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February 18 2019
Metto subito le mani avanti: so che la nostra copertina è una provocazione. Una Merkel con un titolo piazzato tra il naso e la bocca non può che evocare il volto di Adolf Hitler, con quei baffetti ridicoli che il capo nazista si portava a spasso. Ovviamente non abbiamo nessuna intenzione di sostenere che Angela Merkel somigli al Führer o che abbia intenzione di ricalcarne le orme. L’immagine irriverente, semmai, ricorda le tante copertine che nel corso degli anni i giornali tedeschi hanno dedicato all’Italia.
Il settimanale Der Spiegel, l’equivalente del nostro Espresso, per raccontare il terrorismo rosso italiano (che imperversava pure in Germania e giunse a uccidere il presidente della Confindustria tedesca e quello della Deutsche Bank) mise una pistola su un piatto di spaghetti. Più tardi, in seguito al naufragio della Costa Concordia, lo stesso periodico fece una copertina dando degli Schettino a tutti noi. E da ultimo, mentre il nostro Paese era sotto attacco per i problemi del debito pubblico, rifece il giochino degli spaghetti, ma questa volta attorcigliati a una forchetta, a mo’ di cappio, con il titolo «Ciao amore!». Dunque, sia permessa anche a noi una provocazione.
Non per sostenere che la Germania abbia mire espansionistiche e voglia occupare l’Europa, magari non con i carri armati bensì con le sue aziende e le sue banche. Ma per segnalare che semmai questa intenzione di conquista ci sia stata, beh, ora si può dire che è fallita. La Cancelliera di ferro, dopo quattro mandati, è agli sgoccioli e al suo ultimo giro di boa. Nel partito che ha guidato per vent’anni, la Cdu, ha già dovuto passare la mano, mentre per il governo la scadenza è fissata nel 2021. Sempre naturalmente che l’esecutivo riesca ad arrivare a quella data. Già, perché se mettere insieme la coalizione è stata dura, molto più semplice potrebbe essere scioglierla. Dietro all’immagine di successo, di una locomotiva teutonica che trascina con forza tutti gli altri vagoni europei, Italia compresa, ci sono infatti molte cose che non vanno. Certo, la Germania ha un surplus commerciale che tutti le invidiano e allo stesso tempo ha un debito pubblico che invece di crescere si riduce. Tuttavia, dietro la fotografia di Paese super efficiente che rispetta le regole e anzi le impone agli altri, ci sono diverse cose che non tornano. E soprattutto ci sono molti problemi che potrebbero mettere in crisi la corsa di un treno che fino a ieri sembrava non prevedere soste.
Tanto per cominciare, il sistema bancario sembra assai meno solido di ciò che fino a ieri si è scritto, prova ne siano i guai in cui sono incappati sia la Deutsche Bank, sia la Nord Lb, per la quale è pronto un aiuto di Stato da 3,7 miliardi. Ci sono poi aziende con l’acqua alla gola che ora la Germania vorrebbe salvare imponendo misure antiscalata o prevedendo l’intervento diretto dello Stato. Per mettere al sicuro la tecnologia Siemens, Berlino aveva studiato una fusione con la francese Alstom, ma l’Antitrust l’ha bocciata e ora i tedeschi vorrebbero cambiare la legge sulla concorrenza e sui cartelli.
Tuttavia, al di là delle difficoltà incontrate da banche e imprese, che hanno già prodotto un abbassamento delle previsioni di crescita del Pil, ciò che preoccupa sono le condizioni delle infrastrutture, le alte spese del sistema previdenziale, i bassi stipendi e i sempre più crescenti costi della sanità, già oggi in gran parte a carico degli utenti.
Panorama ha condotto un’ampia inchiesta sul miracolo tedesco, ovvero sui risultati di una riunificazione che, dopo l’introduzione dell’euro, hanno visto crescere l’economia della Germania a livelli record. Ma l’indagine giornalistica ha messo in luce le molte ombre di questo successo. Dalle strade che per essere rese sicure avrebbero bisogno di ingenti investimenti, alle previsioni dei costi pensionistici nel prossimo futuro, all’aumento della povertà e dei costi a carico dei cittadini per la salute. L’inchiesta alza il velo su una realtà che la maggior parte dei commentatori preferisce ignorare, ma che a una attenta lettura svela il rovescio della medaglia della Grande Germania. Anche a proposito dell’immigrazione. L’apertura ai profughi provenienti della Siria era un’operazione che doveva consacrare Angela Merkel come la statista più importante del pianeta, ma in realtà ha rappresentato il suo più grande fallimento. E ha messo la parola fine alla sua carriera politica.
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