Cyberwar e geopolitca: nuovi scenari digitali per i conflitti del terzo millennio
La guerra è uno dei comportamenti ancestrali dell’uomo, fin dall’antichità rispondente a dei canoni culturali ben precisi all’interno della civiltà di riferimento che nel corso dei millenni si sono evoluti di pari passo rispetto ai progressi tecnologici. Ma, se si esclude la scoperta dell’arma atomica che per fortuna ha conosciuto solo due impieghi nella storia dell’umanità, dal bastone e la fionda fino alla polvere da sparo le regole sul campo di battaglia nella contrapposizione fra gli eserciti e quelle sullo scenario geopolitico nel confronto tra potenze globali e regionali non sono mai cambiate.
L’avvento di una nuova era per l’umanità, determinato dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dalla crescente interazione tra il mondo fisico e quello digitale, sta ora segnando un forte iato, destinato a cambiare per sempre il modo in cui saranno concepiti, interpretati e condotti i conflitti militari. Inoltre si sta vivendo una fase altrettanto cruciale, in cui da una consolidata egemonia statunitense nel settore digitale e della IA si sta passando a uno scenario multipolare instabile, dove principalmente Cina e Russia, con metodi e modalità diverse, si stanno ponendo come seri antagonisti nel cyberspazio, con una seria sfida alla tenuta delle democrazie occidentali, così come verrà delineato nel webinar “Guerra & Cyber. Scenari di rischio geopolitico” promosso da Tinexta Cyber il prossimo 12 giugno con protagonisti Lucio Caracciolo, fondatore e direttore di Limes, e Pierguido Iezzi, Strategic Business Development di Tinexta Cyber.
“Nei teatri di guerra – osserva il Presidente di Tinexta Cyber, Riccardo Ranalli - il mondo cyber è già di fatto una realtà: ovunque si combatte non più solo nei confini del mondo fisico – terra, acqua e cielo– ma anche nelle pieghe del cyberspazio, orchestrando una sinfonia di offensive e difese attraverso domini multipli, in modo simultaneo e integrato, in cui il complessivo sistema di resilienza dell’avversario costituito in misura rilevante da flussi di informazioni tra istituzioni, imprese e persone è obbiettivo sensibile.”
Ciò comporta attacchi cyber alle infrastrutture nemiche, compresi i satelliti, particolarmente presi di mira in un mondo in cui la comunicazione e la trasmissione di dati è vitale; la messa in campo di inganni digitali mirati a minare il morale avversario o scompaginarne le fila, come avvenuto con l’attivazione dell’alert antimissile nei cellulari degli israeliani lo scorso 7 ottobre; azioni digitali di propaganda interna e di disinformazione esterna attraverso deepfake e fakenews; l’utilizzo ibrido del cybercrime come minaccia e compromissione delle capacità produttive nemiche; lo spionaggio digitale. L’impiego di malware e wiper sempre più sofisticati, veloci e distruttivi porta inoltre rapidamente a quella che è stata definita l’iperguerra, dove mosse e contromosse avvengono in un batter d’occhio. Tutto ciò ha conseguenze pratiche sul piano della realtà fisica: le operazioni cyber cinetiche possono compromettere infrastrutture critiche, come acquedotti, reti elettriche, gasdotti, oleodotti, trasporti. E in un non lontano futuro, l’elemento umano verrà ridotto al minimo, con macchine guidate da sistemi autonomi governati dall’intelligenza artificiale a prendere il sopravvento e gestire le operazioni sul campo con precisione e velocità inimmaginabili.
“Tutta questa tecnologia –commenta Pierguido Iezzi - riporterà paradossalmente l’uomo sul campo di battaglia alle condizioni delle guerre omeriche: se allora era l’intervento degli dei a stabilire la sorte degli eroi, l’intelligenza artificiale introduce oggi un elemento altrettanto astratto e imponderabile a decidere di vita e di morte di civili e militari”.
Gli algoritmi consentono infatti di analizzare velocemente una enorme mole di dati per identificare gli obiettivi nemici che, insieme ad analoghi sistemi capaci di scegliere l’armamento migliore a neutralizzarli, diminuisce notevolmente la decisione umana nel determinare l’efficacia delle azioni militari.
Ma il vero terreno di scontro si rivelerà essere la mente umana. L’ingresso nel campo della wetware, con l’impianto di elettrodi nel cervello capaci di registrare anche le attività cerebrali subcoscienti e di permettere il controllo da remoto di armamenti, l’apprendimento rapido di conoscenze, il potenziamento delle capacità fisiche, apre a scenari finora impensabili. Se da un lato avremo sul campo dei supersoldati, dall’altro lato verranno contrapposte delle contromisure digitali per metterli fuori combattimento, hackerandone il cervello per carpire informazioni, intenzioni e sentimenti o assumendone il controllo da remoto per boicottarne le azioni. E quando tutto ciò dal mondo bellico si trasferirà sul mondo civile, con la diffusione a ampi strati della popolazione delle interfacce cervello-computer, le possibilità di arrivare a uno scenario in cui un Grande Fratello animato dall’Intelligenza Artificiale sia chiamato a supervisionare i comportamenti dei singoli all’interno del corpo sociale, ed eventualmente a sanzionarli se difformi dal normale o dal lecito, saranno sempre più concrete.
Da “Terminator” a “Minority Report”, l’immaginario cyberpunk è destinato a divenire realtà. In un mondo in cui il sentire umano rischia di scomparire, non è più la minaccia nucleare l’arma “Fine di mondo”, bensì il codice binario: una sequenza di 0 e 1 alla quale rischiamo di assoggettarci dopo averla compilata.
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