Tecnologia
April 11 2022
Con l'arrivo del 2022 e il vortice di aziende, artisti e appassionati a caccia di fortuna che hanno cavalcato l'onda di criptovalute e metaverso, tutto il mondo si è accorto del fenomeno Non-fungible token. Di cui si parla tanto, talvolta senza avere le idee chiare. Per farlo il primo passo è delimitare il campo e capire cos'è un NFT. La traduzione letterale del termine sta per 'gettone non copiabile e sottolinea l'unicità dell'oggetto, che non può essere riprodotto. La reazione spontanea a tale definizione è che per natura ciò che è digitale è riproducibile all'infinito. Vero, ma proprio per arginare tale limite sono nati gli NFT, che rappresentano una sorta di certificato di proprietà e autenticità di un bene digitale. Che in quanto tale, quindi, si identifica con un'unità di dati univoca che lo rende intercambiabile, a differenza di una moneta da 2 euro.
Ma a cosa ci si riferisce nello specifico quando si parla di un NFT? A molti oggetti differenti tra loro: un'opera d'arte digitale, un fumetto, un brano musicale, un videogioco, oppure un meme e ogni altro articolo da collezione. Ora diventa difficile capire come e perché siffatti beni in formato digitale possano essere venduti a cifre astronomiche, al di là dell'hype per un mercato in clamorosa ascesa. Prima di arrivarci serve un passo indietro e guardare alla blockchain, la catena di blocchi che registra e consente di validare le transazioni mediante vari nodi, che rappresenta le fondamenta su cui si è nato e si è diffuso il mercato degli NFT. La blockchain più utilizzata in quest'ottica è Ethereum (ma c'è pure Binance Smart Chain), che funziona come registro immutabile per certificare, appunto, l'unicità e originalità di un token, elemento cruciale per trovare la chiave di volta e aprire un mercato dell'arte digitale.
Non bisogna essere celebri né avere santi in paradiso per poter creare un NFT, perché chiunque può coniare un asseti digitale. Per farlo si passa dai marketplace, le piattaforme in cui poi lo stesso token si mette in vendita, a prezzo fisso o all'asta. Condizione necessaria per coniare il proprio NFT è dotarsi di un portafoglio digitale, perché gli affari si fanno con le criptovalute (tra i più diffusi ci sono Coinbase Wallet e MetaMask) e perché lì rimarranno gli NFT che si acquistano. Quanto alle piattaforme per la compravendita, anche in questo il rapido fiorire del fenomeno ha moltiplicato le opportunità. Il marketplace più popolare e utilizzato è OpenSea, un riferimento per il settore, che consente più di 240 metodi di pagamento e che in virtù dell'alto numero di NFT che propone è arrivata a ottenere nel corso del 2021 un finanziamento da 300 milioni di dollari. Quanto basta nell'imprevedibile mondo delle tendenze digitali che spopolano negli Stati Uniti, per far impennare la valutazione della piattaforma a oltre 13 miliardi di dollari.
Come OpenSea, anche Rarible è un marketplace aperto e semplice in cui muoversi, dove tutti possono proporre e pescare potenziali tesori digitali, al contrario di piattaforme esclusive, come Nifty Gateway e Foundation, in cui bisogna essere autorizzati dalle stesse aziende prima di vendere NFT. Uno degli aspetti più importanti prima di mettere all'asta un token è la scelta delle royalties, cioè la percentuale che finirà nelle tasche (il portafoglio elettronico) del creatore. Un elemento determinante per assicurarsi futuri guadagni dalle vendite tra terzi, ma senza esagerare per non ridurre troppo l'interesse degli acquirenti. Vestendo i loro panni, potremmo chiederci perché si è spinti a spendere soldi per un'opera digitale, ad esempio un disegno in pixel art che all'apparenza ha poco significato, oppure una canzone la cui proprietà resta distaccata dal copyright.
Per i brand si tratta di una ghiotta occasione per fidelizzare i clienti, andare a conquistarne nuove fette in fasce giovanili tendenzialmente magari lontane dal core business aziendale, oppure tentare un'operazione rilancio con l'opportunità, in ogni modo, di incrementare e diversificare le entrate. Per questo negli ultimi mesi c'è stato un susseguirsi di iniziative che hanno legato esperienze fisiche e virtuali, tramite appunto i token non fungibili, da parte di un lungo elenco di grandi e note società attive nei più svariati settori: dall'automotive all'abbigliamento, dalla moda allo sport, passando per l'industria dell'intrattenimento, il gaming e la ristorazione, in tanti hanno scommesso sulla tendenza del momento.
Tornando all'appassionato, invece, con l'eccezione del collezionista facoltoso ma scevro logiche di guadagno, comprare un'opera d'arte digitale somiglia a investire in titoli azionari, cioè puntare sulla futura impennata del valore di un bene. In virtù di ciò, bisogna ponderare le scelte e studiare prima di agire, considerando alcune variabili che tendono a riflettersi sull'oscillazione dell'asset considerato. In primo luogo, va analizzata la storia del token e chi l'ha creato (un grande artista, un emergente, uno sconosciuto), oltre alla rarità dello stesso, che tende a fa lievitare il prezzo. Fare affari è possibile, pescare un jolly che possa assicurarvi un futuro con i beni al sole assai più raro: non è da tutti, del resto, piazzare un'opera digitale a 69,3 milioni di dollari, come successo a Beeple per 'Everydays: the First 5000 Days', il collage con 5.000 immagini creato con l'unione delle opere create, giorno dopo giorno, in 13 anni e mezzo di vita.
Come avviene sempre quando un fenomeno sbuca all'improvviso e riesce a imporsi in breve tempo a livello globale, l'ascesa degli NFT ha creato due fronti contrapposti con apocalittici e integrati a guardarsi in cagnesco ai due angoli del ring: da una parte l'entusiasmo per un mercato che offre chances a tutti, dall'altra i sospetti verso un comparto ancora a caccia di alcune contromisure efficaci (a truffe e tentativi di riciclaggio). Al di là di numeri mirabolanti, come i 24,9 miliardi registrati per le vendite dei token non fungibili nel corso del 2021, il futuro è tutto da scoprire.