Politica
September 20 2023
"L'innalzamento dei tassi ci costa 15 miliardi in più”. Così il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti attacca la decisione della Bce di voler continuare nella sua politica monetaria restrittiva.
L'ultima decisione ha infatti messo a segno il decimo rialzo consecutivo dei tassi. Azione senza precedenti visto che mai in 25 anni la Banca centrale europea era arrivata a tanto. Decisione che ha inevitabilmente ripercussioni non solo sulla crescita ma anche sulle risorse da poter stanziare nella prossima legge di Bilancio.
Giorgetti ha infatti stimato che le risorse assorbite dalla stretta monetaria ammontano a circa 14-15 miliardi e che “siccome il bilancio è fatto da più e da meno, alla fine i conti dovranno quadrare, saranno compensati da qualcos'altro". La situazione dell’Italia, così come degli altri paesi dell’Ue che hanno un debito maggiore è sicuramente più pesante dato che “per chi è indebitato l'aumento dei tassi non è stato positivo noi abbiamo un debito per cui lo spread dei tassi di interesse rispetto all'anno scorso fa sì che la manovra di bilancio sia stata portata via dalla rendita finanziaria".
Crescita e risorse
La politica della Bce sta dunque erodendo la crescita, da una parte, le ultime stime dell’Ocse per il Pil italiano sono state riviste a ribasso per il 2023 e 2024. Per quest’anno la crescita si fermerà ad un +0,8% (-0,4% rispetto alle precedenti stime di giugno) e per il 2024 (-0,2%) dopo il +3,8% del 2022. E dall'altra parte attacca le risorse da poter spendere in legge di Bilancio. A tutto ciò si devono però aggiungere due punti. Il primo è che questa politica monetaria è stata messa in campo per contrastare un’inflazione di fondo particolarmente resistente. Maggiore inflazione che ha fatto aumentare le entrate tributarie dello Stato. Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dal Mef nei primi sette mesi dell’anno, da gennaio e luglio, le entrate tributarie incassate ammontano a 297.364 milioni di euro, in crescita di 21.167 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2022 (+7,7 %). A questo si aggiunge un Pil nominale robusto che sta contribuendo alla riduzione del rapporto debito-Pil. Una situazione, che se guardata nel complesso, sicuramente presenta degli elementi di criticità elevati, che vanno a complicare la realizzazione della legge di Bilancio, ma che non risultano essere così impossibili da gestire. Le mani avanti Giorgetti le ha però già portate sottolineando come "quando si fa una legge bilancio ci sono sempre richieste dei partiti e dei ministri ben al di là delle reali possibilità, poi però nel bilancio dello Stato a un certo punto si tira una linea e quella deve quadrare", ha affermato Giorgetti. "Siccome a breve il Parlamento deve approvare il numeretto di deficit che sta sotto la linea che poi dobbiamo anche presentare in Europa, bisogna mettere un numero che sia ragionevole e che dimostri la volontà del Paese di tornare a una politica fiscale prudente che sia compatibile con il nostro livello di debito".
Più attenzione all’inflazione rispetto che alla recessione
Ampliando lo sguardo all’Ue, la situazione economica non migliora: "siamo tutti messi male, è evidente che la politica monetaria restrittiva aveva l'obiettivo di rallentare la crescita dell'economia e devo dire che lo ha brillantemente raggiunto", spiega Giorgetti durante il convegno "Le buone leggi.Semplificare per far ripartire l'Italia" precisando che l'obiettivo di riportare l'inflazione al 2% "è di là da venire ma che l'economia stia rallentando, molto in Germania e anche da noi e negli altri paesi, è un dato anch'esso evidente".