Politica
January 21 2022
L’ex ministro ed ex senatore Carlo Giovanardi non potrà più essere processato a Modena per i reati di minacce a corpo politico, amministrativo e giudiziario dello Stato, di rivelazioni di segreti d’ufficio con le aggravanti dell’abuso di potere, della continuità del reato e dell’ingiusto profitto. Ieri la Giunta delle immunità parlamentari del Senato ha stabilito che l’attività parlamentare dell’ex senatore sulle interdittive antimafia è sempre ricaduta nell'ambito dell' art 68 della Costituzione, che prevede espressamente che «i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e nei voti dati nell' esercizio delle loro funzioni»
La decisione della Giunta ora deve essere ratificata dall'aula, ma secondo Giovanardi ha riconosciuto un principio sacrosanto, e cioè «che il lavoro da me svolto sulla materia con interrogazioni e interpellanze, interventi in aula, in commissione Giustizia e in Commissione Antimafia rientravano nell'ambito della legittima, e io aggiungo doverosa, attività di un rappresentante del popolo che criticava decisioni sbagliate della Prefettura di Modena che hanno portato alla perdita di centinaia di posti di lavoro e al fallimento di aziende di cui è stato dimostrata successivamente la totale estraneità a collusioni mafiose».
La vicenda sotto processo risale al 2013, l’anno successivo al terremoto in Emilia: l’allora prefetto di Modena Benedetto Basile aveva emesso un’interdittiva antimafia nei confronti della Bianchini Costruzioni, società di Augusto Bianchini. Giovanardi in quegli anni si batteva proprio per limitare gli eccessi delle interdittive antimafia, così come in anni più recenti hanno fatto i radicali e altre forze politiche. In effetti, l’interdittiva può essere emessa dal prefetto sulla base di semplici segnalazioni, e non risponde alle garanzie tipiche del diritto: più di una volta è accaduto che imprese e pubblici esercizi del tutto innocenti venissero travolte da interdittive assolutamente immotivate.
Oggi Giovanardi ribadisce la sua innocenza. «Ribadisco quello che ho più volte sostenuto in Senato», dice, «e cioè che i cittadini e gli imprenditori devono temere e combattere mafie, camorra e ndrangheta e non aver paura dello Stato che contrasta questi fenomeni criminali». L’ex senatore, oggi esponente di Identità e Azione, segnala che il Parlamento proprio pochi giorni fa (il 3 gennaio) ha convertito in legge il decreto governativo che, accogliendo una delle mie vecchie proposte, impone ai Prefetti di convocare preventivamente i titolari delle imprese sospette d’infiltrazioni mafiose, chiedere loro di rimuovere eventuali situazioni sospette e soltanto in caso di inerzia colpirle con l'interdittiva antimafia».