Politica
April 25 2023
Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. E - lasciateci aggiungere - peggior stupido di chi non vuole capire.
25 aprile 2023, Napoli. Nella notte qualcuno pensa bene di affiggere qua e là per la città nei pressi di luoghi simbolo della Resistenza, dei volantini che ritraggono il premier Meloni e i ministri La Russa, Piantedosi e Valditara a testa in giù. Un'idea che ai bontemponi di turno dev'essere parsa rivoluzionaria. Ma che in realtà fa cadere le braccia in segno di rassegnazione.
A nulla servono le parole della premier, che nel suo primo 25 aprile a capo del governo affida in una lunga lettera al Corriere «alcune riflessioni che mi auguro possano contribuire a fare di questa ricorrenza un momento di ritrovata concordia nazionale nel quale la celebrazione della nostra ritrovata libertà ci aiuti a comprendere e rafforzare il ruolo dell'Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia». Dal 25 aprile, in Italia è nata «una democrazia nella quale nessuno sarebbe disposto a rinunciare alle libertà guadagnate. Nella quale, cioè, libertà e democrazia sono un patrimonio per tutti, piaccia o no a chi vorrebbe che non fosse così. E questa non solo è la conquista più grande che la nostra Nazione possa vantare ma è anche l'unico, vero antidoto a qualsiasi rischio autoritario» ha continuato «Per questo non comprendo le ragioni per le quali, in Italia, proprio fra coloro che si considerano i custodi di questa conquista vi sia chi ne nega allo stesso tempo l'efficacia, narrando una sorta di immaginaria divisione tra italiani compiutamente democratici e altri — presumibilmente la maggioranza a giudicare dai risultati elettorali — che pur non dichiarandolo sognerebbero in segreto un ritorno a quel passato di mancate libertà. Capisco quale sia l'obiettivo di quanti, in preparazione di questa giornata e delle sue cerimonie, stilano la lista di chi possa e di chi non possa partecipare, secondo punteggi che nulla hanno a che fare con la storia ma molto hanno a che fare con la politica» ha continuato Giorgia Meloni «È usare la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico: una sorta di arma di esclusione di massa, come ha insegnato Augusto Del Noce, che per decenni ha consentito di estromettere persone, associazioni e partiti da ogni ambito di confronto, di discussione, di semplice ascolto. Un atteggiamento talmente strumentale che negli anni, durante le celebrazioni, ha portato perfino a inaccettabili episodi di intolleranza come quelli troppe volte perpetrati ai danni della Brigata ebraica da parte di gruppi estremisti. Episodi indegni ai quali ci auguriamo di non dover più assistere». «Mi domando se queste persone si rendano conto di quanto, così facendo, indeboliscono i valori che dicono di voler difendere» osserva ancora Meloni, parlando di chi usa «la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico».
E a nulla è servito il dietrofront della CNN che ha promosso i primi mesi del governo Meloni: «I primi cento giorni in carica sono stati considerati un successo» ha sottolineato il network statunitense focalizzandosi su come Giorgia Meloni «non è stata neanche lontanamente di estrema destra come alcuni avevano temuto» e promuovendo il suo ruolo di premier anche davanti ai leader mondiali.
La lista di quante cose non sono servite a far si che si smetta di additare Giorgia Meloni sono infinite. Così come lo sono le polemiche. Su di lei, la sua vita privata, il governo e ogni sfaccettatura di esso.
Quello che stupisce, ma non sorprende più, è che il 25 aprile più che il giorno della Liberazione sembra ormai il giorno della celebrazione. Di alcuni, di una fronda unica, quella di sinistra, che continua ad appigliarsi al termine fascismo per fare i conti con un presente gramo e in cui la debolezza dei suoi partiti è sempre più evidente.
Se dobbiamo parlare di Liberazione, che liberazione sia. Ma per una volta, proviamo a a celebrarla senza ipocrisie e rancori utili solo a mettere in scena spettacolini, triti e ritriti,come quello di Napoli.