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July 10 2013
“Buongiorno guru” ; “Buongiorno presidente”. Così è iniziata la prima volta al Quirinale di Gianroberto Casaleggio, che Giorgio Napolitano ha salutato cordialmente e un po’ scherzosamente con l’appellativo di “guru”.
E al “guru”, “cofondatore” dei Cinquestelle racconta più tardi Beppe Grillo nella sua prima conferenza stampa in parlamento (al Senato, sala Nassirija), il capo dello Stato avrebbe chiesto consigli sul web. Tutto si può dire tranne che Napolitano manchi di sense of humor e soprattutto di quella curiosità per mondi e personaggi completamente diversi da lui, come gli accadde in gioventù quando diventò amico (lo ricorda “Il Foglio” del 9 luglio) dello scrittore Curzio Malaparte. Ma in questo caso è ovvio che la sua è curiosità politica oltre che umana.
E così nella sala, nella quale Napolitano di solito pronuncia il discorso di fine anno, web e tecnologia entrano nella conversazione tra il presidente della Repubblica e i Cinquestelle guidati da Grillo (presenti anche i capigruppo di Senato e Camera, Nicola Morra e Riccardo Nuti).
Grillo al termine dell’incontro prova a chiamare dal suo telefonino e non ha campo. “Al Quirinale manca il wi-fi”, dirà poi in conferenza stampa. “L’incontro con il presidente è stato cordiale, molto cordiale, e poi è durato novanta minuti, novanta minuti, dico”, racconta Morra. Che dà atto a Napolitano di avere una cordialità condita da “colta ironia tipica dalla Napoli alto borghese dalla quale proviene”. E ancora: “Abbiamo anche parlato con il presidente della Napoli del ’44, io sono insegnante di storia e filosofia e ho scoperto che la madre di una delle mie allieve conosceva la famiglia Napolitano”.
Ma a quali conclusioni è giunto l’incontro?
“Il presidente ha ascoltato attentamente tutte le cose che gli abbiamo esposto sulla drammatica situazione nella quale ci troviamo, gli abbiamo detto di andare in tv a fare un discorso a reti unificate e lui ci ha detto che parlerà durante la cerimonia del ventaglio tra una settimana”.
Grillo poi in conferenza stampa evoca i fucili che la gente sarebbe pronta a prendere. Anche se, dice, come un novello Bossi degli anni 2000, “bisogna usare le vie democratiche”. Racconta di aver detto a Napolitano che i Cinquestelle fanno da filtro, da barriera a una situazione diventata esplosiva; racconta di aver detto a Napolitano di aver sbagliato a far nascere il governo Letta, e sottolinea che così il capo dello Stato è diventato “il parafulmine” di tutte le incapacità della classe politica.
Morra riferisce poi che Napolitano avrebbe detto di non voler durare all’infinito perché “non ha le duracell”.
Durante la conferenza stampa Grillo da un lato attacca i giornalisti rei di non dar conto del lavoro svolto dal suo Movimento (“Vi mantengo io, con le sovvenzioni pubbliche, voi siete i più precari di tutti”) dall’altro però dice “aiutateci a cambiare il paese”. E complessivamente il suo è un atteggiamento dialogante. Al punto che i cronisti gli chiedono di venire più spesso. Grillo dice che se sarà il caso, i Cinquestelle sono pronti al voto. Ammette di aver fatto qualche errore nella composizione delle liste, ma sottolinea: “Questa è tutta gente onesta”.
Poi, alle 16 l’elegante abito grigio, con camicia bianca, con il quale era andato al Quirinale, si trasforma in un camicione rosso a quadri su un paio di pantaloncini. Si rinfila sul pullmino e fugge soddisfatto: “Sono il boscaiolo del Wyoming”. Forse però se stesse almeno un po’ di più a Roma in abito grigio, i Cinquestelle potrebbero fare quel salto politico che anche i loro elettori chiedono.