fino al cancello dove la vegetazione si fa più selvaggia. E, la mattina successiva, con un quarto d'ora a piedi, incontrare un crocicchio con un bar (imperdibili qui i bocconotti con crema e amarena, l'equivalente dei pasticciotti leccesi) e un supermercato dove acquistare l'essenziale.
Ma se la pigrizia vince, il lavoro è troppo o non si vuole pensare a niente, Fichimori funziona come un albergo a cinque stelle. Non c'è il servizio in camera, questo no, ma qualcosa di meno algido: un gruppo di simpatiche signore della zona che preparano su richiesta agli ospiti colazioni, pranzi e cene, direttamente nella cucina, con ingredienti freschi comprati al mercato. Alla fine, puliscono anche. Per la cronaca, la calamarata con il pesce del giorno, i totani ripieni e il polpo al forno con patate superano per bontà blasonati ristoranti della zona presenti su celebrate guide. Per gli stomaci più forti o più abbondanti si organizzano pure serate a base di carne e, soprattutto, con un intero menu di fritti. Per bere, si può acquistare una bottiglia da una curata cantinetta con etichette dell'area e non solo.
Arrivato il weekend, ha senso concedersi un'escursione nella zona. Serrando un po' i ritmi si possono visitare nella stessa giornata i deliziosi paesi di Martina Franca (di un'opulenza quasi svizzera) e Locorotondo (una bomboniera), dominati dal bianco, da una grazia irreale; arrivare ad Alberobello, decisamente più turistica, per sentire subito nostalgia, tra la calca affamata di selfie, dei trulli privati di Fichimori; spingersi fino a Ostuni, ma senza arrivare al mare. Ammirarlo da una terrazza, dopo essersi arrampicati tra stradine in pendenza che paiono di un'altra epoca.
Al momento della partenza, l'ultima sorpresa. Un kit per il viaggio, con un panino con frittata, un frutto e un succo, una torta fatta in casa da affogare con malinconia nel latte, la mattina dopo. Non prima di un bicchiere o due dell'acqua con gli aromi di arance, lime e menta, madeleine liquida che si continuerà a preparare anche a casa, a lungo, per tenere vivo un ricordo che non si vuole dimenticare.