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November 18 2014
Maledetto 11 settembre. Giancarlo Crus-Michael Stanton, anni 25, esterno destro dei Miami Marlins, squadra di baseball made in Usa, se lo sarà ripetuto decine di volte mentre veniva trasportato in tutta fretta all'ospedale di Milwaukee per curare le ferite al volto provocate da una pallina di cuoio lanciata a una velocità di circa 140 Km/h dal pitcher dei Brewers, Mike Fiers, durante una delle ultime partite della stagione regolare. Le immagini dell'incidente hanno fatto il giro del mondo in pochi minuti, suscitando emozione e incredulità, soprattutto tra coloro che non conoscono da vicino le logiche del batti e corri.
E' andata malissimo, con fratture multiple e un addio anticipato al campionato, ma poteva andare decisamente peggio. Dopo qualche settimana di convalescenza, Stanton si è ripreso ed è pronto a tornare sui campi da baseball, più felice che mai. La ragione del suo ritrovato entusiasmo è presto detta: da ieri il giocatore di Panorama City (Los Angeles, California) è l'atleta più pagato dello sport della pallina e del bastone made in Usa grazie al rinnovo stellare firmato con la franchigia dei Marlins, un accordo valido per 13 anni alla cifra record complessiva di 325 milioni di dollari, circa 260 milioni di euro. Nessuno prima di Stanton era riuscito a fare meglio.
L'esterno dei Marlins ha superato nella classifica all-time sia Miguel Cabrera, che nel marzo scorso aveva spuntato ai Detroit Tigers un contratto di 292 milioni di dollari per 10 anni, sia Alex Rodriguez (A-Rod per gli amanti del batti e corri), che nel dicembre 2007 aveva detto sì a una stretta di mano dei New York Yankees del valore di 275 milioni di dollari per due lustri di servizio, naufragati come è noto nel tunnel del doping. Giancarlo Stanton – si fa chiamare così da quando ha deciso di mettere da parte il nome con il quale era atterrato sul grande baseball, Michael, Mike – ha potuto godere di un simile trattamento perché è uno dei migliori giocatori in assoluto della lega a stelle e strisce nel box di battuta. Per lui, prodotto della franchigia che ha base in Florida, parlano i numeri (leggi qui le sue statistiche-vita).
Stanton, l'uomo dei fuoricampo
Nel 2014, Stanton ha vinto la classifica della National League per numero di fuoricampo: ben 37. Come nel 2012, stessa cifra, stesso riconoscimento. Nella stagione appena conclusa, ha inoltre fatto faville nella graduatoria per punti battuti a casa (105, secondo nella National) e in quella riservata alla percentuale di arrivo in prima base (395, anche qui secondo). Per dirla semplice, Stanton è uno dei battitori più forti del torneo più titolato e popolare del mondo. Un uomo che, da solo, garantisce vittorie a grappolo per la squadra di casa. Un fenomeno, un fuoriclasse, il Kobe Bryant della pallacanestro, il Peyton Manning del football americano, il Gareth Bale del calcio. Uno dei grandissimi, insomma, il giocatore che tutte le squadra della Major League vorrebbero avere nel proprio roster. Ecco perché i Marlins, che girano malissimo da almeno tre stagioni, hanno deciso di non badare a spese pur di tenerselo stretto.
Senza di lui a inventare soluzioni più o meno ardite, sarebbe stato per loro un mezzo massacro. Lo sa bene Jeffrey Loria, proprietario dei Marlins, che in merito al rinnovo di Stanton ha dichiarato: “Sono felice per la città, sono felice per lui e sono entusiasta per il baseball. Oltre a essere un atleta formidabile, è un giovane uomo di prima classe. E' un ragazzo speciale”. Così speciale da consegnargli un posto al sole nella storia dello sport Usa, sempre pronto a rinnovarsi e a produrre entusiasmo a cascata per i nuovi eroi del campo. Barry Bonds e Alex Rodriguez sono stati colpiti e affondati per aver fatto numeri galattici grazie all'uso di sostanze proibite? Nessun problema, ora c'è Giancarlo Stanton. A lui il compito (gradevolissimo, considerando l'impennata del suo conto in banca) di non deludere i tantissimi appassionati del batti e corri mondiale.
Stipendi: vince Cabrera
Negli sport di squadra Usa, nessuno prima di Stanton era riuscito a farsi mettere per iscritto la promessa di un pagamento così reboante. Trecentoventicinque milioni di dollari per 13 anni di servizio con i colori dei Miami Marlins, un contratto che vale come e più di un'intera carriera. Tuttavia, se consideriamo la montagna di denaro che ogni 12 mesi finirà sul conto in banca dell'asso californiano, vale a dire circa 25 milioni di dollari al lordo delle tasse, c'è qualcuno che è riuscito a fare meglio di lui. A cominciare dagli illustri colleghi Cabrera e Rodriguez. Il primo metterà in tasca da qui fino al 2024 la somma tutt'altro che trascurabile di 29,2 milioni di dollari, mentre il secondo, prima di scivolare nel fango del doping, ne ha incassati la bellezza di 27,5.
Non se la passano male nemmeno le grandi firme della pallacanestro. Kobe Bryant, prof dei Los Angeles Lakers, ne ha guadagnati 30,5 fino all'anno scorso, anche se per le prossime due stagioni dovrà "accontentarsi" di 24,5. Sempre di più di LeBron James dei Miami Heat, che ne percepisce "soltanto" 19,3, che diventano 72,3 con l'aggiunta della cascata di sponsor che lo accompagnano ormai da tempo. Vogliamo parlare dei grandissimi del football americano? Eccovi serviti. Matt Ryan, il quarterback degli Atlanta Falcons, ha sottoscritto nel 2013 un accordo da 20,7 milioni di dollari l'anno. Nel suo sport, è secondo soltanto ad Aaron Rodgers, quarterback dei Green Bay Packers, che nell'aprile dello scorso anno lo hanno "blindato" con un quinquennale di 110 milioni per 5 anni (22 all'anno).
Più incassi, più spendi
Si dirà, ma come è possibile che una squadra di baseball possa permettersi di pagare così tanto le proprie stelle? Semplice: i salari sono alti perché altissime sono le entrate. Secondo una recente valutazione di Forbes, soltanto nel 2013 i New York Yankees, la franchigia più popolare e danarosa della Mlb (il brand vale 2,5 miliardi di dollari), hanno emesso fatture per 461 milioni di dollari. Più dei San Francisco Giants, fermi a 316 (ma con un utile d'esercizio pari a 53,3 milioni), e dei Boston Red Sox, vicinissimi a toccare quota 360 milioni. Diritti televisivi, soprattutto, ma pure merchandising, biglietti per le tantissime partite stagionali e accordi di sponsorizzazione con le numerosissime aziende che non vedono l'ora di poter spendere il proprio nome al fianco di quello della squadra di casa. Ecco perché tutto torna. Nel baseball professionistico americano nulla è lasciato al caso. Soprattutto in materia di bilanci, che per ragioni di stato devono essere trasparenti come l'acqua corrente.