Televisione
September 15 2018
Una partenza col botto per Grand Tour d'Italia. È cominciata con buoni ascolti la nuova edizione del format di Rete 4, condotto da Lucilla Agosti e Cataldo Calabretta: la prima puntata, in onda venerdì 14 settembre, è stato un tuffo nelle eccellenze di Napoli, dal cinema all'arte, dalla cultura alla buona cucina vista attraverso gli occhi di alcuni napoletani famosi. Ecco il meglio del primo episodio.
"Orogogliosamente troppo napoletano". Così si definisce Alessandro Siani, protagonista del faccia a faccia con cui Lucilla Agosti ha dato il via a Grand Tour d'Italia, il format on the road che porta in tv il meglio di Panorama d'Italia 2018. Al centro dell'intervista c'era ovviamente Napoli, "un abito su misura che non si trova più in giro, una città che è il giusto compromesso tra gioia e dolore e che ti regala grandi emozioni", come l'ha definita Siani, campione d'incassi al cinema e in teatro.
L'attore ha poi ricordato Pino Daniele, che "ha rappresentato meglio di chiunque altro Napoli. Pino era ovunque e quando l'ho conosciuto è stato l'evento della mia vita: mi ha cambiato il fatto di conoscere una persona così grandiosa". Siani ha poi ricordato le sue radici - "non me ne sono mai andato perché questa è la città degli stimoli" - poi la famiglia ("mio padre era uno straordinario involontario comico)" e ancora la scuola ("tra i banchi, grazie a un'insegnante di religione", ho capito cosa volevo fare da grande). Il saluto finale è stato ad alto tasso d'ironia: "Vediamo sempre qui e non a Quarto Grado".
Ha due secoli di storia alle spalle e un futuro millenario. La pizza non è solo il piatto simbolo di Napoli ma una vera e propria icona e per raccontarla, Grand Tour d'Italia ha chiamato un'autorità incontrastata in materia, Gino Sorbillo, il pizzaiolo più famoso di Napoli. Si definisce un "pizzaiolo sognatore", ha iniziato a lavorare molto presto, a nove anni, e basa il suo successo su tre fattori chiave: il rispetto delle materie prime, i tempi perfetti di lievitazione e l'intuizione imprenditoriale mixata all'uso dei social.
"Sognavo di cambiare Napoli attraverso la pizza, partendo da Via dei Tribunali, il mio quartiere, che ha sempre alternato momenti facili ad altri più complicati. Ai ragazzi del rione dicevo: attraverso l'arte della pizza - che l'Unesco ha proclamato patrimonio immateriale dell'umanità - vi potete salvare e togliervi dalle strade. Molti di loro ragazzi adesso lavorano in tutto il mondo, dalla Germania all'Australia: sono il mio orgoglio".
I vicoli di Napoli, l'odore del ragù la domenica mattina, il ritmo della musica. Nello Daniele, il musicista e cantante fratello dell'indimenticabile Pino, ha raccontato alla Agosti la sua Napoli, attraverso i suoi ricordi di bambino. "La Napoli di oggi è diversa, non senti più cantare ma ha sempre i suoi ritmi", ammette, ricordando di aver cantanto la sua città e i suoi abitanti anche in coppia con il fratello, in un progetto del 2014: "Mi disse 'bravo Nellino', come mi chiamava lui. È stato un momento molto bello".
Poi la memoria corre al 2015, a qualche giorno prima della morte del cantante, vissuta poi come un lutto collettivo. "Quindici giorni prima, il 15 dicembre, suonammo assieme. La sera di Capodanno l'ho sentito per la penultima volta, poi ancora il 2 gennaio. Sono ricordi intimi che mi porterò per sempre dentro. Pino ha sentito fino all'ultimo l'esigenza di ringraziare il suo pubblico, per quetso è ancora così amato".
Un appuntamento fisso di Grand Tour d'Italia è poi l'incontro tra il direttore di Panorama, Raffaele Leone, e il critico d'arte Vittorio Sgarbi, che da tre edizioni accompagna i telespettatori per mano tra i tesori culturali e artistici della penisola, visti come sempre da una prospettiva unica e a tratti irriverente. Non poteva mancare la sua visione di Napoli, che ha definito una stratificazione di monumenti straordinari e di luoghi di bellezza senza fine.
"Napoli è sotto la luce della vita. Qui arte e vita coincidono anche in una dimensione di vitalismo erotico e euforico che precludono il concetto di lavoro. Ci sono migliaia di cose bellissime e migliaia di difficoltà ma forse per questo non ho mai visto un napoletano infelice", ha spiegato Sgarbi. "Poi c'è la Napoli senza imperfezioni, come Capri, oppure Ravello, simbolo che le cose possono funzionare bene anche qui".