Tecnologia
February 13 2014
A dispetto delle polemiche per le potenziali intrusioni nella privacy altrui, i Google Glass continuano a guadagnare spazi e utilizzi inediti. Tra gli ultimi, la possibilità di arricchire, e si presume migliorare, l’esperienza a bordo di un aereo e le varie fasi del check-in e dell’imbarco. Già, parliamo esattamente di ciò che la fantasia vi sta suggerendo in questo momento: hostess e steward che accompagnano il loro sorriso d’ordinanza con uno sguardo agli occhiali di Mountain View che portano sul naso.
Non parliamo di una frontiera futuristica, che diventerà reale chissà quando. Sta succedendo ora, sebbene si tratti di una fase di test e per pochi privilegiati: i passeggeri di prima classe che viaggiano con la Virgin Atlantic. All’aeroporto londinese di Heathrow vengono accolti in questi giorni da uno staff «Google Glass munito», che usa la connettività interna dei gadget per dare loro informazioni in tempo reale sullo stato del volo, sul tempo che farà a destinazione, persino su quali eventi sono previsti nei giorni della loro permanenza affinché possano spendere al meglio il tempo libero. E se vogliono imparare qualche frase tipica della loro meta, non devono fare altro che chiedere.
È un primo passo. Presto gli occhiali potranno ospitare una sorta di carta d’identità virtuale di ogni passeggero, soprattutto i frequent flyer, che contiene le sue preferenze per i pasti e le bevande. Ancora meglio, grazie a tecnologie di terze parti da implementare (Google ufficialmente non consente il riconoscimento facciale, ma l’ostacolo è stato aggirato da alcuni sviluppatori), sarà possibile completare l’imbarco senza nemmeno estrarre un documento d’identità.
Molte compagnie aeree e società che gestiscono i grandi scali hanno dimostrato negli ultimi tempi di essere parecchio sensibili di fronte alle possibilità che le nuove tecnologie garantiscono per offrire servizi su misura ai passeggeri. Capita sempre più spesso di vedere le hostess maneggiare un tablet o uno smartphone con lo schermo di grandi dimensioni, quindi non c’è da stupirsi se il prossimo salto in avanti chiamerà in causa la macro-categoria dei wearable devices: Google Glass, sì, ma anche smart watch.
Inoltre, dietro le quinte ci sono grandi manovre in corso. La Sita, la Società internazionale telecomunicazioni aeronautiche, la stessa che ha realizzato le tecnologie indossabili in corso di sperimentazione da parte della Virgin Atlantic, sta conducendo nei suoi laboratori di ricerca e sviluppo studi che vanno proprio in questa direzione. Spiega Jim Peters, a capo della tecnologia della Sita: «I dispositivi indossabili come i Google Glass offrono nuove opportunità per il personale permettendogli di lavorare con più agilità e a mani libere, pur sempre connessi ai tradizionali sistemi di check-in e di prenotazione. L’interazione può avvenire tramite video analisi di ciò che un membro dello staff punta con lo sguardo, come una carta d'imbarco o l’etichetta di un bagaglio, o tramite il riconoscimento vocale, o la combinazione di entrambi».
C’è già un risultato pratico: un’applicazione che si chiama Swift e grazie a dispositivi del tutto assimilabili ai Google Glass (nei documenti ufficiali si parla di «un dispositivo che si indossa, munito di fotocamera integrata da uno scanner e un display») consente di verificare carta d’imbarco e passaporto contemporaneamente, per accertarsi che appartengano alla stessa persona. Questi dispositivi potrebbero già arrivare l’anno prossimo. E renderanno più facili e sicure le operazioni di accesso a bordo. Dove magari troveremo ad aspettarci una hostess che, grazie ai Google Glass, sa già quali sono il nostro quotidiano e settimanale preferito, quali tipi di piatti ci piacciono di più, a quali drink chiediamo ristoro e compagnia mentre cambiamo città, paese o continente.
Segui @MarMorello