Politica
October 11 2021
Altro che fascismo. La tensione in Italia è alle stelle. Mancano 4 giorni al 15 ottobre data del fatidico inizio dell'«era» del Green Pass obbligatorio nel nostro Paese per tutti i lavoratori e la situazione, invece che semplificarsi e migliorare, diventa sempre più pesante. Associazioni di categoria ma soprattutto aziende stanno segnalando da più parti disagi e venerdì 15 potrebbe essere davvero una giornata quasi di blocco totale a partire dai trasporti.
La notizia di oggi arriva da Trieste. I dipendenti del porto più grande d'Italia e snodo centrale per l'economia di mezza Europa fanno sapere che lo scalo potrebbe restare chiuso. «Siamo contro l'obbligo - hanno spiegato - il Green Pass non è una misura sanitaria ma di discriminazione».
Altrove invece tocca alle aziende private e no (come diverse municipalizzate) cercare delle soluzioni, soprattutto per quanto riguarda i tamponi da effettuare ai dipendenti e le successive analisi per avere il necessario referto in tempi rapidi. E sono sempre di più, ultima in ordine di tempo la Ducati, quelle che metteranno mano di tasca loro pagando i tamponi per i lavoratori e le loro verifiche dato che i tempi ed i numeri legati ai laboratori «di Stato» sono troppo lunghi e creerebbero delle carenze di organico inimmaginabili.
Il tutto mentre davvero ci si chiede, ad esempio nelle case private per chi ha a che fare con Colf e Badanti, come conciliare diritto alla privacy ed ai dati sanitari personali con l'obbligo di controllo del Green Pass.
Ma se venerdì 15 potrebbe essere una mezza tragedia nazionale la tensione resta altissima anche per quello che potrebbe accadere il giorno seguente, sabato 16. Soprattutto a Roma dove la piazza sarà divisa dalla manifestazione organizzata dai sindacati in risposta all'assalto della sede della CGIL di sabato scorso di alcune persone presenti alla manifestazione del movimento #NoGreenPass e appunto dall'ennesimo ritrovo di chi non ha alcuna intenzione di procurarsi il famoso qr code.
Tensione che potrebbe portare ad altri scontri, come già avvenuto due giorni fa. Dal Viminale però in questo senso arrivano segnali ben precisi.
In realtà sembra che sia stato lo stesso premier Draghi a chiedere alla troppo passiva Luciana Lamorgese (sempre al centro del mirino e delle polemiche politiche per i continui fiaschi del suo operato) un atteggiamento ed azioni differenti d'ora in avanti contro chi manifesta. «Quanto accaduto a Roma sabato scorso non dovrà più succedere» è stato il messaggio di Palazzo Chigi. Il Ministro dell'Interno starebbe studiando una sorta di linea dura contro la frangia più violenta dei manifestanti, nella capitale come in altre città italiane dove i contrari al Green Pass torneranno in strada anche senza autorizzazione.
Linea dura che però non si è vista oggi a Torino dove la Polizia che presidiava l'ingresso del Comune di Torino è stata oggetto del lancio di uova, gavettoni di vernice e pietre scagliate da alcuni anarchici del mondo dei centri sociali in corteo nel giorno dello sciopero generale dei trasporti.