Musica
January 25 2019
“Dove esistono una voglia, un amore, una passione, lì ci sono anch’io”.
Parola di Giorgio Gaberščik, da tutti conosciuto come Giorgio Gaber, che oggi avrebbe compiuto 80 anni.
Nato a Milano il 25 gennaio 1939 in via Londonio 28, il signor G. è stato uno dei personaggi più influenti dello spettacolo e della musica italiana del secondo dopoguerra. L’originalità della sua produzione artistica lo distacca nettamente dai suoi contemporanei.
Nell'opera di Gaber c'è tutto: la leggerezza il disincanto, l'ironia per i tic e le nevrosi dell'uomo comune, il senso dell'amore e della vita, la gioia per l'impegno sociale e civile e la più cocente disillusione.
Oggi a Milano sarà svelata una targa, alla presenza della vedova Ombretta Colli, della figlia Dalia, dei nipoti Lorenzo e Luca, sulla facciata della casa natale di Gaber di via Londonio, dove ha vissuto dal 1939 al 1963.
Sulla targa è inciso: "Qui nacque nel 1939 Giorgio Gaber. Inventore del Teatro - Canzone. La sua opera accompagna vecchie e nuove generazioni sulla strada della libertà di pensiero e dell'onestà intellettuale".
Cantautore, chitarrista, commediografo, regista, attore, e scrittore, il "filosofo ignorante", come si era autodefinito, in realtà aveva un'ampia gamma di riferimenti letterari, da Adorno a Leopardi, passando per Beckett, Borges, Brecht, Céline, Sartre e Pasolini.
Con quest'ultimo Gaber condivideva l'obiettivo di scardinare il conformismo ideologico, come rivelano i folgoranti testi di Qualcuno era comunista, Destra-Sinistra e Il conformista.
Si forma con il jazz, suona il rock’n’roll quando da noi era ancora un genere di nicchia, collabora con Jannacci e Mina fino a quando, all’apice del successo, crea un nuovo genere nuovo: il teatro-canzone.
Ispirato ai récital francesi, con il suo teatro-canzone l'artista del Giambellino ha attraversato trent'anni di storia italiana, in una compenetrazione continua tra vita pubblica e privata.
Gaber ha costituito con Sandro Luporini una coppia artistica complementare e fecondissima, in grado di rivaleggiare, per qualità e inventiva, con McCartney/Lennon e Bacharach/David.
Per celebrare gli 80 anni del signor G., morto il primo dell'anno del 2003, vi proponiamo 15 canzoni indimenticabili del suo repertorio, in ordine rigorosamente cronologico, consapevoli che sono solo una parte dei numerosi tesori che ci ha lasciato.
"Il suo nome era Cerutti Gino/Ma lo chiamavan Drago/Gli amici al bar del Giambellino/Dicevan che era un mago (era un mago)"
"No non temere/Non indugiare/Non si fa del male /Se puro è l'amor".
"Ma per fortuna che c’è il Riccardo/che da solo gioca al biliardo/non è di grande compagnia/ ma è il più simpatico che ci sia".
"La schiuma è una cosa pura, come il latte: purifica di dentro/ La schiuma è una cosa sacra che pulisce la persona meschina, abbattuta, oppressa/ È una cosa sacra. Come la Santa Messa".
"La libertà non è star sopra un albero/ Non è neanche il volo di un moscone/ La libertà non è uno spazio libero/ Libertà è partecipazione".
"Per ora rimando il suicidio/ e faccio un gruppo di studio/ le masse la lotta di classe i testi gramsciani /far finta di essere sani / far finta di essere".
"Un'idea, un concetto, un'idea/ finché resta un'idea è soltanto un'astrazione/ se potessi mangiare un'idea/ avrei fatto la mia rivoluzione".
"Il loro amore moriva come quello di tutti/ come una cosa normale e ricorrente/ perché morire e far morire è un'antica usanza/ che suole avere la gente".
"Io se fossi Dio /non avrei proprio più pazienza inventerei di nuovo una morale /e farei suonare le trombe per il giudizio universale".
"Qualcuno era comunista perché era ricco, ma amava il popolo/ Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari/ Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio/ Qualcuno era comunista perché era così affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro".
"È come un'illogica allegria/ Di cui non so il motivo/ Non so che cosa sia".
"Quando sarò capace d'amare mi piacerebbe un amore/ che non avesse alcun appuntamento
col dovere".
"Tutti noi ce la prendiamo con la storia/ma io dico che la colpa é nostra/ é evidente che la gente é poco seria/ quando parla di sinistra o destra".
“Coi giovani sono intransigente/Di certe mode, canzoni e trasgressioni non me ne frega niente”.
"Io non mi sento italiano/ Ma per fortuna o purtroppo lo sono".