Politica
February 01 2022
Cliccare qui sotto per vedere la risposta del ministro Guerini:
Risposta_Atto_Camera_n._4-10383_On._AIELLO_Piera.pdf
Cinque mesi dopo l'interrogazione sull'accordo militare con l'Etiopia presentata dalla deputata Piera Aiello, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha risposto. «Alla luce del degenerare della situazione nel Tigray» ha reso noto il 28 gennaio, «rappresento che il Dicastero ha cessato ogni tipo di attività prevista dall'Accordo di cooperazione».
Guerini ha anche precisato che «il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, al deflagrare del conflitto, ha dato parere negativo alle richieste di autorizzazione pervenute all'Autorità Nazionale Uama – Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento – riguardanti l'esportazione di qualsiasi armamento o materiale “dual use” verso l'Etiopia, non potendo escludere il rischio di un impiego nel contesto delle ostilità in corso».
Dunque Roma ha interrotto la cooperazione militare con Addis Abeba e ha anche bloccato il commercio di armi nel Paese sconvolto da una sanguinosa guerra civile che in un anno e tre mesi ha fatto decine se non centinaia di migliaia di vittime.
A puntare i fari sull'accordo militare italo-etiope era stato Panorama il 22 settembre scorso. Con un articolo intitolato I tigrini italiani: «Finanziamenti e accordo militare fra Roma e Addis Abeba», aveva denunciato le relazioni pericolose fra il governo italiano e quello etiope. Dopo l'uscita dell'articolo, il 6 ottobre 2021 la deputata Aiello aveva presentato un'interrogazione parlamentare scritta.
La testimone di giustizia siciliana, consacrata nel 2019 dalla Bbc «una delle 100 donne più influenti al mondo», aveva sottoposto a Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio interrogativi scomodi sui rapporti Italia-Etiopia. In sostanza, aveva chiesto «se sia stato implementato l'accordo fornendo armi all'esercito etiope», «se si intendano condannare apertamente le azioni di violazioni dei diritti umani e crimini contro l'umanità perpetrate dall'esercito etiope e dai loro alleati in Tigray» e «se si intenda dare un chiaro segnale politico, sospendendo la validità dell'accordo sulla cooperazione nel settore della Difesa fra Italia e Etiopia».
Alle ore 9,30 del 28 gennaio 2022, dopo cinque mesi e in seguito a varie sollecitazioni, Guerini ha replicato. «L'Italia sostiene convintamente la piena e immediata sospensione delle ostilità e il ritiro totale delle truppe eritree dal suolo etiopico» ha sottolineato il ministro nella risposta scritta all'onorevole Aiello.
I Giovani tigrini italiani hanno accolto le sue parole con piacere. «Abbiamo aspettato per mesi la risposta» hanno scritto in un tweet in cui ringraziavano il ministro. Gli attivisti restano però perplessi su un punto: «Se la Farnesina aveva bloccato l'export di armi a inizio conflitto, come mai dopo sette mesi di genocidio ha finanziato con 400.000 euro le elezioni farsa di Abiy Ahmed?». Annotazione di cronaca: su Change.org è appena stata lanciata una petizione per chiedere che venga revocato il premio Nobel per la pace al primo ministro etiope.
Anche il predecessore di Guerini, Elisabetta Trenta, esprime delle perplessità. «Una sospensione di fatto non è una sospensione ufficiale» osserva l'ex ministro, che nel 2019 aveva sottoscritto l'accordo militare in questione. «Si sarebbe potuto ufficializzare la sospensione, dandole rilievo anche comunicativo, per fare in modo che la posizione del Paese fosse chiara». In effetti, quando il 13 agosto 2021 la Francia ha sospeso il suo accordo militare con l'Etiopia, la notizia è diventata subito di pubblico dominio in tutto il mondo. Non è rimasta sottotraccia com'è avvenuto in Italia.
«Assolutamente» commenta Elisabetta Trenta. «Sul conflitto in Etiopia l'atteggiamento dell'Italia è sempre stato tiepido. A mio avviso sull'accordo militare occorreva un atto formale, un'interruzione formale ufficiale, in modo da fare una pressione più forte sul primo ministro Abiy Ahmed. Tra l'altro, mi piacerebbe anche sapere le modalità con cui l'accordo è stato sospeso. È stato comunicato all'Etiopia? O è stato semplicemente bloccato in attesa di sviluppi? Diciamo che da parte dell'Italia sono mancate azioni forti». Azioni forti che altri Paesi, a partire dagli Stati Uniti, hanno assunto: imponendo sanzioni, ma anche cancellando accordi economici e militari.
Resta il fatto che, per la prima volta, l'Italia ha preso posizione. E la comunità tigrina nel mondo lo ha apprezzato vivamente. Sui canali Youtube di Tigrayonline.com, per esempio, sta girando un video nella cui copertina compare la foto del ministro italiano in mezzo ad altri personaggi di attualità.