Politica
November 17 2022
Ieri, giustamente presi dalla gestione del missile in Polonia e dalla fine del G20, è un po’ passata in secondo piano l’informativa del Ministro degli interni al Parlamento sulla questione migranti. Un problema atavico, anzi, cronico, che divide come pochi altri.
Matteo Piantedosi innanzitutto da quando è entrato in servizio, non ha fatto altro che mettere in pratica quanto il centrodestra ha detto per tutta la campagna elettorale: cioè che il tempo dei porti aperti per tutti è finita.
Nessuno sorpresa quindi nel vedere quanto è successo nelle scorse settimane con le navi Ong. E nessuna sorpresa nel sentire le sue parole ieri alla Camera ed al Senato: «agiamo con umanità e fermezza: non abbiamo nessuna intenzione di venire meno ai doveri dell'accoglienza, ma in Italia non si entra illegalmente, la selezione non la fanno i trafficanti di esseri umani. Vogliamo governare i flussi anziché subirli».
Insomma, non possono essere i trafficanti di esseri umani e gli scafisti a decidere chi entra nel nostro Paese, sfruttando il tasto della compassione. Anche perché se ce ne fosse ancora bisogno è di oggi la notizia di un’operazione della polizia contro un’organizzazione legata alla criminalità organizzata che gestiva il via vai di barconi e barchini. Si è scoperto che 11 tunisini e 7 italiani organizzavano dal porto di Gela il via vai di natanti e se pensate che ci fosse nelle loro azioni qualcosa di minimamente umanitario basta ascoltare le intercettazioni per capire come stanno le cose: «Se c’è un’avaria al motore sbarazzatevi dei migranti in alto mare…». Le tariffe sono quelle di sempre: da 3 a 5 mila l’uno che, a seconda dell’imbarcazione utilizzata, portavano ad incassi variabili tra i 50 ed i 70 mila euro, a viaggio. Tra gli arrestati anche due che erano già stati in carcere per gli stessi reati.
Inutile dire che, una volta partite, in caso di avaria ci si poteva sempre avvalere dell’aiuto della serie Ong umanitarie che alla fine ti portavano a destinazione. Per i criminali non c’è alcun problema; il viaggio infatti si paga alla partenza, non all’arrivo a destinazione.
Niente di nuovo; sono tutte storie note a chiunque ma che ogni tanto fa comodo dimenticare.
Quello che Piantedosi ha ribadito ieri è che la politica ha dei compiti ben precisi e non può agire in base all’emotività. È ovvio, da esseri umani, soccorrere chiunque sia in difficoltà; il compito però della politica è tramutare questo principio in azioni concrete ed attuabili. Perché è chiaro a tutti che da soli non ce la possiamo fare a gestire questo traffico (ricordiamo, spesso illegale).
Va anche ricordata una cosa, non di poco conto. Nel pieno delle polemiche con le Ong e con la Francia giornali e tv si sono scatenati in sondaggi per capire quale fosse la posizione degli italiani. Bene: tutte le rilevazioni hanno dato il medesimo risultato: la maggioranza assoluta degli intervistati era d’accordo con le azioni del nostro Governo. Un dato significativo, arrivato numericamente quasi al 60%, ben 10 ed oltre punti in più da quanto ottenuto dal centrodestra alle elezioni. Insomma, c’è anche una bella fetta di paese di centrosinistra che condivide questa linea di azione sul tema.
«In Italia non si entra illegalmente» ha detto ieri il Ministro degli Interni. La maggioranza degli italiani la trova una considerazione non solo giusta ma di semplice buon senso.