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Dopo il decreto del coronavirus, chi dei genitori separati può vedere i figli?

Ci voleva anche il Covid-19, meglio noto come Coronavirus, a complicare la gestione di ciò che - di per sé ed in tempi 'normali' - è poco gestibile: le famiglie separate ed i figli.

Nei giorni scorsi, dopo il decreto d'urgenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri che, in un primo tempo, ha 'blindato' la Lombardia e, poi, ha esteso a tutta Italia le medesime prescrizioni restrittive, facendo del Belpaese una sola Zona Rossa, sono stata investita da domande di chi, separato o divorziato, mi chiedeva se almeno potesse recarsi a prendere i figli collocati presso l'altro genitore.

Ho risposto che, per quanto ciò non fosse espressamente previsto nel tenore letterale del decreto, fra gli "indifferibili motivi" potessero legittimamente ricondursi gli spostamenti determinati dall'esigenza di stare con i figli, rispetto ai quali la 'visita' del genitore "non collocatario" è non solo un diritto ma anche un dovere.

Finalmente il 10 marzo 2020, con una nota sul proprio sito, il Governo italiano ha sentito l'esigenza di rispondere a martellanti quesiti di questo tenore, chiarendo che «gli spostamenti per raggiungere i figli minorenni presso l'altro genitore o comunque presso l'affidatario, oppure per condurli presso di sé, sono consentiti, in ogni caso secondo le modalità previste dal giudice con i provvedimenti di separazione o divorzio».

Resta comunque il buon senso che sempre deve dominare le azioni umane: in una situazione tanto emergenziale, soprattutto nelle regioni italiane maggiormente colpite, uscire da casa rappresenta un fattore di rischio che dev'essere considerato cum grano salis (come dicevano i latini, con la testa).

Esporre se stessi ed i figli al pericolo di contagio, tutt'altro che remoto con un virus così aggressivo, dovrebbe indurre chi si trova oggi in questa situazione a ponderare il beneficio di una visita (magari per poche ore durante la settimana) rispetto alle incognite che ogni trasferta può generare.

La propagazione di questo male invisibile dipende, fatalmente, dai nostri gesti, anche i più innocui: è provato che ogni contagiato ne contagia altri due, almeno.

In una situazione tanto grave mi sentirei di suggerire a tutte le coppie separate di deporre le armi, l'animosità, gli antichi dissapori e di valutare, in modo maturo, come riorganizzare più intelligentemente le visite, cercando di accorparle in periodi più consistenti di modo da ridurre il via-vai frequente e gli spostamenti del genitore non collocatario, ad esempio eliminando le visite infrasettimanali in favore di week end alternati più lunghi.

L'Italia, l'Europa, il mondo nel suo complesso, vivono ore di buio: proviamo, almeno noi singoli, ad accendere labili scintille di buon senso ed evitare di creare problematiche che, di questi tempi, sarebbero di un'imperdonabile futilità.

Anche se, stando alle prime reazioni dell'"iostoacasa" forzato, sembrerebbe che finito il periodo della quarantena, più che un'esplosione demografica, si registrerà un'impennata di richieste di separazione.

Genitori con residenze differenti

Quasi ogni giorno si susseguono decreti d'urgenza che ampliano le restrizioni alla mobilità dei cittadini.
L'ultimo, quello dell'11 marzo, opera nuovi vincoli alle attività non essenziali ma non pare incidere sulla disciplina precedente che salvaguarda gli spostamenti per ragioni indifferibili. Il 10 marzo 2020 il Governo, sul proprio sito, ha operato maggiori chiarimenti per i genitori separati, ammettendo la possibilità di uscire da casa per esercitare i diritti di visita.
Ma cosa succede se due genitori vivono in domicili diversi, pur non essendo fra loro intervenuta separazione e divorzio?

Questa ipotesi non è contemplata ed il sito web istituzionale contenente le cosiddette FAQ non aiuta, tanto più a fronte della sibillina dizione "attenzione, pagina in aggiornamento in seguito all'entrata in vigore del Dpcm 11 marzo 2020".

Non essendovi precedenti, come ovvio, riterrei di poter rispondere affermativamente sulla possibilità di ricongiungimento, anche solo per equità di trattamento rispetto alle altre ipotesi specificamente previste nel decreto che, comunque, demanda alle Autorità l'effettuazione dei controlli sulle autodichiarazioni ed alla Magistratura - eventualmente - le sanzioni per chi venga ritenuto privo di una valida giustificazione.

Anche perché, diversamente, si opererebbe una discriminazione tra figli di genitori separati e figli di genitori che, pur non essendo separati, vivono in due residenze diverse.

Info: Avvocati divorzisti Milano

Per richieste: segreteria@danielamissaglia.com

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