Televisione
September 24 2017
Dai video con Rovazzi alla fiction, dai grandi palcoscenici della musica alla vetrina ultra pop dei social network. Trasversale come nessuno, Gianni Morandi incarna il concetto di nazionalpopolare, che – con buona pace dei critici radical chic – nel suo caso non è una condanna ma un’etichetta da esibire con un certo orgoglio. Perché piacere a tutti (o quasi) è un’impresa che riesce a pochissimi, un talento che va coltivato e al tempo stesso protetto dall'invidia più spietata. Dopo un’estate da tormentone radiofonico – il video di Volare su YouTube è arrivato al traguardo monstre delle 81 milioni di visualizzazioni – zio Gianni sbarca su Canale 5 con L’Isola di Pietro, la nuova fiction prodotta da Lux Vide, in cui torna a recitare vent’anni dopo l’ultima serie. Questa volta interpreta Pietro Sereni, il pediatra di Carloforte che diventa un punto di riferimento per la comunità scossa da alcuni misteri che virano verso il giallo. Ecco cos’ha raccontato a Panorama.it a poche ore dalla prima puntata, in onda domenica 24 settembre alle 21.25.
Gianni, partiamo da L’isola di Pietro, in cui interpreti Pietro, il pediatra di Carloforte chiamato a fare i conti con il suo passato. Ti è piaciuto questo ruolo?
Sì, perché è un personaggio che mi è stato cucito addosso. È un punto di riferimento per la comunità, proprio come a Monghidoro quand’ero ragazzino io e tutti si affidavano al prete, al sindaco e al medico condotto. Forse per questo sognavo di diventare un dottore.
Sei tornato a recitare dopo vent’anni. Com’è stato?
Ammetto che i primi giorni ero un po’ preoccupato, poi mi sono lasciato andare. Il cast è forte, la produzione anche. Poi avere un regista che arriva dal cinema (Umberto Carteni, ndr), mi ha dato una sicurezza.
In cosa ti somiglia Pietro?
Gli sceneggiatori hanno pensato di fargli piacere la corsa e il giardinaggio, due mie grandi passioni. È un progetto molto curato: pensa che avremmo dovuto girarla tre anni fa, era tutto pronto, poi è arrivato Claudio Baglioni a propormi il tour Capitani Coraggiosi e ho stoppato tutto.
A proposito di Baglioni: manca solo l’ufficializzazione, ma è praticamente certo che sarà il direttore artistico e il conduttore di Sanremo 2018. Ha fatto bene ad accettare?
Penso che la Rai abbia fatto la scelta giusta e che lui abbia fatto bene ad accettare. È integerrimo e inattaccabile e ha una competenza straordinaria in fatto di musica. Sono convinto che farà bene.
Però c’è già chi lancia strali sul possibile conflitto d’interessi, rispetto al fatto di essere legato a una casa discografica…
Ma che cosa deve dimostrare Baglioni e a chi? Se ci va è perché è convinto di fare una bella cosa, nel nome della musica italiana per come la vede lui.
Ma tu ce l’avresti una canzone forte da portare in gara?
Ce l’avrei eccome. Ma dopo il tour con Claudio, la canzone con Rovazzi e L’isola di Pietro, rischio la sovraesposizione. Non mi piacciono le esagerazioni e poi sono tutti i giorni sui social. Dopo un po’ la gente si stufa.
E se ti chiamasse come ospite?
Perché no, vedremo.
Tornando all’Isola di Pietro, domenica sfiderai l’esordio di Fabio Fazio su Rai 1. Chi vince?
Vedremo, sono due proposte molto diverse. Certo, è un po’ strano contrapporsi a Fabio: è un amico e sono stato tante volte suo ospite.
In conferenza stampa è stato mostrato un estratto di otto minuti della fiction e alla fine ti sei commosso.
È il bello di questo mestiere continuare a emozionarsi, sennò che gusto c’è? Poi sono sincero: mi è piaciuto girala e mi piacerebbe ripetere l’esperienza, magari con una seconda serie.
In vent’anni di stand by dalla recitazione ti sono arrivate proposte per nuove fiction?
Sì, gli incontri ci sono stati ma non abbiamo mai trovato la storia giusta. Questo era il momento giusto per riprovarci: mi sento sicuramente più credibile di vent’anni fa.
Quattro fiction con la Rai e quattro con Mediaset. Più trasversale di te non c’è nessuno…
Mi piacerebbe fare qualcosa con Sky, prima o poi. Intanto il prossimo progetto sarà uno speciale per Discovery, in coppia con Rovazzi.
A proposito del duetto con Fabio Rovazzi, che esperienza è stata?
Mi piace sperimentare e mi sono divertito a lavorare con lui perché è un ragazzo molto intelligente. Per tutta l’estate mi fermavano i bambini indicandomi come l’amico di Rovazzi: la cosa bella è che mi domandavano se era vero che avevano rapito mia moglie Anna (cosa che accade all’inizio del video, ndr). Spero che tutti quei ragazzini diventino spettatori della fiction (dice ridendo).
All’inizio hai citato i social. Di recente hai detto: “L’importante è prenderla con il sorriso”. Dichiarazione d’intenti un po’ buonista o verità?
Lo penso davvero. Ogni tanto mi scrivono: “Ritirati, sei vecchio”. Io rispondo ironicamente: “Aspetta, dammi ancora qualche settimana”.
Non ti arrabbi proprio mai?
All’inizio mi arrabbiavo tantissimo e mi sono arrivati degli attacchi pesanti per la storia della spesa la domenica o per le mie posizioni sui migranti. Adesso mi diverto, li vado a scovare e rispondo alle stupidaggini. Cerco di capire cosa li spinge a scrivere certe cose: mi arrivano 2-3 mila messaggi al giorno, rispondo a 30-40: si imparano tante cose, cosa pensa la gente e che tempi stiamo vivendo.