Politica
April 03 2020
Negli ultimi 10 anni i fondi alla sanità pubblica sono stati tagliati per un totale di 37 miliardi di euro. Denaro mai arrivato alle strutture sanitario ospedaliere per riduzione del budget o per mancata erogazione di fondi già stanziati.
A diffondere i numeri che meglio spiegano perché l'Italia è arrivata impreparata da un punto di vista ospedaliero e sanitario ad affrontare l'epidemia da Covid-19 è stata la Fondazione Gimbe che ha pubblicato un dettagliato rapporto sui tagli alla sanità nel decennio 2010-2019.
Il primo dato generale che emerge è che a fronte di un crescente e costante incremento del fabbisogno sanitario nazione i fondi sono stati sistematicamente tagliati.
Nel 2017, ad esempio, alla sanità è stato destinato il 6,4% del Pil e la spesa è stata suddivisa per il 74% a carico dello Stato, per il 24% a carico delle famiglie e per il 2% a carico delle assicurazioni. I dati arrivano dalla Commissione europea che spiega che peggio di noi ci sono solo Spagna, Portogallo e Grecia. Per fare un confronto stando agli ultimi dati Istat disponibili, la Germania nello stesso periodo destinava alla Sanità il 165% di fondi pubblici in più di noi, la Francia il 90% in più e la Gran Bretagna il 66% in più.
I responsabili di questo dissesto, quindi, hanno un nome e un cognome e sono coloro che hanno approvato, firmato e permesso un taglio complessivo di 0,4 punti percentuali del Pil nazionale in 10 anni alla sanità pubblica sia sotto forma di riduzione del budget sia per mancata erogazione di fondi promessi e mai stanziati. I numeri sono impressionanti.
Sotto il governo guidato da Mario Monti tra il 2012 e il 2013 sono stati promessi alla sanità 8 miliardi di euro mai erogati. Con la finanziaria del 2014 - a Palazzo Chigi sedeva Enrico Letta - sono spariti 8,4 miliardi di euro.
Matteo Renzi nel triennio successivo (2015-2017) è riuscito a negare al Ssn 16,6 miliardi di euro, anche in questo caso i fondi erano previsti, ma non sono mai stati erogati. Con la finanziaria del 2018 Paolo Gentiloni ha seguito il copione dei suoi predecessori e a ospedali e strutture sanitarie nazionali non sono stati dati 3,3 miliardi di euro e solo pochi mesi fa – Finanziaria 2019 – Giuseppe Conte ha chiuso il cerchio con un taglio di 0,6 miliardi.
Il male tutto italiano è che a fronte di un'ottima formazione del personale medico e infermieristico (e l'abnegazione e professionalità dei nostri dottori è sotto gli occhi di tutti) i posti letto negli ospedali non bastano, le spese di gestione e mantenimento delle strutture sono insufficienti, i macchinari sono contati e a fronte di un nemico tanto subdolo quanto potente come è il Coronavirus il sistema sanitario è collassato.
Dietro al collasso c'è, pertanto, un programma politico finanziario volto a depotenziare il sistema ospedaliero italiano attraverso una costante riduzione dei numeri di posti letto che si protrae da un ventennio a questa parte. Secondo l'Annuario statistico nel 1998 in Italia c'erano 1381 istituti il 61,3% pubblici e 38,7% privati per un totale di 5,8 posti letto per 1.000 abitanti.
Nel 2017 il sistema sanitario nazionale disponeva di 1.000 istituti di cura (51,80% pubblici e 48,20% privati) per un totale di 3,6 posti letto ogni 1.000 abitanti.
Calcolatrice alla mano in 10 anni sono spariti 37 miliardi di euro, denaro che avrebbe reso il nostro sistema sanitario più solido ed efficace, in grado di assorbire e gestire meglio l'epidemia e non avrebbe costretto i medici a decidere chi intubare e chi no in scienza e coscienza a costo di centinaia di vite umane che forse avrebbero potuto essere salvate.