Dal Mondo
August 11 2023
I recenti avvenimenti che hanno caratterizzato il conflitto Ucraina – Russia hanno distolto l’attenzione su quanto avviene sul “campo di battaglia” per indirizzarla su altri eventi correlati quali le operazioni per il controllo del Mar Nero, gli attacchi dei droni e missilistici e l’annunciato schieramento di 10.000 militari polacchi al confine con la Bielorussia.
Il Mar Nero, sul quale si affacciano Ucraina, Russia e tre Paesi della NATO (Bulgaria, Romania, Turchia), è divenuto uno scenario sempre più carico di tensioni dopo la decisione di Mosca, del mese scorso (17 luglio), di porre fine all’accordo che garantiva il transito sicuro del grano ucraino verso i porti della Turchia per il successivo invio nei diversi continenti.
Dopo essersi ritirata da questo accordo, navi da guerra russe pattugliano la superficie del mare creando di fatto un blocco all’esportazione dei cereali, minacciando qualsiasi imbarcazione mercantile che tenti di violarlo, senza escludere inoltre la possibile presenza di mine navali. Attacchi missilistici russi, inoltre, hanno colpito i porti ucraini sul Mar Nero e sul fiume Danubio (a poche centinaia di metri dalla Romania) per ostacolare le spedizioni delle granaglie, fondamentali per l'economia di Kiev. A sua volta l'Ucraina, affermando che i porti di Mosca sul Mar Nero e d’Azov sono da considerare legittimi obiettivi militari in quanto funzionali a supportare lo sforzo bellico nemico, ha risposto intensificando gli attacchi missilistici e di droni marini danneggiando una petroliera e una nave per operazioni anfibie. Nello spazio aereo, infine, aerei e droni di sorveglianza dell’Alleanza Atlantica sorvolano le acque internazionali contrastati sempre più da vicino (e provocatoriamente) da velivoli russi.
Sul fronte terrestre, dove continua un logorante confronto senza significativi risultati, si sono intensificati da ambo le parti attacchi missilistici e di droni in profondità nel territorio avversario per degradare il supporto logistico colpendo obiettivi militari di rilievo (aeroporti, comandi, depositi munizioni, di carburante, equipaggiamenti e di materiali occidentali, ecc.) e purtroppo anche civili.
Sempre più frequentemente si registrano attacchi su Mosca e dintorni che prendono di mira simboli della modernità russa (come le torri del Cremlino e i grattaceli della City della Capitale) e infrastrutture impegnate nello sforzo bellico (come lo stabilimento di strumentazioni ottiche di Zagorsk a nord-est di Mosca).
l'Ucraina con queste azioni (anche se non riconosciute pubblicamente) intende, come affermato anche di recente dal Presidente Zelensky (“la guerra sta tornando sul territorio russo”), far prendere coscienza alla popolazione russa che non può ritenersi estranea al conflitto, pensando che sia solo una questione dei militari che combattono a centinaia di km di distanza sul fronte ucraino.
Nell'aprile del 1942, quattro mesi dopo il devastante attacco di Pearl Harbor (7 dicembre 1941), gli Americani superando notevoli difficoltà di carattere organizzativo bombardarono Tokyo per mandare un messaggio chiaro: tutti i Giapponesi, non solo i soldati, erano coinvolti direttamente nella guerra.
Questi attacchi si propongono, oltre sollevare il morale delle truppe pesantemente provate dai combattimenti, di creare difficoltà decisionali allo Stato Maggiore russo che deve distogliere sistemi d’arma contraerei dal fronte per schierarli all'interno del Paese allo scopo di creare uno schermo protettivo anti-droni, anche se la vastità del territorio e la flessibilità d’impiego dei droni, che possono volare a quote variabili per centinaia di chilometri eludendo i radar, rende difficile tale compito.
Ufficialmente il governo di Kiev non rivendica la paternità degli attacchi per non sollevare problemi con i Paesi occidentali, che hanno fornito armi sempre più moderne e sofisticate a patto che non vengano impiegate sul suolo russo.
L’intenzione della Polonia di schierare fino a 10.000 soldati al confine con la Bielorussia, di cui 4.000 in supporto alla Guardia di Frontiera e 6.000 in riserva, come dichiarato giovedì 10 agosto dal Ministro della Difesa, Mariusz Blaszczak, è una classica dimostrazione della cosiddetta show of force, ovvero una risposta “muscolare” e credibile alle provocazioni del Presidente Lukashenko, fedele alleato del Presidente Putin.
Quest’ultimo, infatti, ha riportato più volte la volontà dei contractor della Wagner presenti sul proprio territorio di “arrivare a Varsavia”.
Di fatto, poche centinaia di uomini di questa compagnia privata di sicurezza, privi di armamenti pesanti come carri armati o mezzi corazzati, non hanno alcuna possibilità di creare problemi alle Forze Armate polacche, considerate tra le più efficienti e numerose della NATO.
Al limite, gli uomini della Wagner potrebbero infiltrarsi (clandestinamente) in Polonia per effettuare sabotaggi e generare un senso d’insicurezza nel Paese. Tale intento, tuttavia, sarebbe estremamente rischioso e potrebbe coinvolgere l'Alleanza Atlantica direttamente nel conflitto. A ciò, si aggiunge il timore delle Autorità di Varsavia di una seconda ondata di immigrazione illegale verosimilmente “pilotata” da Minsk, come avvento nel 2021, quando decine di migliaia di persone, per lo più provenienti dal Kurdistan iracheno, hanno cercato di entrare in Polonia, Lituania e Lettonia attraverso il Paese ex sovietico, che aveva organizzato un apposito ponte aereo con la Siria.
A tal riguardo, la Polonia ha completato nel giugno 2022 la costruzione di una recinzione di acciaio lunga 186 km e alta 5,5 metri per impedire l'ingresso di migranti dal Paese governato da Lukashenko.
Sulla lunga linea del fronte di circa 1.000 km sono in atto violenti combattimenti in tre località. A sud nell’oblast di Zaporizhzhia, dove gli Ucraini continuano ad esercitare il massimo sforzo offensivo ma con limitati guadagli territoriali per l’accanita resistenza avversaria, grazie anche al profondo e articolato sistema difensivo realizzato (cosiddetta Linea Surovikin, generale russo artefice dell’opera), potenziato da estesi campi minati, ostacoli anticarro e protetto dall’intenso fuoco dell’artiglieria e dall’intervento degli elicotteri d’attacco di Mosca.
Al centro, nell’area di Bakhmut continuano da mesi violenti scontri senza, peraltro, determinare evidenti modifiche alla linea di contatto tra i due contendenti.
Al nord-est, i Russi hanno ripreso l’iniziativa nell'oblast di Kharkiv sia con l’intento di rioccupare la città e hub ferroviario di Kupiansk (persa il 10 settembre 2022 a seguito dell’inaspettata e violenta controffensiva ucraina) sia per costringere Kiev a schierare più forze nell’area, distogliendole da altre zone del fronte. Le autorità locali hanno disposto giovedì 10 agosto, a titolo precauzionale, l’evacuazione di circa 12.000 civili, soprattutto bambini, da 37 centri urbani dell’oblast.
In conclusione, la situazione sul campo non sembra prevedere grandi sviluppi nelle prossime settimane. La caparbietà ucraina nel continuare l’offensiva nell’area di Zaporizhzhia, per sfondare il fronte e puntare con le riserve verso il Mar d’Azov per dividere in due lo schieramento russo, è condizionata dalla mancanza della superiorità aerea e da una limitata capacità di difesa contro/aerea al seguito delle truppe attaccanti (storicamente nessuna offensiva ha mai avuto successo senza il supporto di fuoco dal cielo, come ad esempio quella tedesca di Natale del 1944 nelle Ardenne).
I sei carri statunitensi Abrams che dovrebbero entrare in linea a settembre non potranno sicuramente fare la differenza. L’addestramento invece dei piloti ucraini sul velivolo multiruolo F- 16 è condizionato, secondo Politico (Eight Ukrainian pilots ready to train on F-16s, 08/04/2023), dallo scarso numero di questi che conoscono la lingua inglese, limitato a sei; mentre altri venti piloti dovranno seguire un corso d’inglese nel Regno Unito per raggiungere il livello di conoscenza linguistico necessario per partecipare all’addestramento.
Il fattore tempo, inoltre, gioca contro Kiev in quanto ad ottobre (tra meno di due mesi) iniziano le piogge autunnali che rendono i movimenti fuori strada estremamente difficoltosi per i mezzi pesanti, come i carri armati!