Calcio
September 13 2024
Disuniti e, forse, nemmeno tanti all'assalto. I nemici di Gabriele Gravina, partito che sogna di farlo alzare dalla poltrona di numero uno della Figc a gennaio quando si andrà al voto stanno lavorando per presentarsi preparati all'appuntamento. Apparentemente Gravina è un presidente debole, fiaccato dall'insuccesso della nazionale all'Europeo, che arriva dopo la mancata qualificazione mondiale, all'angolo nel duello con il ministro Abodi e con la maggioranza di governo, alle prese con il lungo momento di difficoltà di tutto il comparto e trascinato in vicende giudiziarie dalle quali sta uscendo pulito (e vittima) non senza pagare un prezzo altissimo a livello di immagine. Così viene raccontato.
Tutti guardano al prossimo 4 novembre quando il calcio italiano si riunirà per il giorno della resa dei conti. Il decreto Mulé ha reso ineludibile la riscrittura delle regole elettorali partendo dai pesi delle diverse componenti. La Serie A, ispiratrice della rivoluzione, punta all'obiettivo grosso per contare la metà o poco più insieme al resto dell'area professionistica contro le briciole di oggi. Avrà certamente un plus, ma la verità è che anche il decreto è uscito molto ridimensionato rispetto alle intenzioni iniziali che avrebbero cancellato per sempre autonomia e poteri della Figc.
E quindi? I nemici di Gravina hanno ottenuto almeno il risultato di guadagnare settimane preziose per cercare di costruire l'alternativa all'attuale presidente. Che non ha ancora sciolto la riserva su una possibile ricandidatura e che lo farà solo dopo il passaggio di novembre. Non perché non abbia i numeri - ora e anche con i futuri assetti - per tornare dove sta, ma perché la guerra di logoramento cui è stato sottoposto negli ultimi due anni necessita di un'investitura pubblica forte che certifichi in maniera definitiva chi rappresenta cosa.
La sfiducia incassata dal presidente della Lega Serie B, Mauro Balata, nel corso di un'assemblea surreale e drammatica è stato un segnale chiaro, impossibile da ignorare. Puntava alla conferma, si è trovato contro metà e più dei club e nemmeno la forzatura di tentare per oltre sei ore la roulette russa delle votazioni a caccia degli 11 consensi (su 20) necessari è stata sufficiente. Sarebbe stato un presidente debolissimo, ma sarebbe rimasto in sella. Ora, invece, si vedrà. Era indicato come uno dei possibili candidati contro Gravina, difficile che possa immaginare di presentarsi.
Rumors di corridoio dicono che anche in Serie A, l'altro grande pilastro dell'opposizione allo statu quo federale, il clima sia tutt'altro che compatto. Anzi. I club votano unanimi quando si tratta di chiedere più peso dentro la Figc ma nel palazzo di via Rosellini albergano anime diverse. Non è passato nemmeno un anno dal blitz delle grandi (Juventus, Milan, Inter e Roma) da Gravina per chiedere la riscrittura del format dei campionati, una mossa dirompente che ha costretto a mille precisazioni e capriole dialettiche per non certificare quello che è apparente e cioè che non tutti in Serie A la pensano come Lotito che di Gravina è l'oppositore numero uno.
Morale: se questo è l'esercito che vuole battere Gravina la strada è lunga e il nome del candidato forte da presentare a gennaio è l'ultimo dei problemi. La sensazione è che l'attuale capo della Figc sia ancora detentore di una solida maggioranza e che a dare le carte sarà lui, non gli altri.