Quella voglia, di pochi, di Governo Tecnico che non si realizzerà

È davvero realistica la possibilità di un governo tecnico in Italia nei prossimi mesi? A volte giornalisti e analisti farebbero bene a non confondere i propri desideri con la realtà. Non è il 2011 ed è evidente a tutti.

La maggioranza di centrodestra è ampia e ad oggi non ci sono mai state defezioni o rotture, al contrario di quanto avvenne con Fini nel 2010; lo spread è quasi a 200 e non a 600, per lo più derivante da dinamiche economiche internazionali; non c’è una crisi finanziaria generalizzata in corso in tutto il mondo, almeno per ora; paesi come Germania e Francia sono molto più deboli e instabili rispetto all’epoca di Monti; infine il governo Meloni non ha avuto particolari attriti né con la Commissione Europea né con i principali paesi europei. Dunque, di cosa parliamo?

Semplicemente del sogno di un pezzo di classe dirigente italiana, dispersa politicamente tra centro e sinistra, di eliminare il governo di destra senza passare dalle elezioni. Di realistico, in questi scenari, c’è ben poco. L’Italia è un paese a sovranità limitata, fiscalmente in amministrazione controllata e resterà così. I cosiddetti sovranisti hanno capito, pur senza dirlo, che non c’è alcuno spazio di sovranità recuperabile né in campo economico né sull’immigrazione. Il governo Meloni nell’ultimo anno è la plastica dimostrazione di questo adattamento: leggi di bilancio prudenti e contrattate con Bruxelles, PNRR con le rate a posto per quanto con fatica, niente scontri frontali con la Commissione, richiesta di collaborazione europea sui migranti. E i mercati?

Se la tassazione sulle banche per come presentata è stata una scivolata, pur non irrimediabile, non va dimenticato che il governo ha messo in pratica provvedimenti che ai mercati non dispiacciono: eliminazione del reddito di cittadinanza e stop al super bonus. In conclusione, fino ad oggi la vicenda del governo Meloni dimostra che anche la destra conosce i limiti oltre i quali non spingersi ma la passione per i governi tecnici di un pezzo di classe politica mostra una differenza di fondo tra maggioranza e opposizione: la prima accetta le elezioni e i suoi risultati, se vince si adegua ai vincoli esterni con realismo; la seconda mal sopporta la sconfitta elettorale e cerca la scorciatoia del commissariamento emergenziale per prendere il potere che non riesce ad estrarre dalle urne.

Quanto è utile all’opposizione l’invocazione della crisi finanziaria e del governo tecnico per mero opportunismo politico? Poco, almeno sul piano del consenso, visto che ogni governo tecnico (Ciampi, Monti e Draghi) ha generato una catastrofe elettorale per centro e sinistra.

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