Dove siamo (veramente) in guerra con la Russia
In ogni conflitto, anche in quelli cosiddetti “indiretti” oppure “ibridi”, la raccolta d’informazioni e la possibilità di influenzare le decisioni della politica altrui, causando danni economici o sociali, è parte dello scontro. A cominciare dal diffondere in campo avversario un senso d’insicurezza nel compiere operazioni banali e quotidiane come poter usare in sicurezza il proprio home-banking o semplicemente fare acquisti online.
Per capire che cosa sta accadendo è però necessario un piccolo passo indietro nel tempo. Dal marzo 2022, in seguito all’invasione dell’Ucraina, gli stati europei hanno espulso più di 600 ufficiali dell’intelligence russa che operavano in occidente con copertura diplomatica. L’operazione, per quanto incruenta, ha causato gravi danni alla rete di spionaggio del Cremlino che ha dovuto riorganizzare metodi e missioni in corso, cambiando strategie e metodi. In parte la stessa cosa è accaduta a diverse delegazioni diplomatiche occidentali, ma da tempo le agenzie d’intelligence europee stanno avvertendo i rispettivi governi a proposito delle azioni che la Russia starebbe conducendo con lo scopo di compiere atti di sabotaggio per contrastare e dare risposta agli aiuti militari che le nazioni della Nato stanno fornendo all’Ucraina. Non soltanto: attualmente Putin si sente rafforzato dalla sua seppur lenta avanzata nei territori ucraini e cercherà d’imporre la sua linea il più duramente possibile sia in Europa, sia su altri fronti, attraverso la disinformazione e il sabotaggio. C’è poi la necessità russa di portare a casa un risultato positivo dopo oltre due anni di “operazione speciale” e l’occasione potrà essere la parata del 9 maggio, che dopo un annuncio di cancellazione sta oggi vedendo comunque svolgersi le prove generali. Infine, l’attentato al teatro Crocus del 22 marzo scorso, che ha causato 139 vittime, ha comportato il dover reindirizzare le risorse dei già oberati servizi segreti russi – la guerra in Ucraina comporta continue analisi - per cercare il mandante della strage, come lo stesso Putin ha ribadito in più occasioni.
Secondo gli Usa, Mosca starebbe quindi da tempo progettando attacchi a infrastrutture definite “sensibili” sul suolo europeo, per poi agire qualora la situazione del conflitto dovesse peggiorare. Gli agenti del Cremlino hanno una lunga tradizione in questo tipo di operazioni (e non sono i soli, celebri erano i metodi del Mossad israeliano e dello MI6 britannico), ma ciò che i servizi occidentali starebbero raccogliendo sono le prove di azioni più aggressive, come ha riportato alcuni giorni fa il Financial Times. Venerdì 3 maggio, in una dichiarazione sostenuta dalla Ue e dalla Nato, la Germania ha annunciato conseguenze per Mosca per un attacco informatico avvenuto nel 2023 al partito socialdemocratico del cancelliere Olaf Scholz. Un mese fa, Thomas Haldenwang, capo dell'intelligence tedesca per gli affari interni, aveva dichiarato: “Riteniamo che il rischio di atti di sabotaggio aumenterà in modo significativo”, ha affermato, specificando: “La Russia ora sembra voler effettuare operazioni sul suolo europeo”. La sua frase seguiva l'arresto di due cittadini russo-tedeschi a Bayreuth, in Baviera, con l'accusa di aver complottato per attaccare siti militari e logistici in Germania per conto della Russia. Lo stesso era accaduto nel Regno Unito, dove alla fine di aprile due uomini erano stati accusati d’aver incendiato un magazzino contenente spedizioni destinate all'Ucraina per conto del governo di Mosca.
In Svezia, i servizi di sicurezza stanno indagando su una serie di recenti deragliamenti ferroviari che sospettano possano essere stati atti di sabotaggio, mentre Praga faceva sapere che la Russia avrebbe tentato di distruggere diversi sistemi di segnalamento delle ferrovie. Infine, l’Estonia denunciava manomissioni all’auto del ministro degli Interni e il ministero della Difesa francese, già nel gennaio scorso, aveva messo in guardia da possibili attacchi di sabotaggio da parte della Russia su siti militari. Pensare che tutte queste operazioni siano di fatto missioni fallite per bravura dei servizi occidentali sarebbe un errore, ma di certo il lavoro degli agenti per proteggere le risorse nazionali è aumentato, così come l’attività di controllo sulle esportazioni di materiali e componenti (specialmente elettronici, ma anche chimici) presenti su materiali non sottoposti a embargo, che potrebbero invece essere usati per costruire armi. Di fatto, dopo decenni, è tornato il momento di aumentare la consapevolezza e l’attenzione sulla minaccia russa sul suolo europeo, come anche il comando Nato ha riportato la scorsa settimana parlando di “profonda preoccupazione per la campagna di intensificazione delle crescenti attività maligne della Russia sul territorio alleato”.
Ogni azienda fornitrice di materiale tecnologico utilizzabile nella costruzione di armamenti o di sistemi elettronici ad essi asserviti può divenire un bersaglio, mentre ancora più ampi sono i rischi informatici, poiché la paralisi o il blocco di un sistema o di un portale può oggi portare a conseguenze gravi. Si pensi al traffico aereo (gestito in modo centralizzato da Eurocontrol a Bruxelles), e a quello ferroviario, ma anche alle banche e alla sanità. Naturalmente le elezioni europee non sono scevre dal pericolo, a cominciare dalla cooptazione di politici europei scettici riguardo le operazioni di appoggio intraprese a favore di Kiev.
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