La strada del coraggio. Bartali, eroe silenzioso

«Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si apendono all'anima, non alla giacca». Parola di Gino Bartali, il ciclista leggendario delle sfide con Coppi e dei tornanti polverosi del Vars. O quelli delle Dolomiti e dell'Izoard. Strade di fatiche e incredibili vittorie, da divorare in sella alla bicicletta. Di Giri d'Italia e Tour de France ne ha vinti diversi, per non parlare di gare su tragitti minori. Ma quelle sono medaglie che si possono appendere alla giacca. O coppe da appoggiare sulle mensole di casa. Lui, Bartali, ha vinto una sfida ben più grande: salvare centinaia di ebrei dai campi di concentramento. E proprio ieri, a 13 anni dalla sua scomparsa, è stato nominato Giusto tra le nazioni da Yad Vashem, il memoriale dell'Olocausto a Gerusalemme.

La storia è tanto semplice quanto grande: fingendo allenamenti sportivi, il giovane Bartali trasportava documenti contraffatti nel telaio della bicicletta sulla strada tra Firenze e Assisi, un asse segreto su cui operava la rete clandestina coordinata dal cardinale Elia Dalla Costa. Ma lui, il protagonista della staffetta, non ne ha mai parlato in vita.

A raccontare la storia, un libro pubblicato da 66thand2nd di due autori canadesi, Aili e Andres McConnon, rispettivamente giornalista e ricercatore storico. Si tratta di La strada del coraggio, un tributo a Gino Bartali, frutto di ricerche scrupolose negli archivi giornalistici italiani, francesi e americani, di indagini nei rapporti desecretati della polizia fascista, e di interviste ai testimoni di allora. Un atto eroico, anche se per Gino gli eroi erano quelli che avevano perso la vita. Ma anche la spiegazione, forse, di quella sua frase, passata alla storia, secondo cui il bene va fatto, non detto.

Aili e Andres McConnon, La strada del coraggio. Bartali, eroe silenzioso, 66thand2nd editore, 18 euro.

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