Politica
September 27 2022
E infine Giorgia ce l’ha fatta.
Quel giorno è arrivato anche in Italia, il giorno in cui una donna - legittimata dal voto popolare - presiederà il Consiglio dei Ministri, diventando il prossimo capo del governo per rappresentare l’Italia nei consessi internazionali e coordinare le decisioni dell’esecutivo.
Una donna: che straordinaria conquista per il nostro Paese!
Tutti d’accordo? Macché.
Da quando si è materializzata la ‘caduta’ dell’iconico Draghi ed è stato chiaro che, alle urne, sarebbe uscito un plebiscito per il partito dell’Onorevole Meloni - come in effetti è accaduto domenica 25 settembre 2022 - i suoi detrattori politici hanno reagito in modo scomposto e chiassoso per cercare di delegittimarla, non solo nel contenuto delle sue politiche, ma anche e soprattutto sul piano personale.
In agosto il tandem Natalia Aspesi e Michela Murgia hanno rilanciato, addirittura, la crociata anti-Meloni dichiarando come ella non meritasse nemmeno lo status di donna.
Il femminismo si è inceppato proprio in una fase storica in cui avrebbe potuto raccogliere i propri auspici, offrendo il ventre alle sue gigantesche contraddizioni.
L’ ‘intelligentia’ di sinistra, condita da femminismo spiccio, per decenni ha invocato la parità di genere, le quote ‘rosa’, lamentando la discriminazione femminile italica nei ruoli apicali, richiamando il paragone con i Paesi scandinavi dove da sempre comandano le donne, finendo persino per sdoganare la Thatcher o la Merkel (anche se non propriamente progressiste) e citando esperienze come quelle di India, Pakistan, Tunisia, magnificate come emblemi di civiltà a dispetto di un’Italia ingessata in un maschilismo retrogrado.
Con la Giorgia nostrana tutto viene dimenticato e miseramente ripudiato.
“Attento a quello che desideri perché potresti ottenerlo”, diceva Oscar Wilde e quanto mai questo monito può applicarsi ora, materializzatosi sul volto cereo di tutti coloro hanno cianciato alla luna e oggi escono polemicamente dal campo portandosi via il pallone.
E’ proprio vero che la politica non ha memoria e legittima ogni sortita: non è sempre stato così ma - di questi tempi - ci dobbiamo adattare e sciropparci gli editoriali che il buon Saviano scrive sul Guardian per convincere gli inglesi che Giorgia Meloni sarà un pericolo per l’Italia e per il resto d’Europa.
Quella stessa Europa da cui gli inglesi se ne sono sdegnosamente e opportunisticamente usciti per non sottostare alle regole: cosa vuoi che importi del destino dell’Europa alla terra d’Albione che ha ben altri problemi interni di cui occuparsi?
Ma più rumore di tutto fa il silenzio di Bruxelles e di altri rappresentanti dei maggiori Stati europei che tacciono, ad eccezione della sgradevole frase scappata a Ursula Von der Leyen con cui ha evocato gli “strumenti” a disposizione se le cose in Italia dovessero andare in una direzione difficile”, perdendo l’occasione di dimostrarsi neutrali ed entusiasti per la prova di maturità di un loro Paese membro - e non proprio l’ultimo arrivato - che ha dimostrato di saper essere moderno e di superare gli stereotipi che l’hanno sempre caratterizzato.
Pazienza, ce ne faremo una ragione, perché lo stolto guarda il dito in luogo della luna, confonde la parte con il tutto e se glielo fai notare usa pretesti infantili per risponderti piccato.
Sono certa che le grandi donne della storia oggi idealmente plaudano a questa opportunità offerta a una loro pari nel Paese più maschilista del G8, l’Italia, che ha abolito relativamente di recente la ‘patria potestà’ e il ‘delitto d’onore’, le scuole e gli oratori divisi per genere e che vive a tutt’oggi enormi problemi di occupazione femminile con un tasso di violenza sulle donne tra i primi nel Continente.
Piaccia o non piaccia da domani ci rappresenterà una donna, Giorgia.
Ma tu pensa….
info: missagliadevellis.com