Calcio
January 26 2022
L'acquisto di Robin Gosens nella finestra invernale del calciomercato conferma che il momento più duro per l'Inter, dal punto di vista della stabilità finanziaria, è alle spalle. Non bisogna farsi trarre in inganno: i problemi restano, sia per Suning che per la società, ma il lavoro dei dirigenti della scorsa estate ha consentito ai nerazzurri di uscire dall'emergenza e di poter gestire questa stagione con una serenità. Del resto alcuni segnali erano già evidenti, a partire dalla ritrovata regolarità nel pagamento degli stipendi dopo un inverno e primavera di proroghe e rincorse all'ultima scadenza.
Da dove vengono i soldi - circa 27 milioni di euro bonus compresi - che l'Inter si impegna a versare all'Atalanta per prelevare l'esterno sinistro tedesco? Innanzitutto va chiarito che non provengono dai 415 del nuovo bond lanciato all'inizio del 2022 e che servirà all'Inter per raccogliere il denaro necessario a chiudere quelli precedenti per un totale di 375 allungando la scadenza al 2027. Si tratta di un'operazione puramente finanziaria con nessuna ricaduta sulla gestione corrente o di mercato del club.
Le cessioni di Hakimi al PSG e Lukaku al Chelsea sono, invece, la chiave di questa fase di investimenti. Hanno generato liquidità sufficiente per vivere la stagione fino al 30 giugno senza dover ricorrere ad altri finanziamenti da parte di Suning, tanto che al 31 dicembre la cassa era di 133 milioni. Un tesoretto da gestire con attenzione da parte di Marotta e Ausilio, con la consapevolezza che il bilancio continuerà a segnare un passivo ma che alcune voci stanno faticosamente riavvicinandosi alla normalità dopo la bufera della pandemia. E' il caso dei ricavi da stadio, seppure tra mille limitazioni, mentre altro lavoro andrà fatto nel settore commerciale per rimpiazzare gli sponsor di area asiatica venuti meno.
L'operazione Gosens nasce dentro questo quadro. E' possibile che le circostante internazionali - leggi interessamento del Newcastle - abbiano costretto l'Inter ad anticipare l'acquisto dell'atalantino per evitare di perderlo. Il profilo del tedesco è, infatti, perfetto per la filosofia del club: nel piano della maturità agonistica (27 anni), a un prezzo tutto sommato abbordabile e con uno stipendio che sarà la metà di quello oggi pagato per Perisic sul cui rinnovo è difficile scommettere.
Alla cifre che circolano (27 milioni per il cartellino e 3 netti fino al 2026 per il giocatore, sempre bonus inclusi) alla fine Gosens sarà un'operazione a basso impatto finanziario costando tra stipendio e ammortamento più o meno quanto il lordo di Perisic. La formula del prestito con riscatto nel 2023 completa l'opera. Poi in estate Marotta sa già che dovrà ragionare anche sul fronte delle cessioni per rispondere all'obbligo di autofinanziamento imposto dalla famiglia Zhang. La sensazione è che lo potrà fare non con l'acqua alla gola e avendo per tempo risolto due urgenze tecniche: il nuovo portiere (Onana a parametro zero) e l'erede di Perisic (Gosens).