medici prima linea ucraina
Giovani ucraini in un centro profughi in Polonia (Ansa).
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Con la guerra in Ucraina, i medici tornano in prima linea

In prima linea c’è la Lombardia, con una task force di pediatri e neonatologi pronti a partire domani mattina per il confine ucraino per favorire il trasporto a Milano di bambini e ragazzi che necessitano cure e ricovero in una struttura ospedaliera. Con loro partirà anche un carico di farmaci.

Ma quello lombardo non è un caso isolato. Nell’ultimo incontro dello Health Security Committee/Hera Board dello scorso 26 febbraio, a cui hanno partecipato i rappresentanti del Ministero della Salute e del dipartimento della Protezione civile, l’Ucraina ha richiesto ai Paesi membri di garantire l’assistenza sanitaria per la popolazione in fuga dalla guerra.

Tra le opzioni sul tavolo non c’è stata una richiesta specifica di personale sanitario italiano nelle zone di guerra, ma alcune Regioni italiane si sono attivate comunque. In Piemonte, per esempio, è stata allertata la Maxi Emergenza pronta a partire con l'ospedale da campo su richiesta dell'Europa. Gli operatori sanitari andranno Romania domani con un volo speciale della Regione a prendere i primi bambini malati oncologici da curare all'ospedale Regina Margherita di Torino.

La Regione Lazio, invece, sta reclutando personale sanitario per le zone di guerra e ha chiesto a tutte le aziende sanitarie di avviare una verifica interna. Motivo: ritiene necessaria «una ricognizione all’interno delle aziende della disponibilità di personale medico sanitario, non medico e di altre professionalità sanitarie che si dichiari interessato a collaborare tramite delle agenzie di coordinamento internazionale all’attività di assistenza sanitaria nelle aree Interessate al conflitto nonché nei paesi limitrofi».

Le altre Regioni che Panorama ha contattato (Calabria, Sicilia, Campania, Sardegna, Veneto, Toscana ed Emilia Romagna) per il momento non stanno reclutamento medici per le zone di guerra, ma stanno raccogliendo farmaci e donazioni di denaro da inviare in Ucraina. La situazione, già molto critica, non farà che peggiorare se non ci sarà una tregua e richiederà un impegno sempre maggiore del sistema sanitario nazionale.

Panorama ha chiesto maggiori informazioni al Ministero della Salute e alla Protezione Civile sul contesto nel quale verrano inseriti i sanitari italiani in Ucraina, ma al momento non ha avuto nessuna risposta. La sensazione diffusa fra gli addetti ai lavori è che molto probabilmente saranno le Regioni a coordinare gli aiuti, senza la cabina di regia del Governo come d’altronde sta già avvenendo.

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