Politica
October 26 2022
Giorgia Meloni sogna di volare, ma avrà comunque una zavorra attaccata ai piedi. La palla di ferro si chiama “eredità del governo Draghi”. Un conticino lasciato in sospeso che renderà dannatamente più difficile la sfida economica. Almeno sulla carta, la visione della “Melonomics” c’è: da un lato sforbiciare la gramigna assistenzialista, deforestare i bonus per puntare su investimenti di medio termine, falciare il reddito di cittadinanza nella misura in cui non si aggancia alla dignità del lavoro; dall’altra parlare ai ceti produttivi, immaginare flat tax e tagli d’imposta, rispettare il ruolo delle aziende nel nome del motto “non disturbare chi vuole fare”. Infine, sostegno oculato a chi non può lavorare, a cominciare dall’estensione dei beni necessari con Iva agevolata al 5%.
Impegni complicati, se si tiene conto delle tempeste in arrivo. Di più: impegni da far tremare le gambe, se si considera l’handicap economico lasciato dal governo Draghi. Premessa: non si intoni il ritornello facile della “colpa del governo precedente”: nessuna scusante, ma in ogni caso guardiamo i fatti. Al di là dei peana nei confronti del governo dei migliori, l’Italia è prevista in recessione nel 2023, con l’inflazione che ribolle, e un piccolo particolare non passeggero, ma strutturale, che la differenzia da quella tedesca: i consumi privati al palo. Secondo il Fmi, l’Italia è l’unico paese che da questo punto di vista morderà il freno.