Economia
January 24 2023
Come si fa ad riaprire delle centrali elettriche alimentate a carbone se la legge sulla protezione del clima (in Germania) stabilisce che le emissioni di CO2 devono essere costantemente ridotte entro il 2030? La soluzione di questa equazione, assegnata al ministro dell'economia tedesco Habeck, analiticamente parlando, è l’insieme vuoto. Eppure il Vice-Cancelliere Habeck sostiene di averla risolta: cerchiamo di capire come. Trattandosi di un’equazione complessa, matematicamente parlando, si potrebbe trattarla come i numeri complessi che la compongono, che sono costituiti dalla somma di una parte reale ed una parte immaginaria.
La parte reale della soluzione di Habeck considera che la lignite è l'unica fonte di energia significativamente disponibile in Germania per una produzione affidabile di elettricità. Può coprire almeno un terzo della domanda di elettricità ed in gran parte indipendentemente da forniture estere, con ovvie ricadute sulla sicurezza energetica del paese. Ed in questo senso si comprende l’autorizzazione per l'ampliamento di un'enorme miniera di lignite, una delle più grandi d'Europa, gestita dalla compagnia energetica tedesca RWE nel Nord Reno-Westfalia.
La parte immaginaria della soluzione contempla che, nell’accordo raggiunto dallo Stato federale del Nord Reno-Westfalia e dal governo federale con la compagnia RWE, è anche previsto che l'eliminazione del carbone nel Nord Reno-Westfalia verrà anticipata dal 2038 a marzo 2030. La chiusura anticipata delle tre centrali elettriche a carbone RWE consentirebbe il risparmio delle emissioni generate dalla mancata estrazione di 280 milioni di tonnellate di lignite. Quello che nessuno è in grado di immaginare è se, negli anni a venire, si verranno a creare le condizioni affinché le centrali a carbone vengano effettivamente dismesse.
Ogni volta che la Bundesnetzagentur (la Federal Network Agency) toglie dalla rete una centrale elettrica a carbone, la trasferisce alla riserva per poter tornare in funzione in caso di necessità. Tuttavia, questa doppia infrastruttura aumenta enormemente i prezzi dell'elettricità, perché le centrali elettriche di riserva hanno tutti i costi operativi, ma ovviamente bassi ricavi. Questi costi pesano sul prezzo dell'elettricità e sono i consumatori a pagarli. E’ questa una delle ragioni che rende il prezzo dell'elettricità in Germania tra i più alti al mondo.
Questa è l’amara eredità dell’ingenua politica energetica di Frau Merkel: è sempre stato chiaro che l'eliminazione parallela del carbone e dell'energia nucleare non sarebbe stata pienamente compensata dal risparmio energetico o dalle energie rinnovabili. Il bilanciamento attraverso l'idrogeno verde e soluzioni di stoccaggio, oggi, è una “realtà di carta” la cui disponibilità, su una scala industriale economicamente competitiva, è nel grembo di Giove. E la tecnologia “ponte” che avrebbe dovuto consentire di gestire alla Germania un periodo, indefinito, di transizione, è stata abbattuta dalle bombe di Vladimir Putin. L’eredità della Signora Merkel sono distese di inutili pale eoliche e mani e piedi legati al Cremlino mentre la patria dei Verdi scopre, ogni giorno che passa, di essere uno dei peggiori inquinatori del Vecchio Continente.
Anche se, a dire il vero, già nel 2021, la maggior parte dell'elettricità immessa nella rete in Germania proveniva da fonti energetiche convenzionali. Le condizioni meteorologiche sfavorevoli hanno fatto sì che il carbone sostituisse l'energia eolica come fonte energetica più importante, come spiegato dall'Ufficio federale di statistica di Wiesbaden. La quota di elettricità generata con il carbone era salita al 30% rispetto al 24,8% dell'anno precedente e circa il 60% di quell’elettricità è stata prodotta con la lignite. Le turbine eoliche hanno prodotto meno elettricità (-3,7%) perché nella primavera del 2021 c'era meno vento rispetto all'anno precedente, nonostante dal 2020 al 2021 la potenza eolica installata in Germania eolica sia aumentata di 1460 megawatt (MW) con buona pace di tutti coloro che sostengono che la soluzione dei nostri problemi energetici passa dall’installare più rinnovabili..
Esistono però problemi che non sono discretizzabili con un’equazione, per quanto complessa, e quello del Partito dei Verdi tedesco si chiama Lützerath: un villaggio nei pressi della miniera di cui sopra, dove gli abitanti sono stati espropriati, e che ora deve essere abbattuto per fare spazio ai colossali escavatori della RWE. Ora capite bene che un ministro dei Verdi che ha autorizzato lo smantellamento di un villaggio per fare posto ad una miniera di carbone può dare luogo a quelli che qualcuno ha voluto benevolmente definire “vivaci dibattiti interni”. Le manifestazioni che si sono svolte a "Lützi", come lo chiamano gli attivisti guidati da Greta Thunberg, hanno causato incidenti tra i manifestanti e la polizia che avrebbe anche usato i cannoni ad acqua per disperdere i facinorosi. Ma in tutta la Germania, negli ultimi giorni, hanno avuto luogo varie azioni di disobbedienza civile a sostegno del movimento che, in alcuni casi, come a Berlino, si sono spinte oltre con l’incendio dei cassonetti della spazzatura e l’imbrattamento delle facciate degli uffici del partito dei Verdi.
Quello che si teme, tra i politici dei Verdi, che Lützerath possa portare a una rottura definitiva tra gli attivisti climatici ed il Partito dei Verdi tedesco, a sua volta nato dalla lotta contro l'energia nucleare: lo sfratto di Lützerath potrebbe rivelarsi un punto di svolta nella storia del partito. Ma dovrebbe essere altrettanto allarmante, per i Verdi, che una parte della vita culturale tedesca si opponga apertamente a loro. Tuttavia, se una protesta pacifica è legittima è anche imperativo che uno Stato costituzionale applichi le sue leggi: se RWE ha tutti i permessi necessari, firmati da due governi democraticamente eletti, a livello statale e federale, entrambi con partecipazione verde, il villaggio va demolito. Pacta sunt servanda.
La Germania sta cercando di eliminare gradualmente l’estrazione di carbone importandolo da altri paesi ma a questo si è sommata la necessità di colmare il vuoto energetico lasciato dalla Russia. Secondo l'Ufficio federale di statistica, le importazioni tedesche di carbone sono aumentate di oltre due volte e mezzo da gennaio a settembre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 e ammontano a circa 4,8 milioni di tonnellate. Ma questo non risolverà il problema delle emissioni di CO2, che, tuttavia, potrebbero essere evitate attraverso l'uso della tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio, la tecnologia CCS, possibile su scala industriale che consente il confinamento geologico dell’anidride carbonica utilizzando i giacimenti già sfruttati di petrolio e di gas, le falde acquifere saline profonde o i depositi di carbone non coltivabili.
Il problema è che il governo ha vietato anche la tecnologia CCS in Germania mentre, ad esempio, nei paesi scandinavi si affidano già a questa tecnologia su larga scala: in Norvegia e Svezia la CO2 viene iniettata in strati profondi e geologicamente adatti sotto il Mar Baltico. Ma come per l'eliminazione ideologica del nucleare, la Germania sta perdendo le opportunità offerte da nuove tecnologie. Le azioni dei politici tedeschi inducono a credere in Germania le leggi della fisica si manifestino in forme diverse rispetto al resto del mondo condannando il paese ad una progressiva deindustrializzazione. Quello che risulta evidente è la necessità di politiche per contrastare la crisi energetica e i suoi effetti sul sistema industriale e sulle famiglie.
E qui viene la parte che più ci preoccupa della soluzione: secondo Bloomberg quest’anno la Germania si appresta a emettere un numero record di nuovi titoli di debito pubblico e a fare il deficit più alto degli ultimi decenni. Nel contempo Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’Ue adatterà le regole sugli aiuti di Stato, fino ad oggi un tabù assoluto, per renderli più semplici e veloci e includendo “aiuti mirati per impianti e catene del valore strategiche”. Da ultimo la Presidente della Commissione prevede la creazione di “un fondo sovrano europeo... per aumentare le risorse disponibili per la ricerca, l'innovazione e i progetti industriali fondamentali per abbattere i gas serra”. Se è vero che tre indizi fanno una prova, indovinate chi pagherà la crisi energetica tedesca…