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October 10 2018
Siamo tornati a Genova, dopo due mesi dal crollo del ponte Morandi. La città ligure deve ripartire, ma i conti con la crisi innescata dalla tragedia sono altissimi. Ci sono 800 aziende, in gravi difficoltà, che hanno chiesto un risarcimento. Moltissimi negozianti e commercianti sono in crisi. Il traffico urbano è nel caos.
Genova è l’unica città di 600 mila abitanti che non ha più una tangenziale autostradale. L’intera economia del porto è in contrazione. Di fronte ai tentennamenti sul decreto, e alla prospettiva realistica di avere un nuovo ponte soltanto fra cinque anni (se va bene), il messaggio che i genovesi mandano al Governo è uno: fate presto. Fate in fretta con la ricostruzione, perché qui rischiamo grosso. E il sindaco di Genova Marco Bucci, neo commissario per la ricostruzione del ponte, ci ha detto che: "Il problema è il futuro. E il futuro è la fiducia. Se non diamo l’impressione di essere in grado di ricostruire con efficienza e in poco tempo, cancelliamo tutto il lavoro fatto per attrarre investimenti. Nel Business la credibilità è fondamentale".
Da anni ormai, e ben prima che iniziasse il tormentone della Brexit, la Gran Bretagna vive un periodo di crisi economica e di inefficienza dei servizi pubblici. Dalla sanità ai treni, dalle carceri alle scuole, niente funziona come un tempo. Mentre la forbice tra ricchi e poveri continua ad ampliarsi. Tanto che la gente ormai manifesta davanti a Parlamento di Londra, stufa di disservizi, di ospedali che non funzionano e sono a corto di personale, di scuole pubbliche dove non si impara più, di strade che non sono più sicure.
Ricordate Serena Mollicone? Era quella ragazza di 16 anni che nel 2011 venne trovata morta in un bosco di Arce (Frosinone), con mani e piedi legati, la testa in un sacchetto. Dopo 17 anni, le analisi scientifiche dei Ris confermano quello che il padre, Guglielmo Mollicone, ha sempre sostenuto sulla morte della figlia: fu uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce, dove era entrata per denunciare lo spaccio di droga che avveniva nel suo paese (e la persona che voleva denunciare era proprio il figlio del comandante).
Ora gli indagati sono cinque e la verità sta emergendo, nonostante il depistaggio continuato in tutti questi anni, da parte di chi voleva far credere che Serena in quella caserma non era neppure entrata.
Dietro le due ruote che hanno fatto la storia del ciclismo italiano, c’è lui, Ernesto Colnago, 86 anni, meccanico, inventore, costruttore e anima di un marchio leggendario: la bicicletta il cui simbolo è l’asso nero di fiori.
Colnago si racconta a Panorama ricordando le cene a latte e polenta, il corso serale con tre studenti, la menzogna per essere assunto in fabbrica nonostante avesse soltanto 13 anni. E l’aneddoto del mazzo di carte aperto a caso da cui nacque quel suo inconfondibile "logo". A corredare la storia della sua vita, e delle sue biciclette, le immagini bellissime e inconfondibili di Roberto Abbiati.