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December 30 2014
Per Lookout news
“La cyberwar non è mai accaduta in passato, non si sta verificando nel presente, ed è altamente improbabile che possa disturbare il futuro”. A scriverlo è Thomas Rid, in un interessante articolo denominato Cyberguerra e pace, apparso a fine 2013 su Foreign Affairs. Lo studioso e lettore del King’s College di Londra aveva già espresso questo concetto anche nel suo libro La Cyberwar non avverrà (2013), in controtendenza rispetto al resto degli analisti mondiali.
Quella di Rid sarà pure una semplificazione sulla realtà della guerra virtuale e sui legami tra cyberspazio e sicurezza ma, in effetti, ancora oggi, nonostante numerose azioni di sabotaggio e spionaggio, gli attacchi informatici non hanno comportato una concreta minaccia alla pace mondiale.
Tali azioni sono qualcosa di separato dalla guerra convenzionale, perché non riescono a soddisfare tutte e tre le definizioni che furono di Von Clausewitz sulla guerra: dev’essere violenta, strumentale e attribuibile a un’azione intrapresa da una parte per raggiungere un obiettivo politico.
Pertanto, sostiene Rid, pur se il mondo è immerso nella tecnologia e le attività nel cyberspazio sono diventate inseparabili dalle operazioni quotidiane (si pensi agli affari, all’istruzione, alla gestione digitale della pubblica amministrazione, e anche agli eserciti), di qui a inserire gli attacchi informatici nelle tecniche di guerra ce ne passa.
“La prossima Pearl Harbor potrebbe essere un attacco cibernetico”
La prima volta che si parlò con contezza di questa minaccia era il 1993, quando ancora il mondo non era né cablato né connesso e non poteva dirsi pronto alla rivoluzione di Internet che, in ogni caso, sarebbe arrivata di lì a poco. “Cyberwar Is Coming!” scrissero al tempo due analisti della RAND Corporation, John Arquilla e David Ronfeldt, sostenendo che l’astro nascente del web avrebbe radicalmente trasformato il concetto stesso di guerra.
Ancora niente di così catastrofico è accaduto. Ciò nonostante, nel febbraio del 2011 l’ex direttore della CIA, Leon Panetta, sentì il bisogno di avvertire il Congresso degli Stati Uniti che “la prossima Pearl Harbor potrebbe benissimo essere un attacco cibernetico”. Dunque, ha ragione la CIA o Thomas Rid? In fondo, sarebbe meglio per tutti non doverlo scoprire mai.