Politica
August 28 2023
Dopo la difficile spiegazione della tassa sugli extra profitti delle banche, il governo Meloni rischia di infilarsi in un’altra spinosa situazione con il decreto sui non-performing loans, i crediti inesigibili delle banche.
Il governo Meloni sta cercando di finalizzare un nuovo decreto che consentirebbe ai privati e alle piccole imprese indebitate di ripagare i crediti deteriorati negli anni precedenti per una frazione del loro valore nominale.
Il mercato italiano degli NPL è il più grande d’Europa e una cattiva regolazione del tema può costare cara alle banche italiane e, di conseguenza, al paese. La nuova legge consentirebbe a famiglie e imprese insolventi con debiti inferiori a 25 milioni di euro, diventati crediti inesigibili tra il 2015 e il 2021 di riacquistarli dai fondi che li avevano acquistati da istituti di credito nazionali, prima della fine dello scorso anno. I debitori pagherebbero un premio del 20% sul prezzo a cui la banca l’aveva, ai tempi, ceduto ai fondi, secondo la proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia.
Dal 2015 ad oggi i fondi internazionali hanno speso miliardi di euro per acquistare crediti inesigibili detenuti dalle banche italiane, consentendoli così di uscire da posizioni difficili da recuperare, stimolando al contempo l’attività di prestito. Secondo un report di Price waterhouse Coopers (PwC), le cessioni a fondi internazionali hanno contribuito a ridurre l’esposizione agli NPL degli istituti di credito italiani da 341 miliardi di euro alla fine del 2015 a 58 miliardi di euro nel marzo di quest’anno.
La proposta di legge fissa un limite massimo di recupero sui crediti migliori, mentre i prestiti con recuperi bassi rimangono invariati, questo influisce sulla logica degli investimenti dei fondi. Qualora dovesse esserci dell’incertezza sulle regole, i fondi internazionali probabilmente smetteranno di investire di conseguenza le banche avranno più difficoltà a vendere i loro crediti inesigibili e questo potrebbe avere un impatto sulla loro capacità di concedere nuovi prestiti.
Secondo molti analisti finanziari, la legge potrebbe turbare ulteriormente il settore bancario e gli investitori internazionali sul mercato dei crediti deteriorati. Le preoccupazioni degli investitori si concentrano sulla possibilità che le misure possano cancellare i loro rendimenti e mettere a repentaglio il mercato italiano dei prestiti in sofferenza. Di conseguenza, le banche italiane si ritroverebbero un livello di crediti deteriorati crescente con pregiudizio dei bilanci.
Tuttavia, c’è un punto anche politico: una volta fissato un limite al recupero degli NPL chi pagherà eventuali ammanchi nel mercato dei crediti inesigibili? Il sospetto è che la risposta sia lo Stato, come troppo spesso sta oramai avvenendo. Con il boomerang politico, in questo caso, di dover dare denari pubblici alle banche. Il governo farebbe bene a riflettere se tutto questo interventismo sia o meno necessario.