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July 27 2015
Solo pochi giorni fa la Guardia di Finanza ha sequestrato 56 imprese nazionali ed estere, 1.500 punti commerciali e 82 siti nazionali e internazionali per un valore stimato di oltre 2 miliardi di euro. E' stata la più imponente operazione, degli ultimi anni, contro il “gambling online” ovvero il gioco d’azzardo e le scommesse illegali sul web che ha portato alla luce un giro d’affari da capogiro.
Ma la ludopatia è a tutti gli effetti una malattia psichiatrica che può e deve essere curata. Ma quando un soggetto può definirsi malato? E soprattutto quanto costa allo Stato Italiano? Il secondo interrogativo ha una risposta sconvolgente: quasi due miliardidi euro. Praticamente un quarto del gettito dell’Imu.
Tanto infatti costano, alle casse dello Stato Italiano, i ludopatici cronici in termini di spese socio-sanitarie. E, secondo alcuni studiosi, queste cifre sono destinate a lievitare ulteriormente in futuro, quando i miliardi di euro da sborsare ogni anno potrebbero essere 46. In sostanza, l’equivalente di una finanziaria.
Si tratta e si tratterà di una cifra nettamente inferiore, sei o sette volte tanto, rispetto a quella che lo Stato percepisce grazie al gioco d’azzardo.
Secondo un rapporto prodotto dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie del ministero della Salute è dimostrato che la ludopatia spesso si accompagna con altre patologie molto gravi: dal Parkinson alla depressione, dall’ipomania al disturbo bipolare, dall’impulsività all’abuso di sostanze e disturbi della personalità.
Queste patologie hanno già costi elevatissimi per il Ssn e secondo gli studiosi saranno destinati a crescere ulteriormente proprio grazie alla ludopatia.
Oltre all’aspetto sanitario e al costo per la collettività, è altrettanto impressionante il calcolo effettuato dagli studiosi sulla “mancata produttività” del giocatore patologico.
“Se è vero che una giocata alle slot dura in media un minimo di 6 secondi, una al Gratta e vinci 60 e una a Lotto e Superenalotto 240, il tempo sprecato nei 49 miliardi di operazioni di gioco che ogni anno vengono fatte in Italia- spiegano gli studiosi- è pari a quasi 5 miliardi di euro di reddito mancato, in pratica un punto di Pil in meno. Per l’esattezza, sono 69 milioni 760 mila le giornate lavorative trascorse a inseguire la fortuna. In totale, fanno 488 milioni e 320mila ore di lavoro bruciate”
Professor Stefano Ferracuti, psichiatra, c’è una predisposizione genetica alla dipendenza dal gioco?
Si, possiamo dire che nel nostro patrimonio genetico, il 50% dei geni possono presentare la predisposizione alla dipendenza da gioco o a qualsiasi altra forma di dipendenza. Poi è lo stile di vita che ne determina lo sviluppo o meno. In sostanza sono le scelte che ciascuno di noi compie ogni giorno a far emergere o meno quelle predisposizioni che geneticamente possediamo. Un esempio banale: se un soggetto geneticamente è predisposto al diabete non è detto che sviluppi questa patologia. Svilupperà il diabete se terrà una alimentazione sbagliata e uno stile di vita altrettanto sregolato. Stessa cosa avviene per le dipendenze, esse siano da alcol, droghe o da gioco.
Spesso il giocatore patologico rifiuta di ammettere l'evidenza della propria condizione e spesso ignora anche l'invito dei familiari a intraprendere una terapia..
Capita molto frequentemente perché la dipendenza da gioco, proprio come l’alcolismo, si porta appresso lo stigma sociale. Quindi spesso si ha difficoltà ad ammettere la dipendenza per non essere in qualche modo” catalogati” tra i malati patologici e questo rende difficoltoso un effettivo intervento di tipo medico-sanitario.
In alcuni casi la ludopatia è associata a sintomi ansioso-depressivi. Come si deve intervenire?
Purtroppo la ludopatia si associa a moltissime malattie e patologie. Sicuramente quella più diffusa è quella depressiva ma nel nostro Paese non è possibile fare nulla, non è possibile intervenire con trattamenti obbligatori ovvero senza il consenso del soggetto “malato”. Solo se la dipendenza da gioco lo porta ad avere problemi con la giustizia, è facile un intervento sanitario. Solitamente è il legale del malato da gioco a chiedere cure e trattamenti psichiatrici per risolvere il problema. Altrimenti, il malato può essere curato solo se lo richiede espressamente.
Durante il percorso di cura del ludopatico, quale deve essere l’atteggiamento dei familiari?
E’ difficilissimo dire in quale modo si possa seguire un ludopatico che è a tutti gli effetti un dipendente che non si discosta molto dal tossicomane, perché ciascun soggetto è un caso a sé. In generale possiamo dire che serve un atteggiamento di accoglienza e protezione ma esistono dei casi in cui non è possibile mantenere questi atteggiamento ed è invece necessario assumernee altri, completamente opposti. Sicuramente è molto importante cercare di “destigmatizzare” la dipendenza, in sostanza cercare di far capire che questa malattia si può e si deve curare e attraverso le cure si può arrivare ad una completa guarigione.