Guerra batteriologica e Coronavirus
Le notizie rimbalzate in questi mesi su un possibile incidente di laboratorio come causa scatenante dell'attuale pandemia non sarebbe certo un caso isolato nel corso della storia. Anzi, in molti pensano che non si sia trattato di un incidente ma di un virus messo apposta in circolazione dalla Cina come arma per colpire il resto del mondo, soprattutto occidentale, anche a livello economico.
L'azione di batteri e virus per indebolire il nemico è una pratica antica. La pesta bubbonica si affacciò in occidente nel 1347, quando i tartari impegnati a fermare l'avanzata mercantile occidentale e bloccati da mesi nell'assedio di Caffa, l'importante emporio genovese in Crimea, lanciarono con le catapulte cadaveri di appestati. Nel 1763 Jeffrey Amherst, comandante delle forze britanniche in America del Nord, per abbattere la popolazione nativa diffuse il vaiolo lungo il fiume Ohio per conquistare la regione. Quando un secolo dopo Pasteur e Koch dimostrarono al mondo che i batteri erano i responsabili delle epidemie infettive la guerra batteriologica tornò nuovamente all'attenzione dei servizi segreti mondiali. Nel 1919 durante la Grande Guerra le truppe alleate confiscarono ai tedeschi in Renania ceppi di colture batteriologiche di pseudonomas e di antrace. Dalla scoperta fortuita si venne a sapere che i laboratori nemici da anni producevano batteri da infiltrare in segreto nel sistema commerciale degli stati neutrali che mantenevano le attività commerciali con gli alleati. In tal modo venivano contaminati animali da soma e bestiame ad uso alimentare diretti al fronte per indebolire approvvigionamenti e spostamenti. Gli storici ipotizzano che lo sviluppo della 'influenza spagnola' - pandemica che nel 1918 ebbe il primo focolaio proprio nella neutrale Spagna – sia derivata proprio da questi esperimenti di intelligence.
Bacillo della influenza spagnola
È certo che il progetto tedesco allarmò le altre potenze sul rischio e nel 1925 il Protocollo di Ginevra proibì l'impiego di sostanze chimiche e biologiche per finalità belliche: un lodevole tentativo che si rivelò impossibile da perseguire.
La Manciuria nel 1932 fu, infatti, sede della famosa Unità 731, smantellata dagli americani alla fine della guerra. La base di ricerca batteriologica si estendeva su 6 km quadrati con 150 costruzioni, dissimulata dietro un centro di purificazione delle acque. Qui tremila scienziati e tecnici giapponesi coltivavano e stoccavano batteri, come il bacillo della peste bubbonica che usarono contro i cinesi attraverso la dispersione aerea di pulci contaminate sulle città. Una stima dell'OMS negli anni Settanta concluse che una bomba batteriologica di 50 kg lanciata nell'aria da palloni o aerei potesse raggiungere un'estensione di 10 km e se avesse raggiunto una città californiana di un milione di abitanti avrebbe potuto essere inalata da 150 mila abitanti causando 36 mila morti per complicazioni polmonari.
Anche gli Alleati in parallelo con i primi esperimenti nucleari avevano avviato ricerche in campo batteriologico. L'Inghilterra abbandonò presto il progetto testato sull'isola di Gruinard in Scozia che, contaminata e piena di spore resistenti, fu messa in quarantena fino al 1986.
Base di Gruinard, Scozia, durante la quarantena
Gli USA, invece, per 27 anni continuarono lo studio dell'antrace come arma batteriologica alla base di Fort Detrick nel Meryland che rimase attiva dal 1942 fino alla fine degli anni Settanta, dopo che, nel 1969, su pressioni ambientaliste il presidente Nixon aveva dichiarato concluso il programma americano sulla guerra batteriologica.
Malgrado nel 1972 più di cento nazioni avessero firmato un nuovo documento per proibire le armi chimiche, nel 1979, nella città russa di Sverdlovsk apparvero casi di antrace con un focolaio a raggio ristretto di 4 km e per sei settimane gli ospedali furono assediati con una letalità dell'80%. L'autorità sovietica parlò di ingestione di carni contaminate, ma il Governo Carter accusò l'URSS di manipolazione batteriologica in violazione della convenzione del 1972. Vent'anni dopo, nel 1992, il governo di Boris Eltsin ammetterà si fosse trattato di un incidente avvenuto durante la manipolazione di antrace e che una base batteriologica Aralsk-7 era attiva dagli anni Cinquanta su un'isola del lago Aral. Con la caduta dell'URSS il know-how sovietico fu assorbito da altri mercati soprattutto in Asia e, ancora oggi, si ritiene che almeno 17 nazioni nel mondo continuino in segreto questi ed altri esperimenti batteriologici.
Prima dello sviluppo del covid-19 il timore occidentale era concentrato sul vaiolo, debellato nel 1977 dopo una vaccinazione globale, dal 1980 ancora legittimamente conservato a basse temperature per future ricerche immunologiche in soli due laboratori mondiali riconosciuti dall'OMS: ad Atlanta in USA e a Mosca. L'insegnamento della storia ci insegna che dovranno passare decenni prima di conoscere la verità. Lo sviluppo della scienza mostra sempre un lato oscuro della medaglia, così come l'animo umano.
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