Guerra in Ucraina e deterrenza, parla il capo militare della Nato

Durante la cerimonia per il cambio di comando avvenuta nei giorni scorsi a Norfolk, in Virginia, l'ammiraglio olandese Rob Bauer, ora capo del Comitato militare della Nato, ha rilasciato un'interessante intervista alla testata Defense News, della quale proponiamo una sintesi. Diversi i temi toccati ma innanzi tutto l'alto ufficiale ha fatto un quadro della situazione: “L'Alleanza Atlantica, spiega Bauer, “dopo l'invasione dell'Ucraina è cambiata profondamente, con molte nazioni che spendono oggi più del 2% del Pil per gli armamenti e ha incluso Svezia e Finlandia. Ma nonostante gli aiuti già dati a Zelensky e quelli che Biden ha appena annunciato – compresi altri velivoli F-16, l'Ucraina sta costantemente perdendo terreno rispetto alla Russia, che ora minaccia di prendere la vitale città di Pokrovsk, mentre l'Europa si è divisa su quanto lontano Kiev possa sparare con armi occidentali nel territorio russo; delle difficoltà di produzione delle armi stesse in occidente, tuttora troppo lenta, e infine di quanto sia complesso abbandonare le vecchie idee su come l'Occidente si difende.” A proposito delle condizioni di sicurezza dei Paesi baltici ed eventuali piani russi per operare sul fianco orientale, l'ufficiale ha dichiarato: “Se Putin è saggio non farà alcuna mossa. Ma è fondamentalmente questo lo scopo della nostra deterrenza: assicurarci che capisca che non sarebbe una buona decisione. Siamo vigili per assicurarci che sappiano che siamo pronti. In generale non vediamo un vero aumento dei tentativi di intensificare le operazioni. Se si guarda alla sicurezza baltica, il fatto che Svezia e Finlandia sono entrate a far parte della Nato è molto importante per la nostra capacità di essere in una situazione migliore rispetto a prima. Vediamo forze Nato che si addestrano in Finlandia; le nazioni nordiche stanno lavorando più a stretto contatto tra loro, hanno stipulato accordi sull'uso del loro spazio aereo e questa è una notizia importante perché significa che la nostra capacità è di operare più velocemente e molto più efficacemente nel territorio di ciascuno, che si tratti di cielo, terra o acqua.”

Riguardo a una valutazione della potenza militare nella regione baltica. l'ammiraglio dichiara:

“È presto per dirlo. Le nazioni hanno presentato le loro intenzioni e ora stanno lavorando sui dettagli. Non è qualcosa che la Nato ha organizzato ma su cui le nazioni hanno concordato. In realtà è successo lo stesso in passato quando l'Alleanza ha costruito i gruppi di battaglia a Est. Ce n'erano in Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria. In Romania, oltre agli americani, a un certo punto sono arrivati i francesi, gli olandesi e i belgi e le forze del Lussemburgo. Ora è una cosa consolidata in cui sono in grado di rafforzarsi fino a formare una brigata. Poi quelle forze sono passate alla Nato sotto il comando del Comandante supremo alleato in Europa. Quello che vedremo a Nord saranno una serie di discussioni tra le nazioni partecipanti, non so se soltanto Svezia e Finlandia, potrebbero essere anche altre alle quali verrà chiesto di unirsi. Una volta che questo sarà definito, stabiliranno il comando e il controllo con la Nato sotto il Supreme Allied Commander Europe. Questa è la mia aspettativa ma, ovviamente, come sempre nella Nato, le nazioni sono stati sovrani. Quindi se la Finlandia volesse fare diversamente potrà farlo”.

A proposito delle discussioni sull'utilizzo delle armi occidentali da parte dell'Ucraina per colpire la Russia oltre i 300 km dal confine, dove ha spostato le sue basi, Bauer spiega: “Dal punto di vista strettamente militare è intelligente attaccare il tuo aggressore nel retro del giardino, lo hanno fatto gli ucraini nelle ultime settimane colpendo depositi missilistici e di carburante, e questo ostacola la capacità russa di lottare. L'autodifesa non si ferma al tuo confine, ma esiste una ragione politica per non concedere l'assenso.” (tipo che gli europei a livello commerciale non possono far a meno della Russia, ndr). Riguardo le armi e la difficoltà di approvvigionamento, Bauer spiega: “Penso che in passato ci siamo concentrati troppo sull'efficienza finanziaria perché i governi volevano spendere il meno possibile, mentre l'industria voleva guadagnare il più possibile. Lo abbiamo fatto per trent'anni perché tutto era pianificabile. Per esempio, quando fu chiaro che saremmo andati in Afghanistan, nel Consiglio del Nord Atlantico parlammo per un mese di quante truppe mandare e su che cosa avrebbero fatto. Ma sapendo che in un certo posto era necessario un battaglione, allora dicevamo va bene, questi sono i Paesi Bassi, poi arriva la Francia. Abbiamo comprato caschi e stivali extra, e abbiamo iniziato l'addestramento giusto in tempo. Era tutto controllabile. Ma non potremmo mai dire ai russi che non siamo pronti, che combatteremo contro di loro da una determinata data in poi. Il cambiamento è che vogliamo più soldati pronti se il nemico attacca. Non sono solo i soldati di cui abbiamo bisogno, ma anche carri armati, veicoli blindati, munizioni e tutto il resto. Pertanto assistiamo a un'impennata di acquisti nell'industria della difesa che però abbiamo fondamentalmente distrutto insieme. Se oggi diciamo di produrre la risposta è: ti ricordi quando avevamo tutte queste fabbriche, e ora sono sparite perché non hai comprato niente? Ecco, vorrei che le industrie capissero che hanno un interesse strategico in una difesa forte, perché per 80 anni tutte queste aziende private sono state in grado di guadagnare molti soldi in un ambiente stabile, sicuro e protetto, che era il nostro continente. In Ucraina i dirigenti delle fabbriche della Difesa sono in guardia perché i loro stabilimenti potrebbero essere chiusi domani mattina a causa di un attacco missilistico. Questo non rientra nei pensieri dei manager di altre nazioni. In secondo luogo dobbiamo convincere gli investitori che la deterrenza stessa è un investimento. Cos'è la deterrenza? Il buttafuori alto due metri davanti alla discoteca che probabilmente ti fermerà se vuoi entrare senza pagare. Se fosse mingherlino lo spingerebbero da parte forzando il blocco. Ecco, questa è deterrenza. Si tratta di assicurarsi che i nostri avversari, che siano i russi o le organizzazioni terroristiche, sappiano che se ci attaccano commettono un grosso errore. Tutte queste cose non servono per iniziare una guerra ma per prevenirla e penso che sia un buon investimento per la nostra società. Possiamo continuare a prevenire la guerra come siamo stati in grado di fare negli ultimi 80 anni, ma non dobbiamo ignorare il fatto che il mondo stia diventando un posto più pericoloso perché ciò che vediamo è il riequilibrio del potere tra Stati Uniti e Cina.”

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