Nella data simbolica del 27 gennaio, anniversario della liberazione del campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau, avvenuta nel 1945 con l'ingresso delle truppe dell'Armata Rossa, si celebra in molti luoghi del mondo la Giornata della memoria.
Una risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005 ha individuato questo giorno per commemorare tutte le vittime della Shoah: il popolo ebraico e tutte le altre minoranze perseguitate dal nazismo, i Rom e i Sinti, gli omosessuali, i Testimoni di Geova, i malati psichici e i deportati militari e politici nei campi nazisti.
Fulcro delle celebrazioni odierne sono lo stesso campo di concentramento di Auschwitz e lo Yad Vashem, il Mausoleo della Memoria di Gerusalemme.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso di una commemorazione al Quirinale ha fra l’altro detto:
"La realtà dei campi di sterminio va oltre l'umana comprensione e oltre i limiti delle possibilità di espressione. Intellettuali, filosofi, storici, artisti hanno dibattuto a lungo sulla reale impossibilità di descrivere pienamente, il sistema Auschwitz: "il silenzio di Dio", evocato da Elie Wiesel, "l'esilio della parola" di cui parla André Neher, per esempio.
Non possiamo però nasconderci - ha aggiunto Mattarella - dietro questa difficoltà di spiegare; non può essere un ostacolo al nostro diritto-dovere di conoscere, indagare, studiare, riflettere. E prevenire. “Nulla deve fermare la nostra volontà di ricordare, anche se ci provoca tuttora orrore e dolore".
Ancora oggi - ha aggiunto il presidente - dobbiamo chiederci: com’è possibile che, sotto forme diverse - che vanno dal negazionismo, alla xenofobia, all'antisionismo, a razzismi vecchi e nuovi, al suprematismo, al nazionalismo esasperato, al fanatismo religioso - com’è possibile, ripeto, che ancora oggi si sparga e si propaghi il germe dell'intolleranza, della discriminazione, della violenza?".