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June 05 2015
"Aspetta di vederlo, cosa fa un uomo a un altro uomo". Parola dell'artigliere Boyd Swan di Fury, interpretato da Shia LaBeouf.
Dal 2 giugno al cinema, Fury indaga l'orrore della guerra concentrandosi sulle ultime due settimane della seconda guerra mondiale in seno all'esercito alleato in Germania. Scritto e diretto da David Ayer, già autore di Training Day e The Fast and Furious, si aggrappa e segue gli umori disincantati, eccitati, terrorizzati di cinque uomini uniti da un carro armato e da un destino simile.
War movie solido, come l'interpretazione dal carisma burbero del suo perno, Brad Pitt, a campi lunghi e a seducenti verdi e marroni color divisa di lana e fango, alterna scene di ordinaria brutalità umana, che cerca il realismo più che lo splatter: pezzi di volto strappati, cadaveri nella melma resi poltiglia dai cingoli dei tank, teste spazzate via. A questa estetica cruda si contrappongono le scie luminose e colorate tracciate dai proiettili, che sembrano provenire dal mondo dei videogiochi più che dalla realtà a cui siamo abituati. I traccianti, che effettivamente contengono una piccola scarica pirotecnica, sono l'unico intervento in computer grafica effettuato da Ayer & co.
Dopo un inizio da subito al centro del campo di battaglia e della morte, la parte centrale - più riflessiva e mirata alla conoscenza dei personaggi - concede non pochi momenti di stanchezza. Il coinvolgimento e la tensione s'impennano in maniera esponenziale sul memorabile ed epico finale, al di là delle linee nemiche.
Ecco 5 cose da sapere su Fury.
1) Don e Norman, un rapporto padre-figlio
Nell'aprile 1945 gli alleati sferrano l'attacco decisivo in Europa. Il sergente americano Don Collier (Pitt), guida un'unità di cinque soldati a bordo di un carro armato Sherman chiamato Fury. Don è una sorta di padre per gli altri (Wardaddy il suo nomignolo), odia i nemici quanto prova affetto per i suoi uomini: Boyd (Shia LaBeouf), l'artigliere che fa sparar un cannone di 70 mm ad alta velocità, uccide e cita la Bibbia; il conducente del tank Trini Garcia (Michael Peña), che rende omaggio ai circa 350 mila messicano-statunitensi che hanno combattuto la seconda guerra mondiale; il caricatore Grady Travis (Jon Bernthal), provocatore, cinico e rozzo eppure fraternamente leale. Completa il manipolo l'ultimo arrivato Norman Ellison (Logan Lerman), nuova recluta attraverso i cui occhi il pubblico impara qualcosa sul carro armato e sulla grammatica del film.
Sulla scia di Training Day e The Fast and Furious, anche in Fury gli elementi centrali diventano l'amicizia e l'amore fraterno vissuti nelle circostanze più estreme. Al centro della narrazione c'è il rapporto tra Don e Norman, che diventa una sorta di relazione padre-figlio. Norman è giovane e ingenuo ma dalla sua capacità di giudizio dipende la vita dei suoi commilitoni. Per questo, senza scrupolo alcuno, Don lo strappa alla sua innocenza (qui la tremenda scena dell'uccisione del prigionerio tedesco).
2) L'epoca dei fatti, la preparazione
Ayer non celebra campagne alleate vittoriose come l'invasione dell'Europa, il D-Day, l'Offensiva delle Ardenne o altre famose battaglie cui le truppe americane hanno preso parte. Fury è ambientato nel 1945, nella Germania della fine della guerra, quando l'impero nazista è un elefante morente alle sue ultime battute. Non per questo il conflitto è meno cruento.
Per la ricostruzione storica ci si è avvalsi come consulenti di tecniche militari di Kevin Vance e David Rae, che hanno addirittura messo su un campo di addestramento per i cinque attori principali, per una simulazione quanto più realistica e farli diventare un affiatato equipaggio di tank. Racconta Pitt: "Sveglia alle cinque del mattino, due ore di duro allenamento, imprevisti fino a tarda sera, cibo freddo, dormire nella pioggia e qualcuno che deve darti il cambio al picchetto di guardia a un'ora ben precisa. Dovevamo però anche aiutarci l'un l'altro quando il morale era a terra".
Ian Sandford, ex-paracadutista dell'esercito inglese molto interessato alla Germania dell'epoca nazista, ha dato la sua supervisione per la controparte tedesca.
I realizzatori come pure gli attori hanno conosciuto diversi veterani, tutti novantenni. Da questi incontri è stata ricordata una frase ricorrente del comandante Patton, iconico generale statunitense: "Gli spaghetti non si spingono, si tirano". Il signficato (che percorre anche Fury)? Per un leader e in qualasiasi mossa è fondamentale che i suoi uomini lo seguano.
3) Carri armati veri sul set, la vita dentro il tank
Per girare sono stati usati cinque carri armati originali statunitensi, tutti modelli diversi dell'M4 Sherman Tank, che nel film sono stati soprannominati Fury, Matador, Lucy Sue, Old Phyllis e Murder Inc.
Per guidare i tank sono stati scelti uomini che avevano di recente combattuto in Afghanistan o in altri teatri di guerra.
Per il carro armato Fury durante la produzione sono stati utilizzati tre veicoli. Il primo era un carro armato vero, uno Sherman con un cannone da 76 mm, fornito dal Tank Museum di Bovington.
Per le riprese all'interno di Fury, lo scenografo Andrew Menzies ha ricreato l'interno del carroarmato, con ogni parete removibile per consentire ad Ayer di filmare da qualsiasi angolatura.
Degli imponenti Tiger tedeschi sono rimasti soltanto sei originali dell'epoca; il Tank Museum ha fornito l'unico esemplare ancora funzionante, il Tiger 131, un tempo abbandonato sul pendio di una collina in Tunisia dopo essere stato attaccato dai carri armati inglesi del 48esimo Royal Tank Regiment. Per esigenze di copione è stato ricreato anche un Tiger finto.
La vita all'interno del carro armato Fury è ispirata alle memorie dei veterani. In guerra venivano sparati talmente tanti proiettili che il calore sprigionato poteva fondere la canna. Nonostante i centimetri di metallo che ti proteggono, stare a bordo di un carro armato quando il nemico ti spara addosso è una sensazione ancora più straziante di quanto si possa immaginare. "Quando senti che le raffiche di mitra rimbalzano intorno a te, al tuo carro armato, il solo sentirne il rumore ti scuote profondamente", racconta il veterano Donald Evans, che militava in una compagnia di ricognizione del 66esimo reggimento armato della seconda divisione corazzata. "Non hai nessun posto in cui nasconderti".
4) Struttura lineare
Fury ha una struttura narrativa abbastanza semplice. Tutto ciò che accade nel film si svolge nell'arco di 24 ore, dall'alba di un giorno al tramonto del giorno dopo.
Per girarlo ci sono invece volute dodici settimane, nei campi dell'Oxfordshire e all'aeroporto di Bovingdon nell'Hertforshire, in Inghilterra.
5) Il ritardo della distribuzione italiana
Negli States Fury è uscito l'ottobre scorso. In Italia arriva con ritardo a causa di problemi nella distribuzione, inizialmente prevista per gennaio. A occuparsene doveva essere Moviemax, società dichiarata fallita dal tribunale di Milano poco prima del rilascio della pellicola. Fury è giunto ora al cinema grazie a Lucky Red.