La guerra del Mossad ai leader di Hamas lontano da Gaza

Come scrive stamani The Wall Street Journal (WSJ) i servizi segreti israeliani si stanno preparando a neutralizzare globalmente i leader di Hamas al termine della guerra nella Striscia di Gaza. Questa campagna, voluta dal primo ministro Benjamin Netanyahu mira ai dirigenti di Hamas in Libano, Turchia e Qatar. Il Qatar, nel Golfo Persico, ospita l’ufficio politico di Hamas a Doha. La strategia segreta è un’ulteriore estensione delle operazioni clandestine israeliane, leggendarie e condannate globalmente.

Paesi come Qatar, Libano, Iran, Russia e Turchia hanno offerto protezione ad Hamas, ma in passato Israele ha evitato azioni dirette per evitare crisi diplomatiche e Netanyahu ha annunciato il piano il 22 novembre, istruendo il Mossad ad agire contro i capi di Hamas ovunque si trovino.

Nel 1997, Netanyahu, allora al suo primo mandato come primo ministro, ordinò alle spie israeliane di uccidere Meshaal, un fondatore di Hamas che allora viveva in Giordania. La squadra israeliana entrò in Giordania fingendosi turisti canadesi e attaccò Meshaal fuori dall'ufficio politico di Hamas ad Amman. Un agente israeliano spruzzò una tossina nell'orecchio di Meshaal ma venne catturato insieme a un altro membro della squadra prima che potessero scappare. Khaled Meshaal cadde in coma e la Giordania minacciò di rescindere il trattato di pace con Israele. L'allora presidente americano Bill Clinton fece pressioni su Netanyahu affinché ponesse fine alla crisi inviando l’allora capo del Mossad ad Amman con l'antidoto che salvò la vita di Meshaal. Israele ha poi assicurato la libertà dei suoi agenti in Giordania accettando di rilasciare Sheikh Ahmed Yassin, il leader spirituale di Hamas, e altri 70 prigionieri palestinesi. Meshaal in seguito descrisse il fallito tentativo di omicidio come «un punto di svolta» che contribuì a dare potere ad Hamas.

Nonostante alcuni funzionari israeliani preferiscano mantenere segreti tali piani, Netanyahu ha reso pubbliche le sue intenzioni in un discorso nazionale. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha dichiarato che «i leader di Hamas vivono in un tempo preso in prestito e sono segnati a morte. La lotta è mondiale, sia dei terroristi a Gaza che di coloro che volano su aerei costosi». Mentre Israele sta già cercando di eliminare i leader di Hamas a Gaza, i piani attuali riflettono la volontà di estendere l’azione a livello internazionale. Questo sforzo è parte della strategia di Israele per impedire a Hamas di rappresentare una minaccia futura, simile alla coalizione globale guidata dagli Stati Uniti contro lo Stato Islamico. Israele sta anche valutando l’espulsione forzata di migliaia di combattenti di basso livello di Hamas da Gaza.

La campagna di omicidi sarebbe un'estensione delle decennali operazioni clandestine di Israele che sono diventate oggetto di condanna mondiale. Assassini israeliani hanno dato la caccia a militanti palestinesi a Beirut vestiti da donne e ucciso un leader di Hamas a Dubai travestito da turista. Secondo ex funzionari israeliani, Gerusalemme ha utilizzato un'autobomba per assassinare un leader di Hezbollah in Siria e un fucile telecomandato per uccidere uno scienziato nucleare in Iran. Alcuni funzionari israeliani volevano lanciare una campagna immediata per uccidere Meshaal e altri leader di Hamas che vivono all'estero specie dopo aver visto un video di Meshaal e di altri leader di Hamas, compreso il suo massimo capo politico, Ismail Haniyeh, mentre festeggiavano e pregavano in uno dei loro uffici guardando in diretta gli attacchi del 7 ottobre. Il Qatar è diventato il fulcro centrale dei colloqui sugli ostaggi, con il capo del Mossad, David Barnea, che ha incontrato il capo della CIA William Burns a Doha all'inizio di questa settimana per ulteriori discussioni. Doha ha contribuito a garantire il rilascio di dozzine di ostaggi israeliani tenuti dai militanti di Gaza in cambio del rilascio dei palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Secondo il resoconto di Israele, a Gaza rimangono più di 130 ostaggi.

La promessa di Netanyahu di dare la caccia ai leader di Hamas in tutto il mondo ha scatenato un dibattito tra gli ex funzionari dell'intelligence. Efraim Halevy, ex direttore del Mossad, lo ha definito sconsiderato. Uccidere i leader di Hamas non eliminerà la minaccia, ha detto. Ha invece il potenziale per infiammare i seguaci del gruppo e accelerare la creazione di minacce ancora peggiori. «Perseguire Hamas su scala mondiale e cercare di rimuovere sistematicamente tutti i suoi leader da questo mondo è un desiderio di vendetta, non un desiderio di raggiungere un obiettivo strategico», ha detto Halevy, che ha definito il piano «inverosimile». Amos Yadlin, un generale israeliano in pensione che un tempo guidava l’agenzia di intelligence militare, ha affermato che la campagna «è ciò che la giustizia richiede. Tutti i leader di Hamas, tutti coloro che hanno partecipato all'attacco, che hanno pianificato l'attacco, che hanno ordinato l'attacco, dovrebbero essere assicurati alla giustizia o eliminati. È la politica giusta» ha detto Yadlin.

Forse nessun'altra nazione ha l'esperienza di Israele nel portare avanti campagne di assassinio in tutto il mondo. Dalla Seconda Guerra Mondiale, Israele ha condotto più di 2.700 operazioni di questo tipo, secondo il libro «Rise and Kill First», del giornalista israeliano Ronen Bergman. La più celebre è rimasta l’operazione «Collera di Dio», voluta all’epoca dal primo Ministro Golda Meir in risposta alla strage degli atleti israeliani avvenuta il 5 settembre del 1972 a Monaco durante le Olimpiadi. La vicenda è stata raccontata dal regista Steven Spielberg nel film «Munich». A dirigere l’operazione fu l’ufficiale del Mossad Avner Kaufmann che diede la caccia a undici esponenti palestinesi che avevano avuto un ruolo nell’organizzazione dell’assalto terroristico contro gli atleti israeliani. L’operazione si svolse muove tra vari Paesi e capitali in mezzo mondo, da Roma a Parigi, colpendo gli obiettivi individuati, ma provocando allo stesso tempo anche la reazione di Cia e Kgb che in quel momento si spartivano le zone di influenza e non volevano intrusi nelle loro rispettive aree, tanto da colpire loro stessi alcuni componenti della squadra di Kaufmann.

L’operazione si concluse dopo che il Mossad eliminò 6 palestinesi su 11 anche a seguito delle pressioni internazionali anche a seguito di quanto accadde a Lillehammer (Norvegia) il 21 luglio 1973 in cui per uno scambio di persona venne assassinato il cittadino marocchino Ahmed Bouchiki, un cameriere fratello del musicista Chico Bouchikhi, futuro fondatore del gruppo dei Gipsy Kings. Ahmed Bouchiki venne scambiato per il terrorista Ali Hasan Salama e venne freddato per strada sotto gli occhi della moglie. Anche prima della fondazione di Israele nel 1948, i militanti ebrei uccisero i diplomatici europei coinvolti nell’amministrazione britannica della Palestina mandataria. Negli anni 60, le spie israeliane usarono lettere bomba per prendere di mira gli scienziati dell’ex Germania nazista che aiutavano l’Egitto a sviluppare razzi.

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