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June 08 2015
Per Lookout news
Guerra in Ucraina, crisi del debito greco, lotta al terrorismo internazionale, riscaldamento globale. Sono questi gli argomenti in cima all’agenda del vertice del G7, in programma il 7 e l’8 giugno in Baviera, nel castello di Schloss Elmau vicino alla piccola cittadina di Garmisch-Partenkirchen. Il confronto più atteso, quello sulla questione ucraina, si è però tenuto ancora una volta senza la presenza di rappresentanti del governo russo. È la terza volta che accade da quando, dopo l’annessione della Crimea nel marzo del 2014, Mosca è stata estromessa temporaneamente dal G8.
In assenza di una controparte con cui discutere, i leader del G7 non ha fatto altro che attenersi alla strategia imposta dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il quale prima di recarsi al castello di Schloss Elmau ha chiarito la sua posizione alla cancelliera tedesca Angela Merkel: gli USA non intendono indietreggiare di fronte a Mosca e se il Cremlino non si atterrà alla piena attuazione degli accordi di Minsk e al rispetto della sovranità del governo di Kiev nei suoi territori, sarà inevitabile un ulteriore inasprimento delle sanzioni nei suoi confronti.
L’UE è allineata. Il presidente del consiglio europeo, Donald Tusk, ha sostenuto che l’eventuale aumento delle sanzioni alla Russia potrebbe essere approvato a Bruxelles già entro la fine di giugno. Mentre il primo ministro britannico, David Cameron, ha esortato i leader dell’UE a rimanere compatti nonostante le gravi perdite economiche provocate dal congelamento dei rapporti economici con la Russia.
È proprio questo, però, il punto che alla distanza potrebbe causare le prime crepe nel blocco anti-Russia. L’impatto economico riversatosi soprattutto su quei Paesi dell’UE che fino a pochi mesi fa godevano di un rapporto privilegiato con Mosca, sia in termini di esportazioni che di forniture energetiche, d’altronde si sta facendo sentire. La domanda che in molti si pongono, non solo in Italia ma anche in Germania, è a cosa potrà portare un aumento delle sanzioni se non a un peggioramento della situazione in Ucraina.
Dal canto proprio, la Russia è convinta che queste minacce di inasprimento delle sanzioni in realtà abbiano ben poco a che fare con la crisi in Ucraina e che siano mirate, piuttosto, a ostacolare i nuovi piani energetici del Cremlino, sempre più in affari soprattutto con Cina, Turchia e Iran per sviluppare un mercato parallelo del petrolio e del gas in aperto contrasto rispetto agli interessi occidentali.
In questo scenario, la guerra in Ucraina appare pertanto come un pretesto per tenere alto il livello dello scontro tra i blocchi. Gli osservatori OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) da mesi denunciano la sistematica violazione del cessate il fuoco da parte tanto dell’esercito di Kiev quanto dei ribelli filorussi del Donbass. Le zone residenziali dell’Ucraina orientale vengono evacuate una dopo l’altra, lasciando il campo ai combattimenti che mietono sempre più vittime tra i civili. E l’ultimo consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 6 giugno non ha fatto altro che rimarcare le distanze.
Se i presupposti sono questi, aspettarsi qualche risultato concreto dalle ultime battute del G7 di oggi è improbabile. Ai posteri semmai, oltre le proteste che hanno animato la vigilia del vertice, rimarranno le folkloristiche cartoline dalla Baviera: i boccali di birra sorseggiati da Obama e dalla Merkel tra entusiasti bavaresi in costume tipico, o l’arrivo del premier italiano Matteo Renzi accolto sulle note della canzone Azzurro.
Le crisi del mondo, come quelle in Iraq e Siria, in Nord Africa e Nigeria, restano in lista d’attesa. In Baviera sono in programma gli incontri con il premier iracheno Haider al-Abadi, con il presidente nigeriano Muhammadu Buhari e con il presidente tunisino Beji Caid Essebsi. L’obiettivo è fare il punto sull’avanzata dello Stato Islamico e sulla lotta contro Boko Haram. Ma la sensazione è che ormai i giochi del G7 siano fatti.