Televisione
June 24 2023
Giusi Battaglia ormai è una delle ambasciatrici della cucina siciliana in tv. E non solo. Sforna, impasta, frigge, impiatta a ciclo continuo ed è diventata uno dei volti cardine di Food Network, dove sabato 24 giugno debutta con la terza stagione di Giusina in cucina – Seacily Edition (ore 15.45, canale 33). Ha cominciato per caso, tre anni fa in piena pandemia, con un cavalletto da 17 euro e due smartphone ma il successo le è esploso tra le mani e oggi ha sfondato il muro delle 120 puntate. E pensare che lei, tra i più conosciuti e stimati uffici stampa di personaggi – da Ficarra e Picone allo chef Cannavacciuolo – non pensava di saper stare davanti ad una telecamera. Invece la vita ha sorpresa questa “ragazza fortunata”, per dirla alla Jovanotti, che ha sdoganato in tv la cucina regionale. «Studio e mi documento perché sento forte la responsabilità che ho nei confronti di una storia culinaria così importante», racconta a Panorama.it a poche ore dal debutto.
Facciamo un passo indietro: il primo ricordo ripensando alla prima puntata?
«Indossai per caso una maglietta con Alice nel paese delle meraviglie. Ecco, il primo ricordo è legato a quello stato d’animo: come Alice, ero totalmente incosciente. Oggi se mi riguardo mi faccio tenerezza».
Tenerezza a parte, come sono stati questi tre anni?
«La mia vita è stata stravolta totalmente ma in positivo. Pensi che quando mi sono trasferita a Milano, mandai un curriculum a TvTalk perché volevo fare l’analista: non mi presero perché ero troppo grande, avevo 28 anni. Ma la tv la bazzico da più di vent’anni dietro le quinte, la amo, ne conoscono i meccanismi, i segreti. Mai avrei pensato di saper stare davanti alle telecamere, perché di base sono una timida. Invece la vita mi ha sorpreso e per questo mi sento una donna fortunata”.
Nel pieno del lockdown, il capo dei contenuti di Food Network, Gesualdo Vercio, le chiese di girare alcune puntate. La scintilla quale fu?
«Ci eravamo visti una sola volta, durante la presentazione di Bake Off Italia, che seguivo come ufficio stampa di Benedetta Parodi. “Lì ho notato che avevi una luce negli occhi… l’empatia, il sorriso”, mi ha detto tempo dopo. Il mio modo di comunicare lo stupì».
Girò le prime ricette con un cavalletto da 17 euro e due smartphone.
«Servivano per i contenuti web di Discovery ed ero certa che si sarebbero esaurite lì. Invece le puntate passarono i cosiddetti collaudi e il risultato fu che andarono su Food Network facendo il secondo miglior debutto della storia del canale. Mi chiesero subito altre sei puntate e mi diedero una piccola troupe: oggi siamo a 120 episodi e abbiamo sdoganato la cucina regionale in tv».
Il successo le è esploso tra le mani. Si è chiesta il perché?
«Una serie di fattori concomitanti. Tanto dipende dalla Sicilia, un “brand” molto poco raccontato in tv. Un po’ dal mio approccio: sono me stessa, non un personaggio e il mio concetto chiave è “la cucina deve parlare a tutti”. Da professionista che conosce la tv da dietro le quinte, ho portato davanti alle telecamere ciò che mi piace vedere: niente fronzoli, linguaggio reale, un racconto vero e non artefatto».
Sabato debutta Giusina in cucina – Seacily Edition 3, dal cuore del Parco della Madonie.
«La prima edizione l’abbiamo registrata tra Ustica – dove feci la mia prima vacanza da diciottenne – e Favignana. La seconda in provincia di Agrigento, a Bovo Marina, uno dei miei luoghi del cuore. Quest’anno volevo portare il pubblico nei luoghi della mia vita e ho scelto il Parco della Madonie, un gioiello poco conosciuto a livello turistico con tanti borghi stupendi. Tra questi anche Cerda, dove sono cresciuta».
Quando è tornata lì per girare l’hanno riconosciuta?
«Mi hanno accolto come una diva (dice ridendo). Dopo trent’anni ho ritrovato i volti della mia infanzia, persone che non ho mai scordato, come la famiglia cui mio padre cedette la gestione del suo bar. A Cerda si fa una storica sagra del carciofo, la cui prima edizione fu presentata a Portobello, da Enzo Tortora. Ricordo che eravamo tutti incollati alla tv… quarant’anni dopo, proprio alla sagra, il sindaco mi ha consegnato un premio come eccellenza del paese: è la chiusura del cerchio o l’apertura di un altro pezzo di vita».
Cucinerà da una terrazza vista mare, con gli ingredienti acquistati in sei paesi limitrofi. La ricetta che le è venuta meglio?
«Un tortino di melanzane spettacolare, fatto senza friggerle – visto che mi accusano di friggere sempre – ma trattate in maniera speciale. Ovviamente nel ripieno c’è la tuma, il mio formaggio del cuore. L’altra sera l’ho rifatto a casa per una cena con gli amici e sono rimasti a bocca aperta».
La sua madeleine?
«Le treccine con lo zucchero, una delle merende che mia nonna ci faceva per portare a scuola. “La brioscina 50 lire”, urlava un ragazzo fuori da casa. E nonna ce le comprava. È una delle prime ricette che ho fatto in tv e mi sono emozionata: quando cucino, rivedo il film della mia vita».
Il profumo della sua infanzia?
«Quello del pane. Davanti a casa di mio nonno c’era Pino ‘u furnaro e il profumo t’inebriava a tutte le ore. Forse per quello ho il culto del pane: non lo compro mai, lo faccio in casa usando farine speciali che mi faccio spedire».
È una delle ambasciatrici della cucina siciliana in tv: ci vuole più coraggio o incoscienza, vista la storia millenaria di quelle ricette?
«Incoscienza no. Studio, mi documento perché sento forte la responsabilità che ho nei confronti di una storia così importante e soprattutto di un popolo meraviglioso che mi ha adottata come ambasciatrice. E poi ho la fortuna di essere supportata da professionisti meravigliosi come lo chef stellato Pino Cuttaia, che considero il mio mentore».
La domanda che le fanno più spesso quando la incontrano?
«“Ma quella è veramente casa tua?”. Sì, lo è. Tredici anni fa chiesi all’architetto che fosse la stanza più grande della casa. E poi mi dicono “sei come in tv”. La verità è che sono me stessa, nel bene e nel male, e il pubblico legge questa sincerità. Lo considero un dono da proteggere».
Cosa le critica invece?
«Ogni tanto qualche purista critica le mie ricette. Io studio la tradizione, rispetto gli ingredienti ma poi rielaboro perché siano piatti replicabili a casa. Non sono una cuoca, sono un’appassionata di cucina, è diverso».
I suoi figli, due gemelli, che dicono di mamma quando la vedono in tv?
«All’inizio dicevano: “Ma basta con questa Giusina”. Ora ci hanno preso gusto. Soprattutto Luca, a cui per altro piace cucinare: l’altra sera mi ha aiutato a fare la frittata. Marco all’inizio era un po’ scocciato, ora è divertito».
Due libri sbanca classifica da decine di ristampe: sta pensando al terzo?
«Mancano solo il titolo e le ultime rifiniture. Uscirà in autunno e oltre a nuovi piatti della cucina siciliana ci saranno anche le ricette della mia quotidianità».
Mamma, moglie, volto tv e anche ufficio stampa di personaggi – da Ficarra e Picone ad Antonino Cannavacciuolo - e progetti tra cinema e serie tv. Come tiene assieme tutto?
«Con l’equilibrismo tipico di noi donne. Non ho mai smesso né rallentato perché il lavoro di ufficio stampa è quello che mi dà da vivere ed è quello che più mi piace. Alla lunga è impegnativo incastrare i pezzi ma finché la macchina regge incastrerò tutti i pezzi. Non è detto che sarò per sempre “Giusina in cucina”, dunque voglio continuare a fare ciò che faccio da tantissimo tempo e sempre con la stessa credibilità. Ma in questi tre anni ho capito che la vita è imprevedibile e io ho deciso di lasciarmi sorprendere».