Panorama D'Italia
May 10 2018
“Che cosa succede quando uno scrittore non sa come far finire una storia?”. “Ha mai ricevuto rifiuti da parte delle case editrici cui ha inviato i suoi scritti?”. “Qual è la prima cosa che pensa quando inizia a ideare una fiaba?”.
Domande per niente banali da rivolgere a una scrittrice, considerando che a farle sono stati bambini di una scuola elementare. Ai quesiti, la scrittrice ha rivolto felicissima empatia. “Quando non si sa come terminare una storia, basta lavarsi i denti: è un metodo molto efficace per superare il blocco. Oppure bisogna farsi una doccia, o qualunque altra cosa ci distragga dal nostro problema e lasci la mente libera di trovare una soluzione. Io ho spesso dei blocchi, e infatti faccio moltissime docce!”.
La scrittrice in questione è la giovane Gisella Laterza, che ha incontrato il suo pubblico di piccoli lettori nell'auditorium dell'Istituto Donadoni, a Bergamo, nell'ambito del tour Panorama d'Italia. Laterza ha presentato il suo ultimo libro: “La signora dei gomitoli” (Rizzoli), una delicata raccolta di fiabe che ha conquistato i bimbi quanto le maestre e i genitori presenti all'incontro. Del resto, “anche i grandi hanno bisogno di favole”, come saggiamente Gisella fa dire a un suo personaggio.
In 134 scorrevolissime pagine, il volume porta la grazia delle parole a spasso per l'Italia. Mescola luoghi reali e mondi magici, intreccia la geografia con la poesia. A ispirare il titolo è la protagonista della prima fiaba, la Signora dei gomitoli: un'anziana donna che gira per lo Stivale e in ogni città si siede in mezzo alla piazza. Lì, tra una folla di bambini curiosi, solleva la sua valigia, ne tira fuori dei gomitoli di lana e, cominciando a sferruzzare, inizia a raccontare le fiabe.
Ecco le sue storie arrivare in Piemonte, con un bambino nero di fumo e in cerca di compagnia; eccoci a Milano, dove c'è (davvero) una casa con l'orecchio di bronzo in cui (fantasticamente) s'infilano gli incantesimi; o a Bergamo, dove una notte di Natale succede un fatto strano che trasforma un monello un po' troppo nervoso in un bimbo buonissimo.
Qualche adulto si è commosso a sentire la fiaba che galleggia sui canali di Venezia. Una magica libreria che si chiama “Acqua alta”, in quella città, ogni notte si trasforma in gondola per salvare i libri dimenticati. “Tutti hanno paura di essere scordati, di non essere considerati o apprezzati abbastanza. Anch'io ogni volta che pubblico un libro temo che finirà nell'oblio. Ma non sono soltanto i libri a non voler essere dimenticati: succede anche alle persone”, ha commentato l'autrice. “È anche per questo che nascono le fiabe: per tirare fuori le nostre paure, grandi o piccole che siano. E se le storie non possono dare tutte le risposte ai nostri dubbi, possono almeno aiutarci a mettere in ordine le domande. E questo è già un bel passo avanti”.
Laureata in Lettere moderne, giornalista, autrice del blog “Diario di una scribacchina” e autrice del romanzo “Di me diranno che ho ucciso un angelo”, la scrittrice ha raccontato anche come la sua gioia per le parole l'abbia portata verso la scrittura sin dell'età di 11 anni.
A giudicare dalla raffica di domande finali e del lunghissimo applauso, ch'è da immaginare che anche tra i piccoli di Bergamo, in quella scuola, ci fosse più di un bimbo con la stessa (segreta) passione per storie e per le parole: tanti piccoli futuri Signori e signore dei gomitoli.