Habemus Papam, anzi no. La profezia di Nanni Moretti - Video

"In questo momento la Chiesa ha bisogno di una guida che abbia la forza di portare grandi cambiamenti, che cerchi l'incontro con tutti, che abbia per tutti amore e capacità di comprensione. Chiedo perdono al Signore per quello che sto per fare e non so se lui potrà perdonarmi. Io però devo parlare a Lui e a voi con sincerità. In questi giorni ho pensato molto a voi e purtroppo ho capito di non essere in grado di sostenere il ruolo che mi è stato affidato. Io sento di essere tra coloro che non possono condurre, ma devono essere condotti. In questo momento posso dire soltanto pregate per me: la guida di cui avete bisogno non sono io, non posso essere io".

No, a pronunciare queste parole non è stato Benedetto XVI, che oggi ha scioccato il mondo annunciando di lasciare il pontificato il 28 febbraio. Dal balcone che si apre su piazza San Pietro, davanti una folla festante, è stato il Santo Padre immaginato da Nanni Moretti a riconoscere con sincerità disarmante la sua incapacità di essere guida della Chiesa. Era l'aprile 2011, era il bel film Habemus Papam, ed era lo straordinario Michel Piccoli a interpretare il cardinale Melville con suo stupore e terrore eletto pontefice.

Con una dose di umanità inconsueta per il regista dei girotondi, congiunta alla sua solita ironia, Moretti aveva prefigurato un farsi da parte dalla portata epocale, un'ammissione di inadeguatezza da parte di chi sembra impossibile possa abdicare, rinunciare, ammettere di non farcela. Con ancora davanti gli occhi il calvario degli ultimi mesi di papato di Karol Wojtyła, con l'esempio pubblico, in ogni campo istituzionale, del restare ancorati a poltrone, scranni, ruoli, cariche a vita, poteva sembrare una visione quasi folle quella di Moretti. Di sicuro di grande potenza emotiva. E invece, oggi, Habemus Papam ha il sapore di una profezia.

Le differenze sono tante tra quel Papa tormentato interpretato da Piccoli e Joseph Ratzinger, è innegabile. Benedetto XVI ha accettato il ruolo di faro della Chiesa per quasi otto anni, da quel 19 aprile 2005. Ora fa un passo indietro perché "le sue forze non sono più adatte". Il cardinale Melville di Piccoli, invece, più similmente al "grande rifiuto" di Celestino V (che abdicò dopo pochi mesi), rinuncia a priori, perché sente di non avere essere capace di sostenere una tale missione. Tra i due uomini, però, c'è una grande analogia: la profonda fragilità umana. Questa sì che è una verità, che può riconoscere un ateo, che è scritta nel Vangelo.

Ecco il video del discorso di Michel Piccoli in Habemus Papam, e poi sotto il discorso tentuto da Benedetto XVI.

Le parole di Joseph Ratzinger: "Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato".

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