Economia
April 03 2021
«Non guadagneremo un centesimo dai vaccini. Il prezzo è quello di costo». Più o meno tutte le grandi aziende farmaceutiche (esclusa Pfizer) impegnate in prima linea nella lotta alla Pandemia hanno fatto sapere al mondo interno quanto sarebbe stato scorretto guadagnare da questa emergenza globale. Ma modi per fare profitti ce ne sono vari, non soltanto la vendita del vaccino contro il Covid o di farmaco qualsiasi.
Innanzitutto bisogna capire quanto vale la campagna vaccinale di massa che ci dovrà portare fuori dalla pandemia. La torta è grande e fa gola a tanti: secondo le stime della società di investimento Berenberg Capital Markets, a livello globale il mercato dei vaccini contro il coronavirus - che a oggi vede attive grandi case farmaceutiche come Pfizer, Moderna, Astrazeneca, Johnson&Johnson assieme a piccole società come BioNTech, Novavax e Curevac - potrebbe raggiungere un valore di 90 miliardi di dollari nel 2021, e 250 miliardi di dollari nel periodo tra il 2021 e il 2025. I governi di tutto il mondo, secondo i calcoli della società di ricerca britannica Airfinity, hanno finora avviato ordinazioni per un totale di 18 miliardi di dosi di differenti vaccini, un numero più che sufficiente per vaccinare anche con due dosi tutti i quasi 8 miliardi di abitanti del pianeta.
Numeri da capogiro, che avranno però un impatto diverso sui conti delle aziende, a seconda che si tratti di grandi multinazionali con un'ampia pipeline di prodotti o di realtà più piccole, come BioNTech. Proprio l'azienda tedesca che ha sviluppato il primo vaccino con Pfizer fa parte del gruppo di quelle che hanno visto le proprie quotazioni in Borsa crescere in modo esponenziale: un anno fa il titolo valeva 56 dollari e ora (chiusura del 1° aprile) viene scambiato a 113, dopo aver toccato un massimo di oltre 129 dollari ai primi di dicembre. Da parte sua, come riferisce Cnn, Pfizer ha stimato che le vendite del vaccino sviluppato conBioNTech – e che viene prezzato a poco meno di 20 euro per dose – ammonteranno in totale a 15 miliardi di dollari entro la fine dell'anno, con un margine di profitto del 30%.
A differenza di altre aziende, come Johnson&Johnson, Pfizer ha infatti deciso di non fornire il suo vaccino su base non profit. Come ha spiegato il ceo Albert Bourla in un'intervista alla Cnbc, la casa farmaceutica ha sviluppato il vaccino senza ricevere fondi pubblici e si è assunta tutto il rischio legato a un investimento in ricerca e sviluppo costato tra 1 e 2 miliardi. "Il valore di questo vaccino per il mondo è molto più elevato del suo prezzo, specialmente il valore economico", ha spiegato Bourla. "Il prezzo che stanno pagando i governi è solo una piccola parte di ciò che sta guadagnando l'economia". Tuttavia, il vaccino anti-covid non dovrebbe avere un impatto decisivo sui conti di Pfizer, che nel 2021 prevede ricavi tra 44 e 46 miliardi di dollari, contro i 41,9 miliardi realizzati nel 2020.
Un caso molto diverso è quello di Moderna, casa farmaceutica relativamente piccola e nata di recente, che nel 2019 aveva realizzato appena 60 milioni di ricavi e non aveva alcun prodotto autorizzato per la vendita. Nel 2020 Moderna ha ricavato 200 milioni dalle prevendite del suo vaccino e le stime per il 2021 sono di un fatturato di 16 miliardi, che arriverà quasi esclusivamente dalle vendite del siero anticovid. In Borsa il titolo di Moderna è cresciuto del 187% negli ultimi 12 mesi.
Ancora differente è la situazione di AstraZeneca, il cui vaccino rappresenta una parte importante delle forniture a livello globale, oltre a costare molto meno dei prodotti di Pfizer e Moderna. La società anglo-svedese ha annunciato di voler fornire l'accesso al suo prodotto senza scopo di lucro "fino a che la pandemia non sarà finita" e in perpetuo ai Paesi a basso e medio reddito. Nel 2020 le vendite realizzate dalla casa farmaceutica sono aumentate del 10%: il fatturato totale annuale è stato di 26,6 miliardi di dollari, mentre quello relativo al quarto trimestre di 7,4 miliardi (+ 12%), numeri che non tengono conto del vaccino anti-covid.
La notorietà raggiunta da queste società per il solo fatto di essere coinvolte nello sviluppo di un vaccino anti covid ha infatti un effetto immediato sulle vendite. Così anche altri grandi nomi del pharma, rimasti più indietro nella corsa al vaccino, stanno in qualche modo cercando di rientrare: Merck & Co. Inc. (Kenilworth, NJ), secondo Cnbc, ha offerto a Johnson & Johnson la possibilità di produrre vaccini nei suoi stabilimenti dopo aver rinunciato a svilupparne uno per suo conto, mentre GlaxoSmithKline e il suo partner Sanofi stanno ancora conducendo trial clinici per i loro sieri, che potrebbero comparire sul mercato tra qualche mese.
Indipendentemente dai numeri del conto economico, per tutte le industrie farmaceutiche il vaccino contro il Covid-19 rappresenta un'enorme operazione di marketing: di solito i pazienti non ricordano mai il nome del produttore dei farmaci, anche di quelli che prendono ogni giorno. Invece ora, osserva Tinglong Dai, professore alla Johns Hopkins University, "i vaccini contro il coronavirus hanno garantito ai produttori la migliore pubblicità che si ricordi".