Economia
September 10 2024
Google non ce l’ha fatta. La multa da 2,4 miliardi inflitta nel 2017 dalla Commissione Europea per abuso di posizione dominante resta e va pagata. La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha respinto l'impugnazione proposta da Google e Alphabet. Sentenza e multa ribadite, restano. La Corte ha anche confermato la decisione della Commissione europea del 2016: l’Irlanda ha concesso alla Apple un aiuto illegale che ora deve recuperare.
La vicenda Google innanzitutto. La decisione della Corte ha ribadito quanto sentenziato nel corso della lunga battaglia legale tra la Big e le autorità europee. Google ha violato le normative europee sulla concorrenza favorendo il proprio servizio di comparazione di prodotti rispetto a quelli dei concorrenti. L'azienda ha infatti posizionato i risultati del proprio comparatore di prodotti in evidenza nella pagina dei risultati di ricerca, valorizzandoli con elementi visivi e testuali accattivanti, mentre i risultati dei concorrenti apparivano come semplici link generici, spesso retrocessi in posizioni meno visibili. La disputa risale al 2017, quando la Commissione Europea aveva inflitto a Google una sanzione record per abuso di posizione dominante nei mercati nazionali della ricerca su Internet in tredici Paesi dello Spazio Economico Europeo (SEE). L'ammenda di 2,4 miliardi di euro era già stata confermata dal Tribunale dell'Unione Europea nel novembre 2021. Google e Alphabet, tuttavia, avevano impugnato la sentenza davanti alla Corte di Giustizia, chiedendo l'annullamento della decisione della Commissione Europea e della sentenza del Tribunale. La Corte di giustizia, invece, ha rigettato il ricorso, ribadendo la validità della sanzione.
La decisione arriva in un momento cruciale per l'Antitrust europeo, sotto la guida della Commissaria Margrethe Vestager. In un'intervista a MF-Milano Finanza, Vestager ha dichiarato: “siamo convinti che Google debba cedere parte dell’attività pubblicitaria" per ridurre il conflitto di interessi intrinseco che deriva dal controllo da parte di Google del mercato degli annunci pubblicitari online, delle reti pubblicitarie e dei servizi agli editori. La Commissaria, il cui mandato sta arrivando al termine, ha chiarito che la lotta contro i giganti tecnologici è solo "alla fine dell'inizio", con il Digital Markets Act e altre normative pronte a entrare in vigore per rendere i mercati digitali più contendibili e aperti alla concorrenza.
C’è poi la vicenda Apple. La Corte di giustizia europea ha confermato la decisione della Commissione europea del 2016, secondo cui l'Irlanda ha concesso ad Apple un aiuto di Stato illegale che deve essere recuperato. La vicenda riguarda due "ruling fiscali" emessi dall'Irlanda nel 1991 e nel 2007, che hanno consentito a due società del gruppo Apple di pagare meno tasse sugli utili generati al di fuori degli Stati Uniti. Nel 2020, il Tribunale dell'UE aveva annullato la decisione della Commissione, sostenendo che non fosse dimostrato un vantaggio selettivo per Apple, ma la Corte di giustizia ha ora ribaltato questa sentenza, riconfermando la validità della posizione della Commissione e l'obbligo dell'Irlanda di recuperare circa 13 miliardi di euro di vantaggi fiscali illegali.
La conferma della multa di 2,4 miliardi di euro a Google rappresenta una delle decisioni più significative nella storia dell'Antitrust europeo e segna un precedente importante per le future regolamentazioni contro gli abusi di posizione dominante nel mercato digitale. Google, dal canto suo, ha espresso "delusione" per la sentenza, ma non ha ancora annunciato se intende intraprendere ulteriori azioni legali. I 2,4 miliardi di euro di oggi si aggiungono a decine e decine di altre sanzioni antitrust e legate alla privacy in Europa, negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Una somma totale, secondo stime approssimative, di oltre 10miliardi di euro.