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June 27 2013
di Sergio Meda / Sportivamentemag
Inizio estate 1944, giusto il 28 giugno un avvocato astigiano di 32 anni o poco più viene incaricato di liquidare un ente scomodo, quel Comitato olimpico venuto al mondo nel 1914 e profondamente fascistizzato, come del resto tutto lo sport italiano durante il ventennio.
Si chiama Giulio Onesti, a nemmeno vent’anni si è trasferito a Roma per studiare giurisprudenza, laurearsi in diritto canonico, proporsi nella carriera forense. La guerra ne appanna le ambizioni portandolo a combattere sul fronte jugoslavo, dove lo feriscono. Ma rientra nella Capitale, si guarda intorno, è acuto e arguto. L’8 settembre 1943 non lo troverà impreparato, Onesti ha già scelto da che parte stare. Fanno fede quei mesi da partigiano nelle file dei socialisti. Quel partito lo renderà importante. Onesti, quel cognome è un atto di fede, il 28 giugno è nominato commissario straordinario dal governo Bonomi. L’incarico non consente tentennamenti, deve chiudere i battenti del Coni e farlo in tempi rapidi.
Non capiterà, succederà l’esatto contrario ma senza colpi di mano. In meno di due anni, con l’aiuto di gente di peso, lo psicologo Adriano Ossicini è tra quelli, ma anche uomini di sport come Bruno Zauli, Mario Mazzuca, Mario Saini, Marcello Garroni, Luigi Chamblant gli danno una gran mano. Onesti si inventa un ente autenticamente autonomo. Giocano a suo favore le decisioni di sopprimere ogni contributo statale a favore del Coni e una grande idea, non sua, che cavalca alla grande. Un giornalista, Massimo Della Pergola, si è inventato il Totocalcio e nel novembre 1945 Onesti chiede e ottiene che il Coni sia autorizzato all’esercizio di totalizzatori, scommesse e concorsi pronostici. A inizio gennaio 1946 il Ministero dell’Interno autorizza tutto, il gioco è quasi fatto. Si formalizzerà due settimane dopo, il 19 gennaio, quando il Viminale affida alla Sisal, alla schedina, la gestione dei Concorsi sugli avvenimenti sportivi. Parte quel meccanismo che sostenterà lo sport per mezzo secolo e più. Le schedine debuttano in maggio, il giorno 5. Nel mese di giugno, sempre del 1946, Onesti riunisce il Consiglio Nazionale del Coni, si dimette da Commissario straordinario e si fa nominare presidente. Un genio, a modo suo.
L’anno dopo promulgano la legge istitutiva dell’ente che doveva liquidare. Onesti rimarrà in sella, presidente del Coni, sino al 1978, quando gli cambiano le carte in tavola (le leggi si possono modificare, anche nel parastato) e lo dichiarano ineleggibile. Deve dare le dimissioni.
In trent’anni di reggenza del Coni Onesti ha sempre liquidato gli sparuti avversari che si sono avventurati a contrastarlo. La politica gli ha reso omaggio più volte, a partire dal rientro anticipato dell’Italia nell’arengo olimpico (avendo perduto la guerra non avremmo dovuto partecipare nel ’48 ai Giochi di Londra e nemmeno alla versione invernale a St. Moritz). Di più, Onesti seppe portare in Italia due edizioni delle Olimpiadi (Cortina 1956 e Roma 1960) curandone personalmente l’organizzazione. Non fu un caso la sua nomina nel 1964 a membro del CIO, era già stato eletto all’unanimità presidente dell’Assemblea generale dei Comitati Olimpici Nazionali. L’aveva fondata lui. Ovvio, non geniale.
Sergio Meda, autore di questo articolo, è direttore del sito Sportivamentemag, magazine on line che tutela lo sport e le sue regole, proponendo storie e riflessioni.