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November 27 2013
Torna a Milano Giselle, capolavoro del balletto romantico che la compagnia Yacobson di San Pietroburgo interpreta oggi e domani al Teatro Arcimboldi di Milano. Ogni volta che questa opera va in scena, al di là del gusto estetico per il repertorio, viene però da chiedersi se siamo di fronte a un personaggio ancora attuale. Può esistere oggi una Giselle che muore per amore? Ingannata, ferita, eppure sempre pronta a perdonare? Sul punto si sono interrogati non pochi coreografi, dal russo Balanchine allo svedese Mats Ek passando per la personale rivisitazione operata dall’étoile francese Sylvie Guillem . Alla fine, l’archetipo indagato è sempre la profondità assoluta del sentimento femminile, che però di volta in volta assume diverse reazioni e comportamenti.
Cominciamo dal principio. La coreografia, caposaldo della storia della danza, racconta di Giselle, bella contadina corteggiata dal principe Albrech che per averla si finge un altro. Sarà il cacciatore Hilarion, innamorato di lei, a rivelarle la verità: Albrecht non potrà mai sposarla perché figlio di re e promesso a un’altra donna ricca e nobile. Giselle, ingenua e dai sentimenti profondi, impazzisce e danza sino alla morte. Nel secondo atto Giselle è diventata ormai una villi, figura mitologica germanica che si identifica con le ragazze morte prima delle nozze. Si tratta di spettri che vagano di notte alla ricerca di uomini che costringeranno a danzare sino a far loro scoppiare il cuore. Succederà anche all’ingannatore (ma pentito) Albrecht? No, perché l’amore di Giselle è tanto profondo che lo aiuterà nella danza sostenendolo sino al mattino. Il sole sorge e il principe è salvo, libero di godere della propria agiata vita.
La trama, come è evidente, è molto romantica. Se aggiungiamo che il balletto è andato in scena per la prima volta a Parigi nel 1841 (coreografie originali di di Jean Coralli, Jules Perrot e Marius Petipa) con contorno di musiche dolcissime di Adolphe Adam e infarcito di tutta la letteratura ottocentesca, il contesto è evidente. La messa in scena della compagnia russa è quella fedele al repertorio. Si tratta di un’occasione per apprezzare l’esecuzione classica, la tecnica e le particolari doti interpretative richieste alla protagonista (Alla Bočarova oggi e Anna Naumenko domani) nel primo atto. Ma Giselle oggi, non può più essere interiorizzata come figura femminile cristallizzata, idealizzata e positiva. A che sarebbero infatti servite le campagne culturali sulle pari opportunità, contro la violenza sulle donne, sull’amore malato e sulle donne che amano troppo?. E ancora. A quale età smettono e quante donne oggi non credono più all’amore fatto di dedizione assoluta?
Balanchine negli anni ’50 aveva già decontestualizzato Giselle, arrivando ad affermare che dopoguerra. “Essere romantici significa vedere e capire quello che si è, ma desiderare qualcosa di totalmente diverso” e negli anni Settanta furono azzardate coreografie moderniste che oggi non hanno lasciato traccia. Più conturbante e viscerale è invece l’interpretazione data dalballerino e coreografoMats Ek (figlio di Birgit Cullberg, madre della danza moderna in Scandinavia)che trasforma nel 1982 Giselle in un’handicappata, che deve rinunciare alla maternità, diventa folle per troppo amore e finisce in manicomio. Giselle qui è una donna debole, incapace di controllare i suoi istinti tanto da essere tenuta legata. Una donna involuta? Inadatta alla vita reale?
Una quindicina di anni più tardi, ci penserà Sylvie Giullem a fare giustizia, togliendo all’eroina romantica la troppa e sciocca remissività. La sua Giselle coreografata per il Finnish National Ballet si trasforma in una donna moderna e sensuale, che vive le sue passioni non senza aggressività. E le villi diventano seduttrici, cacciatrici, delle sirene e non più delle promesse spose.
Quale Giselle preferite, oggi? Stasera alle 21 l’origine del “mito".
Teatro degli Arcimboldi
Viale dell’Innovazione 20, Milano
Per informazioni su cast, prezzi e abbonamenti
www.teatroarcimboldi.it