Dal Mondo
November 29 2024
Mercoledì 27 novembre, poche ore dopo l’entrata in vigore del cessate-il-fuoco fra Israele e Hezbollah, la guerra civile siriana si è prepotentemente riaccesa. Il conflitto, iniziato nel 2011 all’indomani delle primavere arabe, non era mai stato definitivamente concluso, tuttavia dal 2020 reggeva un precario equilibrio fra i principali contendenti: il governo di Bashar al-Assad, che controlla gran parte del Paese ed è supportato dai russi e dagli iraniani; le forze curde delle Sdf, coadiuvate dagli americani; infine le milizie islamiste di Hayʼat Taḥrīr al-Shām (Hts), che hanno la loro base di potere nella città di Idlib e sono appoggiate più o meno indirettamente dalla Turchia.
Proprio queste milizie (dove per altro la percentuale di foreign fighters provenienti da tutto il mondo islamico sunnita è piuttosto alta) hanno scatenato il 27 novembre un’offensiva a ovest di Aleppo, la seconda città siriana per popolazione che si trova nel nord-est del Paese. Gli attacchi hanno colto di sorpresa le forze governative di stanza sulla linea di contatto e hanno visto i miliziani di Hts applicare alcune delle innovazioni militari frutto del conflitto russo-ucraino, come ad esempio l’utilizzo di droni kamikaze e di reti protettive anti-drone per i mezzi corazzati.
I miliziani islamisti hanno conquistato decine di villaggi, giungendo nei quartieri della periferia occidentale di Aleppo e tagliando l’autostrada m5 che va da Damasco alla stessa. Si tratta della principale via di rifornimento per le truppe di Assad di stanza ad Aleppo (anche se non dell’unica). Dopo il primo giorno di disorientamento, l’esercito siriano ha fatto velocemente affluire rinforzi, rallentando l’avanzata dei miliziani islamisti e iniziando anche a condurre nella giornata di ieri contrattacchi localizzati. Ad ogni modo, la situazione rimane ancora molto fluida e caratterizzata dalla cosiddetta "nebbia di guerra".
Un ruolo importante nei recenti scontri spetta all’aviazione siriana e, soprattutto, russa. Che il regime di Assad sia strettamente legato a Mosca è cosa nota, senza l’intervento del Cremlino nella guerra civile il regime sarebbe stato certamente abbattuto dalla pressione militare dei ribelli siriani e dell’Isis.
Non va inoltre dimenticato il ruolo dell’Iran, che considera la Siria un tassello fondamentale di quella “mezzaluna sciita” (Iran, Iraq, Siria e Libano) che è il fulcro delle aspirazioni imperiali del Paese degli ayatollah. La presenza iraniana in Siria è forte, e i recenti avvenimenti lo confermano. Nella giornata di ieri è stata annunciata l’uccisione di un generale iraniano, Kioumars Pourhasehemi, proprio a seguito della recente offensiva dei miliziani islamisti ad ovest di Aleppo.
Offensiva che peraltro pare aver ritrovato vigore nella mattinata odierna, con gli attacchi di Hts che si stanno ora concentrando a sud-ovest di Aleppo, più o meno lungo il percorso dell’autostrada m5.
Difficile fare previsioni sul futuro, se da un lato la superiorità numerica dell’esercito siriano (supportato da Mosca e Teheran), che gode inoltre di una schiacciante superiorità aerea sui miliziani islamisti, farebbe propendere nel lungo periodo l’ago della bilancia dalla parte di Damasco, dall’altra non si può certo dimenticare che Mosca è attualmente concentrata in Ucraina, mentre Hezbollah (che negli anni passati fornì supporto militare al governo siriano) non è attualmente nelle condizioni di aiutare efficacemente il regime di Assad a causa delle perdite subite per mano israeliana. Non va inoltre dimenticato il legame fra Hts e la Turchia, l’esercito di Ankara ha installato decine di avamposti militari nel territorio controllato dai miliziani islamisti intorno alla città di Idlib, facilitando inoltre il passaggio dei rifornimenti militari per gli stessi.
La guerra “mondiale” siriana si è appena riaperta.