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September 23 2014
L'offensiva è iniziata. La guerra americana contro l'Isis è sbarcata in Siria. Un'ondata di attacchi ha colpito nella notte Raqqa, la città che si trova nel nordest del paese e che è diventata la roccaforte dei miliziani islamici. Il primo bombardamento è durato una novantina di minuti, ma altri ne seguiranno.
Le operazioni militari sono ancora in corso. A colpire non sono stati solo i jet americani, ma anche quelli di altri cinque paesi arabi che fanno parte della coalizione internazionale che Obama ha riunito allo scopo di distruggere ll'Isis: Arabia Saudita, Emirati arabi, Giordania, Bahrein e Qatar.
Ai raid partecipano anche i paesi arabi
Come hanno spiegato i militari americani, il bombardamento è stato un attacco misto con aerei e con i missili Tomahawk lanciati dalle navi e dalla portaerei che si trovano nel Golfo Persico e nel Mar Rosso. Gli obiettivi non erano solo a Raqqa, ma anche in altre località sotto il controllo dell'Isis. Sono stati colpiti centri di comando dell'esercito islamico, postazioni difensive, caserme e campi d'addestramento.
L'intensità dell'attacco non è paragonabile all'operazione "Shock and awe" che nel 2003 diede il via all'invasione delll'Iraq, ma non lo è neppure con la campagna a bassa intensità di bombardamenti mirati che gli Usa hanno adottato in questi anni in Yemen e in Pakistan. Si tratta di una via di mezzo. Ondate aerei che, come hanno annunciato i militari americani andranno avanti anche nei prossimi giorni.
Washington ha avvertito il regime di Bashar al Assad che i raid sarebbero iniziati nel corso della notte. Damasco si è limitata a dare il suo assenso. Contatti tra i due "nemici" c'erano stati nei giorni scorsi, ma Barack Obama vuole fare di tutto per evitare di offrire una sponda politica al capo del regime siriano per evitare di rafforzarlo. Assad rimane nella lista dei nemici della Casa Bianca, ma è stato scalzato nella lista delle priorità al secondo posto dopo l'Isis.
Nei giorni scorsi, il Congresso americano ha dato il segnale verde per il finanziamento di 500 milioni di dollari per l'addestramento e l'armamento dell'esercito dell'opposizione siriana così come richiesto da Obama. Il presidente Usa cerca di rafforzarlo proprio per evitare che venga schiacciato dalla morsa Assad-Isis così come è avvenuto finora.
Truppe a terra?
Le operazioni militari in Siria sono dunque iniziate. E'la prima guerra di Obama. Il riluttante guerriero non la voleva, ma alla fine ha dovuto accettarla. Vorrebbe condurla con prudenza, ma i suoi generali gli hanno già detto che per vincere non basteranno i raid aerei, ma sarà necessario mandare anche piccoli gruppi di soldati a terra. Il Comandante in capo non ne vuole sapere, ma è probabile che prima o poi dovrà dare il segnale verde anche per questa opzione.
Sembra inevitabile, soprattutto dopo aver fatto un bilancio delle prime sei settimane di bombardamenti contro l'isis in Iraq. L'offensiva dei miliziani islamici è stata fermata, ma la loro capacità di combattere non è stata così indebolita: in questo periodo i guerriglieri dello Stato Islamico hanno inflitto diverse umiliazioni ai soldati dell'esercito regolare iracheno.
La lunga guerra contro l'Isis è appena iniziata.