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July 20 2017
Come cambia lo scenario per il governo dopo le dimissioni del ministro Enrico Costa (Regioni e Famiglia), che dice esplicitamente che se ne è andato dall'esecutivo perché gli pareva più onesto, visto che ha intenzione di contribuire a una forza politica che sia alleata di Forza Italia?
Prevalgono, fra i commentatori, interpretazioni diverse.
La prima sostiene che Gentiloni e il suo governo si siano indeboliti. Perché perdere un ministro è ovviamente di per se un segnale di difficoltà nel tenere insieme la maggioranza; ma soprattutto potrebbe aprire la strada a nuove defezioni della pattuglia di Alternativa popolare, ma anche di Ala e Gal. Situazione che, al Senato, metterebbe a rischio la maggioranza su alcuni provvedimenti e quindi la sopravvivenza del governo.
Secondo questa tesi, per tenersi buono Alfano, Gentiloni ha ceduto sullo Ius soli: i due la pensano in modo completamente diverso sulla faccenda e per la sopravvivenza del governo, il premier ha deciso di accantonare (quasi) definitivamente della legge sulla cittadinanza.
La seconda interpretazione, invece, sostiene che Gentiloni si sia, in fondo (un pochino) rafforzato, che il suo governo si sia compattato. Adesso il premier sarebbe più sicuro nel guidare un esecutivo che punta soprattutto alla tenuta, per arrivare bene alla approvazione della legge di stabilità in autunno e quindi per consolidare i progressi economici del paese. L'economia insomma, la cosa ritenuta più importante da Gentiloni e Padoan.
La Repubblica giovedì mattina dice addirittura che Gentiloni avrebbe convinto Alfano a chiedere a Costa di anticipare l'uscita dal governo, rispetto a quanto avesse programmato quest'ultimo, proprio per togliere ambiguità e alibi a tutti coloro (anche nel Pd) che usavano il dissenso di Costa per ostacolare, senza esporsi troppo, la legge sullo Ius soli. Anche il presidente della Repubblica, determinato, secondo questa interpretazione, a blindare il governo, avrebbe apprezzato la fine dell'incongruenza di un ministro contrario a provvedimenti sostenuti e promossi dal governo di cui fa parte: Costa si oppose alla riforma del codice penale, oltre a osteggiare apertamente quella sulla cittadinanza.
Inoltre, Gentiloni, secondo questa tesi più ottimistica, avrebbe anche una buona intesa con Alfano, testimoniata, dal rinvio dello Ius soli, che sarebbe stato difficile approvare con una spaccatura così evidente nel governo (Costa appunto), ma che in autunno, forse dopo la manovra, Alfano finirà per accettare (interpretazione opposta alla prima, vista sopra).
Comunque, il leader di Alternativa popolare, per evitare un irreparabile isolamento politico, si lega all'attuale esecutivo come campione del centrismo e dei moderati, sperando di arginare la fuga verso Forza Italia dei suoi, e da questo il governo dovrebbe ottenere compattezza. Certo, se i suoi lo abbandonano, allora crolla tutto.
Ma, si osserva, molto dipende da cosa intende fare Berlusconi, il vero centro della politica italiana in questo momento. Secondo Marcello Sorgi su La Stampa, per esempio, il leader di Forza Italia, è intenzionato a far "galleggiare" Gentiloni fino alla fine della legislatura.
È il parere anche de Il Foglio: secondo David Allegranti, "Berlusconi non vuole indebolire il governo e argina la transumanza" degli uomini di Ap, in Parlamento e in tutta Italia. Scrive Allegranti che "Berlusconi insomma, non vuole sfasciare tutto. E in autunno potrebbe anche accadere una ossa a sorpresa: il voto non ostile di Forza Italia alla legge di Bilancio. Bisogna registrare infatti che il clima è positivo, il dialogo con il governo è costante".