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January 03 2017
Altro che post-verità. Non c'è pace nemmeno per la verità. Perlomeno quella nella quale dovremmo essere "giustificati" a credere. Ovviamente non si tratta, del tormento filosofico.
È Beppe Grillo che tuona e vorrebbe un tribunale del popolo per smascherare i giornalisti che a suo dire scrivono e dicono frottole.
Nei giorni scorsi aveva tuonato contro l'idea di autorità terze cui appellarsi per provare, a pubblicazione avvenuta, che una certa notizia o ricostruzione di evento fossero palesemente false, come aveva proposto il presidente dell'Antitrust italiana, Giovanni Pitruzzella.
Giuria popolare per i giornalisti
Martedì invece è passato all'attacco alzo zero contro i suoi principali nemici, i giornalisti.
Scrive Grillo sul suo blog - in un post dal titolo decisamente facile da capire: "Una giuria popolare per le balle dei media":
"I giornali e i tg sono i primi fabbricatori di notizie false nel Paese con lo scopo di far mantenere il potere a chi lo detiene. Sono le loro notizie che devono essere controllate.
Propongo non un tribunale governativo, ma una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media. Cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali. Se una notizia viene dichiarata falsa il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo. Così forse abbandoneremo il 77° posto nella classifica mondiale per la libertà di stampa."
Ovviamente sono arrivate numerose risposte a questa singolare proposta del comico/politico.
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Enrico Mentana querela Beppe Grillo: "Il mio Tg non fabbrica notizie false. Ne risponderà in sede civile e penale" https://t.co/LNZwD93lkIpic.twitter.com/mmoxDCHoUr
L'HuffPost (@HuffPostItalia) 3 gennaio 2017
L'Ordine nazionale dei giornalisti ha scritto che, "Beppe Grillo dalle colonne del suo blog ha sferrato l'ennesimo attacco alla libertà di stampa avanzando una proposta grave e sconcertante". L'Ordine ricorda che "esiste già un ordinamento che tutela chi si ritiene danneggiato dagli organi di informazione". Infatti, dice ancora l'OdG che "giace in quarta lettura dal 23 giugno 2015 in Senato la nuova legge sulla diffamazione. Sarebbe molto più costruttivo se Beppe Grillo esortasse i propri parlamentari a far sì che questa legge venisse approvata in tempi brevi abrogando il carcere per i giornalisti e ponendo un freno alle cosiddette querele temerarie. L'unico Tribunale riconosciuto dall'OdG è quello dell'ordinamento giudiziario ferma restando la singola responsabilità dei giornalisti che non rispettano le regole deontologiche e che vengono sanzionati dai Consigli di Disciplina. Tali strumenti sono di per sé idonei ad assicurare il diritto dei cittadini a essere informati correttamente". L'Ordine invita il leader dell'M5S "a riflettere sul clima e sulle conseguenze che le sue parole possono determinare e sottolinea l'invito rivolto agli italiani nel discorso di fine anno dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Secondo il Capo dello Stato l'odio come strumento di lotta politica è nemico della convivenza e crea «una società divisa, rissosa e in preda al risentimento» che «smarrisce il senso di comune appartenenza, distrugge i legami, minaccia la sua stessa sopravvivenza»".