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February 20 2017
Per Lookout news
L’offensiva lanciata il 17 ottobre del 2016 dalle truppe irachene per riconquistare Mosul, la seconda città del Paese occupata dalle forze dell’ISIS nell’estate del 2014, è entrata nella sua fase finale, la più difficile.
Negli ultimi quattro mesi di intensi combattimenti, le unità delle forze speciali di Baghdad, appoggiate dagli aerei americani e inglesi e da commando dello Special Air Service britannico e della Delta Force statunitense, hanno ripreso il controllo della parte orientale della città e nella giornata di ieri, domenica 19 febbraio, hanno completato l’accerchiamento dei quartieri occidentali e occupato alcuni villaggi nelle vicinanze dell’aeroporto internazionale.
Nella parte orientale di Mosul le operazioni militari non sono state però ancora del tutto completate. Nell’area sono infatti ancora presenti diverse cellule dormienti di combattenti jihadisti: cecchini nascosti in edifici diroccati e uomini votati al suicidio che colpiscono alle spalle le truppe irachene. Sempre ieri due kamikaze si sono fatti esplodere nelle vicinanze di un posto di blocco nella parte liberata della città uccidendo tre militari iracheni e un numero imprecisato di civili. Mentre una settimana fa il proprietario di un ristorante che aveva riaperto la sua attività è stato ucciso mentre serviva il pranzo a un gruppo di soldati di Baghdad.
I quartieri occidentali di Mosul ancora sotto il controllo delle milizie del Califfato sono separati da quelli orientali soltanto dai resti dei cinque ponti sul Tigri distrutti dai bombardamenti americani. Secondo le ultime stime del comando militare iracheno, una forza di circa 4.000 combattenti jihadisti è ancora asserragliata in un quadrante della città attraversato da stradine strette e case ammassate nelle quali vivono ancora intrappolati circa 650.000 civili, alcuni dei quali sono già stati usati dall’ISIS come scudi umani: un contesto di guerriglia “ideale” per i miliziani jihadisti.
«Questo è il triste destino dei cittadini di Mosul ovest – ha dichiarato all’agenzia Reuters Maurizio Crivallero, responsabile per l’Iraq dell’organizzazione umanitaria Save The Children – Bombe, fuoco incrociato e fame se restano oppure fucilazioni e fuoco di cecchini se tentano di fuggire». Ieri aerei iracheni hanno sganciato volantini sui quartieri occidentali, intimando di arrendersi ai combattenti jihadisti e chiedendo ai civili di restare chiusi in casa e di esporre drappi bianchi alle finestre in modo da evitare di bombardare le loro abitazioni. È stata una mossa propagandistica che però difficilmente produrrà effetti concreti. Così come accaduto a Sirte in Libia e nelle altre roccaforti jihadiste in Iraq e Siria, i miliziani del Califfato sono pronti a una battaglia all’ultimo sangue e uccideranno i civili che proveranno ad arrendersi o a collaborare.
Secondo quanto dichiarato al quotidiano inglese The Indipendent da Hoshyar Zebari, ex ministro degli Esteri del governo iracheno, in città sarebbe rimasto intrappolato il leader del Califfato, Abu Bakr Al Baghdadi, il che spiegherebbe la decisione delle sue truppe di resistere all’assedio fino all’ultimo uomo.
In attesa di conferme, che potrebbero però non arrivare come già accaduto ogni volta che sono state diffuse notizie su posizioni o presunti nascondigli del Califfo, a Mosul si stanno consumando nuove prevedibili rese dei conti. Rientrando nei quartieri che erano in mano a ISIS, i militari iracheni non stanno facendo prigionieri: in rete, pochi giorni fa, sono comparsi video che mostrano i soldati di Baghdad trattare maltrattare i prigionieri jihadisti prima di metterli al muro e fucilarli.
«La battaglia per Mosul sarebbe una battaglia dura per qualsiasi esercito al mondo», ha dichiarato alla BBC il generale Stephen Townsend, comandante delle forze della coalizione internazionale in Iraq, il quale ha specificato che la conformazione di Mosul ovest – dove si trovano la città vecchia, la Grande Moschea e numerosi edifici governativi – renderà molto sanguinosa la riconquista per entrambe le parti in conflitto.
«Questa sarà una battaglia con enormi conseguenze per i civili – avverte in un’intervista alla Reuters Lisa Grande, inviata delle Nazioni Unite in Iraq – dobbiamo attenderci un lungo assedio della città vecchia». La responsabile ONU ha aggiunto che le Nazioni Unite stanno tentando di assicurare l’invio di cibo e di medicinali nella città, specificando però che l’operazione si presenta molto difficile visto che ISIS non si fa scrupolo di nascondere i propri combattenti negli ospedali, nelle moschee e nelle scuole così come altri gruppi jihadisti hanno già fatto ad esempio nelle settimane dell’assedio finale di fine dicembre ad Aleppo.
Gli iracheni il 18 febbraio hanno distrutto con un bombardamento “mirato” il più grande complesso sanitario di Mosul ovest che era stato trasformato da ISIS in un centro di comando. «La coalizione internazionale – si legge in un comunicato diramato dall’esercito iracheno – grazie alle attività di intelligence e alla ricognizione aerea ha appurato che ISIS non usava l’ospedale per scopi medici e aveva espulso tutti i civili».
Le notizie arrivate negli ultimi giorni dal fronte di guerra inducono a concludere che la battaglia finale di Mosul sarà lunga e sanguinosa. Ma il suo esito, se sarà positivo per le forze di Baghdad, sancirà la sconfitta definitiva del Califfato e la sua espulsione dal territorio iracheno. Dopo le truppe regolari, così come i curdi e le milizie paramilitari sciite sostenute dall’Iran, dovranno fare i conti con un altro conflitto non meno insidioso: quello contro le milizie sunnite che da tempo sono già uscite allo scoperto per colmare il vuoto che verrà lasciato dallo Stato Islamico.